Lucca

Andrea Lanfri non si ferma. Ora tocca al Kilimangiaro

Flaminia Pardini
Andrea Lanfri non si ferma. Ora tocca al Kilimangiaro

Di ritorno dall’’Everest, primo pluriamputato ad arrivare in vetta l’alpinista annuncia ai suoi compaesani la prossima impresa

06 giugno 2022
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CAPANNORI. «In estate si riparte, andiamo al Kilimangiaro». Ad annunciarlo Andrea Lanfri, sabato sera al Centro Culturale Compitese, nell’incontro con i suoi compaesani, il primo dalla discesa dal tetto del mondo.

L’alpinista non si arrende di fronte alle avversità, ed è pronto a rimettersi in gioco dopo la sua ultima grande impresa: il 13 maggio di quest’anno, alle 5,40 del mattino, ha raggiunto la vetta dell’Everest.

«Mi sono allenato moltissimo – racconta – ciò che più mi preoccupava era il meteo, dato che è fuori dal mio controllo. Se il tempo non è clemente, non puoi fare nulla. Per fortuna c’è stata un’ampia finestra temporale che ci ha permesso di portare a termine l’impresa».

All’incontro di sabato c’erano tutti: amici, parenti e la comunità compitese, che sempre ha creduto in Andrea. Non sono mancate domande e curiosità, soprattutto in merito al sistema di protesi usate da Lanfri (il primo pluriamputato a scalare l’Everest) per le sue conquiste: «Unisco vari sistemi che sono già in commercio, accorpandoli, per il trekking, l’alpinismo e così via. Bisogna arrangiarsi. Per scalare l’Everest, dato che dovevo mettere tutto nello zaino, mi sono portato dietro solo il piede destro. Il sinistro no, non potevo. Speravo che se proprio dovevano esserci problemi, fosse il destro ad avere la peggio». Così, infatti, è stato. Il piede destro gli è stato estremamente utile in vetta.

Per portare a termine certe imprese è importante anche la compagnia. Bisogna scegliere qualcuno che sia ottimista e temerario, che non si lasci prendere dallo sconforto. E con Andrea, infatti, c’era Luca Montanari: «Con lui ho fatto altre esperienze, è la persona giusta per me. Mi ci sono trovato bene a suo tempo, ed è per questo che ci siamo scelti anche stavolta. Quando fai queste cose così “estreme” esce fuori il peggio di una persona. Il comfort è praticamente nullo. Ci vuole positività». Inoltre, data la dinamicità che queste imprese comportano, ogni giorno era diverso dal precedente. C’erano difficoltà differenti ed alternative da trovare. A ogni tappa raggiunta, non si faceva mancare riposo e spuntino: «Avevo voglia di torte. Non so perché, ma ci pensavo tanto. Poi, come premio, bevevamo una Coca Cola, seppur fosse una versione assai più piccola, per noi era meraviglioso concedercela».

Come tristemente noto, l’Everest conserva anche numerosi cadaveri. Proprio Lanfri, sommessamente, dichiara di averne visto uno e di averlo scambiato per qualcuno in procinto di salire. Così non era, dato che una volta avvicinato ha subito constatato che era solo un corpo congelato. «Per forza di cose gli sono passato molto vicino. È stato triste, ovviamente. Nonostante ciò non ho avuto paura. Dato che le mie condizioni fisiche erano stabili, non avevo motivo di farmi prendere dal panico. Anche la mia mente era ferma e decisa. Penso che quest’ultima sia la cosa più importante. Direi, anzi, che è quasi tutto».

Le conquiste di Andrea, però, non sono finite. È in attesa di omologazione da parte del Guinness World Records per aver corso il miglio più alto del mondo, a quota 5.160 metri, in meno di dieci minuti: «Nove minuti e 48 secondi, per essere precisi. Mi va bene così, sono molto contento. È stata dura davvero. Gli ultimi 200 metri, però, li ho fatti con molta potenza, forse perché dietro di me c’era un cane che mi seguiva», dice ridendo.

Il nuovo progetto di Lanfri, “My Seven Summit” prevede di scalare le sette vette ( che poi, a dire di Andrea, sono in realtà nove ) più alte dei continenti: «La voglia c’è, bisogna prepararsi bene».

In ultimo, l’alpinista ci tiene a puntualizzare l’importanza che hanno avuto i social negli ultimi anni. «Nonostante non sia proprio pro social, hanno anche dei lati positivi. Quando nel 2015 lanciai una raccolta fondi per le protesi, questa fece chissà che giro e così, in pochissimo, mi ritrovai già coi soldi necessari. Ce ne volevano 15mila, in due settimane circa, ne avevo 30mila. Ringrazio quindi Facebook per questo. Non credevo fosse possibile. Ed ora, avanti tutta». l


 

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