Ighli Vannucchi a 46 anni gioca e segna con il figlio Niccolò: «Che bello stare in campo insieme»
Niccolò e Ighli, divisi da 25 anni, militano nella stessa squadra nella Terza Categoria Lucchese
LUCCA. Da straordinario fenomeno sociale qual è, il calcio ha la capacità di trasferire da padre in figlio, quasi si trattasse di un’eredità, una passione in grado di diventare un forziere di preziosi ricordi dell'anima. Che siano gioie o delusioni, poco importa. La maggior parte dei genitori può trasmettere, se vi riesce, l'amore per la propria squadra del cuore. Una minuscola fetta, invece, ha la fortuna di giocare nella solita squadra assieme al "sangue del proprio sangue", condividendo anche la medesima zona del campo. È il caso di Ighli Vannucchi, ex fantasista tra le altre di Lucchese, Salernitana, Empoli e Viareggio, che oggi milita con il primogenito Niccolò nel Pieve San Paolo, in Terza Categoria.
L'assist di papà
La premiata ditta Vannucchi, separati dall’anagrafe da 26 anni, si compone per la prima volta nell’estate 2021 grazie a un'idea di Ighli. «Dopo la falsa ripartenza del 2020-21 (causa seconda ondata Covid i tornei dilettantistici vennero interrotti a metà ottobre, ndr) chiesi a Niccolò, all'epoca 18enne, se avrebbe voluto giocare nello Spianate insieme al sottoscritto – racconta il 46enne lucchese d'adozione –. Era ancora in età per disputare il campionato Juniores ma poter condividere lo spogliatoio rappresentava una bella opportunità». Niccolò, di ruolo mezz'ala con ottimi tempi di inserimento, conferma di aver preso la decisione giusta. «Mi sto divertendo come un matto – scherza il 21enne –. Avevo ripreso a giocare da poco tempo dopo essere stato fermo diverse stagioni per problemi fisici. Sia a Spianate che a Pieve San Paolo si è creata una bella chimica di squadra con papà che, come nella professione quotidiana (i due lavorano nel negozio di abbigliamento di famiglia in Borgo Giannotti), giustamente non mi concede favoritismi. Le bastonate non mancano».
Zero sconti
Da San Siro al "Don Giampaoli" di Fornoli cambiano le categorie ma resta uguale la mentalità di chi ha disegnato calcio nell'epoca d'oro della Serie A. «Per me Niccolò in campo è un ragazzo uguale agli altri compagni di squadra – precisa Ighli –. Devo ammettere che giocare con lui è molto divertente, oltre che piacevole, ma qualche scambio di battute può capitare. Confesso che un paio di volte ha rischiato di rimanere a piedi post allenamento». Spetta allora a Niccolò riferire questo divertente episodio. «A Spianate sotto l'acqua gli feci un sombrero e non la prese benissimo – spiega il figlio d'arte –. Mise una grande foga per riprendere la sfera a tal punto che i compagni erano quasi preoccupati del trattamento che mi riservava. Scherzi a parte, con papà mi accomuna quell'intensità durante le partite che solo la passione può trasmetterti. Sul piano tecnico, senza fare paragoni, qualcosina del suo destro ho ripreso».
Diga Vannucchi
Capita sempre più spesso che Igor Tommei, allenatore della Pieve San Paolo, schieri davanti alla difesa Ighli assieme al figlio Niccolò, sia in una mediana a due che in quella tre. «Giocando in quella zona ci diamo una mano a vicenda – spiega il più giovane dei Vannucchi –. Tre giornate fa a Fornoli siamo riusciti a segnare entrambi nella solita partita (0-3 il finale per i gialloblù). Giocare insieme ha cambiato il nostro rapporto umano? Non direi: mio padre ha sempre avuto il pregio di essere molto diretto in tutti gli ambiti della vita. Forse ora c’è più complicità». L'ultima parola compete, però, al capitano. «Apprezzo molto la capacità di assumersi le responsabilità da parte di Niccolò – conclude Ighli –. Sia nel lavoro che durante le partite, sebbene stia giocando con poca cartilagine alle caviglie. Contro la capolista Atletico Castiglione gli ho fatto tirare il calcio di rigore, poi realizzato, perché conosco le sue qualità».
