Franco, morto nell’ambulanza distrutta dal tir in A1. La figlia: «Era lì solo per un controllo. Poi quella telefonata maledetta»
Nella mattina del 4 agosto nel tratto toscano dell’A1 un mezzo pesante ha causato la morte di tre persone: due volontari e il 75enne fiorentino che doveva solo essere accompagnato a svolgere un esame. Il racconto della figlia che vive in Versilia
CAMAIORE. Le parole escono inframmezzate dalle lacrime. Trasudano un dolore che non riesce a trovare la pace necessaria per essere superato. «Non meritava di morire così, era un uomo buono: nessuno meriterebbe di morire in questo modo». Francesca Lovari, storica volontaria della Misericordia di Camaiore e Lido e capo scout del Gruppo Agesci di Lido di Camaiore, sta vivendo un incubo. Da quando, intorno alle 11 di lunedì 4 agosto, il suo mondo è finito in mille pezzi, distrutto dalla violenza del maxi incidente provocato da un autoarticolato sull’autostrada A1 tra Arezzo e Valdarno.
Uno schianto nel quale hanno perso la vita Gianni Trappolini, 56 anni, e Giulia Santoni, 23 anni, entrambi volontari della Misericordia di Terranuova Bracciolini. E Franco Lovari, 75 anni, padre di Francesca, che su quell’ambulanza finita stritolata nel tamponamento era un semplice paziente.
L’indagine e le lacrime
Sulla tragedia la procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta per omicidio stradale. Tre le ipotesi: malore, colpo di sonno o errore umano. Quel che è certo però è che Francesca, da ex soccorritrice sui mezzi di soccorso, sta vivendo in queste ore «un dramma nel dramma», come ha sintetizzato nella serata di lunedì il governatore della Misericordia di Camaiore e Lido Aldo Intaschi. Perché in lei, oltre al dolore di figlia, c’è anche quello per i due colleghi soccorritori che accompagnavano il padre.
Martedì 5 agosto Francesca ha dovuto procedere al riconoscimento del padre. «Avrebbe dovuto fare solo un controllo medico, una coronarografia – racconta la donna, che da oltre vent’anni vive in Versilia dove si è trasferita per lavoro (è assistente domiciliare per la cooperativa C.Re.A di Camaiore ndr) – nel pomeriggio di domenica 3 agosto l’ho accompagnato io stessa alla Gruccia (l’ospedale dell’area Valdarno, a Montevarchi, ndr) per farlo ricoverare. I pazienti che devono fare poi esami specialistici vengono trasferiti in ambulanza ad Arezzo e vengono riportati indietro a fine controllo».
Lunedì mattina così Francesca si trovava già nella casa dei suoi genitori, nelle campagne aretine. «Mi stavo occupando di mia mamma, che per le sue condizioni di salute ha bisogno di assistenza. La mia famiglia si è trasferita lì nel 1989 – ricorda – prima vivevamo tutti a Firenze, dove mio padre lavorava come operaio in officina motori per Ferrovie dello Stato. Poi però ce ne siamo andati dalla città per le condizioni di mia madre. Lunedì ero con lei, in attesa di ricevere notizie sul controllo medico di mio padre. Ho iniziato a preoccuparmi perché nessuno mi aveva più fatto sapere niente: so quanto ci si impiega a fare certi esami, quindi visto il ritardo ho chiamato direttamente il reparto per avere notizie. Pensavo che ci fossero state complicazioni, ma non potevo immaginare cosa era accaduto».
La telefonata
È durante la chiamata con i medici che, per la prima volta, Francesca sente parlare dell’incidente sull’A1. «Mi hanno detto che forse l’ambulanza su cui viaggiava mio padre poteva essere quella che è rimasta coinvolta. Mi sono sentita gelare – racconta – da quel momento le televisioni hanno cominciato a trasmettere le immagini e ho iniziato a leggere ovunque dell’incidente. La conferma ce l’abbiamo avuta quando siamo andati alla polizia stradale». Francesca è scossa dal dolore, il pianto prende il sopravvento. «Voglio ringraziare chi ha avuto, anche dalla Versilia, un pensiero per me e la mia famiglia. Ho ricevuto tantissima vicinanza e questo mi ha dato tanta forza e sostegno. È una tragedia immane, non riesco a trovare le parole per descrivere il dolore che stiamo provando io e la mia famiglia. E il pensiero va anche a quei due volontari. Mio babbo era una persona buona, un grande lavoratore: quanto accaduto mi ha sconvolta».