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L’operazione

Lucca, sequestro a Claudio Polonia: cosa contesta la Finanza all’imprenditore impegnato nel calcio

di Pietro Barghigiani
A sinistra Claudio Polonia e a destra i finanzieri che hanno svolto le indagini sulle sue società
A sinistra Claudio Polonia e a destra i finanzieri che hanno svolto le indagini sulle sue società

Lui si difende: «Ho fatto ricorso, aspetto le cartelle esattoriali per poter rateizzare»

26 marzo 2024
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LUCCA. Un’evasione fiscale di 125mila euro che diventa un sequestro preventivo di pari importo con i sigilli a un appartamento in provincia di Napoli e alcune quote societarie. Destinatario del provvedimento, eseguito dalla Guardia di finanza, è l’imprenditore Claudio Polonia, attivo nei settore dell’edilizia e conosciuto in ambito sportivo e a nelle cronache recenti per la vicenda della Real Academy, l’impianto di San Cassiano a Vico ritornato nella disponibilità del Comune dopo la revoca della concessione per presunti abusi edilizi. Il giorno della ripresa in possesso Polonia protestò con una rabbia tale da finire in manette. Il processo è sempre in corso.

L’indagine
L’attività investigativa nasce da un’ispezione svolta nei confronti di una società da parte dell’Agenzia delle Entrate, al termine della quale il rappresentante legale (amministratore anche di altre imprese attive nello stesso settore, ora decotte o poste in liquidazione giudiziale) «si sarebbe rivelato un prestanome» spiegano in una nota i finanzieri. Il reato contestato era l’omessa dichiarazione dell’Iva. A quel punto la Procura, titolare del fascicolo il sostituto Antonio Mariotti, ha chiesto alle Fiamme gialle del Gruppo di Lucca di approfondire un caso che mostrava più di una criticità.

Il ruolo di Polonia
Gli accertamenti dei finanzieri, secondo l’esito delle indagini, avrebbero consentito di riscontrare il ruolo di dominus in capo a Polonia, legale rappresentante della società segnalata dall’ufficio finanziario, «constatando, in particolare, un’Ires (imposta sul reddito delle società) evasa pari a circa 60mila euro, oltre a ritenute d’acconto non versate per oltre 65mila euro».

Il sequestro
Consegnata l’informativa in Procura, il magistrato ha chiesto e ottenuto dal Gip Simone Silvestri un sequestro preventivo di beni per un valore pari al profitto contestato a livello di evasione fiscale. La misura riguarda il sequestro di valori nella disponibilità della società e, quindi, degli amministratori di fatto e di diritto, che è stato eseguito in questi giorni dai finanzieri, con l’apprensione di un immobile in provincia di Napoli e di quote sociali di un’altra azienda.

«Fatto ricorso»
Contattato dal Tirreno, l’imprenditore spiega di aver fatto ricorso contro il sequestro al Tribunale del Riesame. «È tutto collegato al calcio – spiega Polonia – . Sono tranquillo perché non ho commesso alcun reato. Mi contestano di non aver pagato l’Iva. Ma l’accertamento è arrivato prima che mi venissero notificate le cartelle esattoriale. Senza quelle non posso rateizzare. Appena arriveranno procederò a pagare a rate come consente la legge». Riguardo all’ipotesi che una sua società sia stata intestata a un prestanome nullatenente, Polonia reagisce sdegnato: «È assurdità allucinante».

L’impegno della finanza
Dal comando provinciale sottolineano che «l’operazione sviluppata in sinergia con l’Agenzia delle Entrate e la Procura della Repubblica anche alla luce di un protocollo d’intesa in atto, testimonia, ancora una volta, l’impegno costante nell’azione di contrasto ai fenomeni illeciti economici e finanziari più gravi e insidiosi, come l’evasione fiscale. Contrastare l’evasione fiscale vuol dire contribuire alle prospettive di ripresa e di rilancio dell’economia del Paese e favorire una più equa ripartizione del prelievo impositivo tra i cittadini , “pagare tutti per pagare di meno”».

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