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Feto in tachicardia, cesareo sprint: «Quel medico ha fatto un miracolo»

di Pietro Barghigiani

	A destra Lorenzo Goglia
A destra Lorenzo Goglia

Lucca, il papà di Amaris ringrazia il ginecologo e la sua équipe: ci hanno salvato la vita

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LUCCA. «Quel dottore ha fatto un miracolo, ci ha cambiato letteralmente la vita». Il pianto spezza le parole di Erjon Terziu quando ripensa ai minuti in cui sua moglie Alisa ha rischiato la vita in sala parto. E con lei la piccola che aveva in grembo all’ottavo mese di gravidanza.

Un cesareo, tempestivo nella scelta clinica e senza intoppi nell’esecuzione, ha arricchito di una nuova luce la famiglia Terziu e ridato il sorriso a una coppia che per una manciata di ore era diventata prigioniera del terrore per un genitore, quello di perdere un figlio.

Origini albanesi, residente a Lucca dal 2000, Terziu, 37 anni, lavora come programmatore nell’automazione industriale alla Essity di Porcari. La moglie è casalinga e a settembre la primogenita Vivian compirà 7 anni.

Una famiglia felice che il 25 luglio il destino ha deciso di trasportarla in un incubo. Un’angoscia svanita grazie al ginecologo Lorenzo Goglia e alla sua équipe al San Luca.

«In un periodo in cui spesso si sente parlare di malasanità, vogliamo dare risalto a un esempio di eccellenza medica che ha salvato la vita a nostra figlia e, di conseguenza, ha salvato la nostra famiglia – è la premessa del neo papà –. La sua bravura e l'efficienza di tutto il personale coinvolto meritano di essere riconosciute pubblicamente».

Signor Terziu, cosa è successo il 25 luglio.

«Mia moglie dopo la colazione ha sentito la bimba muoversi, una situazione naturale. La giornata è andata avanti senza problemi. Il giorno prima aveva fatto dei lavori in casa e si era un po’ stancata, ma nulla di cui preoccuparsi. La mattina del 25, dopo aver mangiato, per diverse ore non l’ha più sentita. Allora verso le 17 ha preso un cornetto al cioccolato. Di solito i bimbi reagiscono subito quanto sentono qualcosa di dolce. Invece, non è successo niente. Quando sono tornato dal lavoro mi ha raccontato di questo silenzio che la turbava e così siamo andati al pronto soccorso senza neanche pensarci un secondo in più».

Al San Luca cosa vi hanno detto?

«Siamo arrivati verso le 19,30. Hanno subito controllato il battito del feto. Dal tracciato è emerso che era presente, ma il cuoricino era in tachicardia».

Un campanello d’allarme da non sottovalutare.

«No. Quando il dottor Goglia ha visto il tracciato mi ha chiamato in reparto ed è stato chiaro: “Dobbiamo fare subito il cesareo, la bimba deve nascere ora”. Se ci fosse stato anche un ritardo minimo mia figlia sarebbe morta o avrebbe riportato danni neurologici gravissimi».

Quando è entrata in sala operatoria sua moglie?

«È entrata alle 22 circa e alle 22,25 con il cesareo è nata Amaris. È stato un parto prematuro, ma senza complicazioni. All’inizio è stata messa nell’incubatrice e veniva alimentata con un tubicino attraverso il cordone ombelicale. In più le hanno anche dato ossigeno per aiutarla a respirare meglio».

Come sta la mamma?

«Bene, ma non ha ancora potuto stringere a sé Amaris che è sempre in reparto».

Da papà cosa si pensa in quei momenti?

«La tensione c’era, poi alla notizia che era andato tutto bene è diventata commozione. Non eravamo pronti ad affrontare questa emergenza. È successo tutto in poche ore. Dalla preoccupazione per la bimba che non si muoveva al parto cesareo. Quando si sta fuori dalla sala operatoria si spera che vada tutto bene e si attende di parlare con i medici. Conta solo quello. Non solo il dottor Goglia e la sua squadra hanno svolto professionalmente il loro lavoro in modo eccellente, ma si sono dimostrati di un’umanità unica che ci ha dato un grandissimo conforto. A livello morale significa molto per chi vive certe situazioni. Saremo sempre grati a tutte quelle persone che quella sera ci hanno davvero salvato la vita».

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