Lucca, «Firma lo svincolo di mio figlio» – Genitore aggredisce dirigente di una squadra di calcio
Il presidente della Folgore, Graziano Giannini: «Preso per il collo e spinto a terra»
SEGROMIGNO IN PIANO. Una firma su un pezzo di carta. Lo svincolo per liberare il figlio dagli impegni presi a luglio con la sigla del proprio nome sul cartellino.
L’aggressione
Lui, il padre, ha pensato che il presidente volesse prendere tempo e negare la “libertà” al ragazzo di andare via. L’altro, il responsabile della società sportiva, gli ha risposto che di quella procedura tecnica da effettuare sul sito della federazione si sarebbe occupato il segretario. Una frase sgradita al genitore che ha preso per il collo il presidente buttandolo a terra. Li hanno divisi gli altri dirigenti del sodalizio sportivo. L’episodio è avvenuto lunedì nella sede della Folgore Segromigno. Il presidente Graziano Giannini non ha intenzione di denunciare il genitore che lo ha colpito e minacciato di non farlo uscire dall’ufficio se non avesse firmato la liberatoria. Che poi è stata concessa. «Nessuna denuncia, ma resta una grande amarezza per quello che è successo – confida Giannini – . Per uno svincolo arrivare a questi livelli significa che si sta davvero esagerando. Avevamo dato anche il nulla osta al ragazzo per allenarsi altrove. Non c’era alcun pregiudizio nei suoi confronti».
Cosa è successo
La storia è simile alle tante situazioni che si vengono a creare nelle società di calcio giovanili. Un genitore ritiene che suo figlio meriti altri contesti e chiede lo svincolo. Basta una firma e ognuno per la sua strada. È la richiesta fatta lunedì 8 settembre a Giannini. Il ragazzo ha 14 anni e da cinque era nel vivaio della società di Segromigno in Piano. «Dispiace quello che è successo perché con quel padre ci conoscevamo da anni e i rapporti erano cordiali, prendevamo anche il caffè insieme – ricorda il presidente – . L’altro giorno è entrato nell’ufficio e mi ha detto: “Mio figlio non deve più giocare con questa squadra”. Secondo lui lo avrei preso in giro dicendogli che non potevo fare lo svincolo e lui si è alterato prendendomi al collo mentre lo stavo accompagnando alla porta e poi gettandomi a terra. Gli avevo risposto che per queste incombenze c’era il segretario e che non ero in grado di fare quell’accesso al sito della federazione. Mi ha ripetuto: “Non vado via finché non mi firmi lo svincolo” iniziando a battere i pugni sul tavolo. Gli ho risposto che avremmo fatto tutto quando sarebbe arrivato il segretario. E lui: “Non esco da qui, ma neanche tu”. A quel punto mi sono alzato per invitarlo a uscire e lui ha reagito aggredendomi. Quando gli altri dirigenti sono entrati dopo aver sentito la lite mi hanno trovato steso a terra». È amareggiato Giannini per un episodio che è la sintesi di un clima che nel calcio giovanile è la regola. La vicenda del portiere picchiato dal padre di un avversario in provincia di Torino è il picco, ma la quotidianità è fatta di tensioni non solo verbali. «Sinceramente a me sta passando la voglia – conclude Giannini – . Ogni volta dobbiamo stare attenti a chiudere i cancelli per evitare i contatti tra genitori e arbitri. Comincia a essere veramente pesante. Sono nella società da 14 anni, ma non mollo, ci mancherebbe. Sono l’ultimo a mollare. Solo che uno vorrebbe alzarsi la mattina, andare al campo e divertirsi. E, invece, succedono cose come quella dell’altro giorno che non mi erano mai capitate».
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