Gabriele Del Grande a casa giovedì
di Gianni Parrini
Lucca, parla il padre del 35enne fermato dai turchi: «Sta bene, ringraziamo le autorità per l’aiuto»
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LUCCA. «Nostro figlio tornerà a casa giovedì». La notizia circola da ieri sulle agenzie di stampa ma a darne conferma è Massimo Del Grande, padre di Gabriele, il 32enne giornalista, scrittore e documentarista che nei giorni scorsi è stato fermato dalle autorità turche al confine con la Siria. «Gabriele è là da solo – spiega il padre – Sta raccogliendo materiale per il suo prossimo libro. Viaggia come scrittore e forse non ha con sé alcuni dei permessi richiesti. È stato fermato e verrà espulso nelle prossime ore. Non lo sentivamo da un paio di giorni e ieri la moglie Alexandra ci ha informato di quello che è successo. Sta bene e giovedì (ovvero domani) tornerà a casa. Ringraziamo le autorità locali, e in particolare il sindaco Alessandro Tambellini, per l’interessamento che hanno mostrato alla vicenda, interfacciandosi direttamente con la Farnesina».
Del Grande è in stato di fermo nella provincia sudorientale di Hatay, dove era stato bloccato dalla polizia locale per ragioni ancora non chiarite ufficialmente. Il consolato italiano a Smirne, competente per territorio, e l'ambasciata ad Ankara seguono con attenzione il caso, in stretto raccordo con la Farnesina. Fare informazione libera in Turchia, dopo il fallito golpe del 15 luglio, non è semplice. Gabriele è già il quinto giornalista espulso dall’inizio dell’anno. A settembre 2016 aveva lanciato un nuovo progetto di crowfunding: “Un partigiano mi disse”. Si tratta di un libro sulla guerra in Siria e la nascita dell'Isis, fenomeni raccontati attraverso l'epica della gente comune in un intreccio di geopolitica e storytelling. Per il progetto Del Grande aveva avviato una raccolta fondi sulla piattaforma di crowfunding produzionidalbasso.com. Si era dato l’obiettivo di 38.000 euro ma ne ha ottenuti 47.918, con 1342 sostenitori. A novembre è partitoper raccogliere il materiale di cui aveva bisogno. Per questo era al confine con la Siria.
I genitori Massimo e Sarà vivono a Pietrabuona, nel Comune di Pescia, e gestiscono l’Antica osteria a Panicagliora. Ma i Del Grande sono originari di Capannori e tutta l’infanzia e l’adolescenza di Gabriele sono trascorse a cavallo tra Lucca e il Comune della Piana. Dopo la maturità al liceo scientifico Vallisneri, si è iscritto all’università di Studi Orientali di Bologna. Nel 2006 ha fondato l’osservatorio sulle vittime della frontiera, Fortress Europe, che raccoglie testimonianze, storie e reportage di 6 anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell'Europa, per documentare anche tutti i migranti morti annegati nella tratta dalle coste nordafricane a quelle italiane. Ha collaborato con numerose testate italiane e straniere e ha scritto tre libri. Da tempo non vive più a Lucca e in Italia. Ha abitato a Milano, Londra ed ora ad Atene, città di cui è originaria la compagna Alexandra D’Onofrio da cui ha avuto due figli. Ciò nonostante il legame con la famiglia e la Lucchesia è ben saldo. Qui ci sono i suoi cari (i genitori e quattro fratelli) e molti amici, a partire da quelli della scuola con cui ha mantenuto i rapporti. Lo scorso Natale, ad esempio, Gabriele era a cena da un compagno del liceo e spesso torna a far visita alle sorelle che vivono a Vorno. Nel 2014 è stato ospite al cineforum di Ezechiele per parlare di “Io sto con la sposa”, il docufilm girato insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman al Nassiry e selezionato al festival del cinema di Venezia. E in precedenza, sempre ospite della Caritas, era venuto a presentare il suo libro “Mamadou va a morire”.
(hanno collaborato
Nicola Nucci e Nadia Davini)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Del Grande è in stato di fermo nella provincia sudorientale di Hatay, dove era stato bloccato dalla polizia locale per ragioni ancora non chiarite ufficialmente. Il consolato italiano a Smirne, competente per territorio, e l'ambasciata ad Ankara seguono con attenzione il caso, in stretto raccordo con la Farnesina. Fare informazione libera in Turchia, dopo il fallito golpe del 15 luglio, non è semplice. Gabriele è già il quinto giornalista espulso dall’inizio dell’anno. A settembre 2016 aveva lanciato un nuovo progetto di crowfunding: “Un partigiano mi disse”. Si tratta di un libro sulla guerra in Siria e la nascita dell'Isis, fenomeni raccontati attraverso l'epica della gente comune in un intreccio di geopolitica e storytelling. Per il progetto Del Grande aveva avviato una raccolta fondi sulla piattaforma di crowfunding produzionidalbasso.com. Si era dato l’obiettivo di 38.000 euro ma ne ha ottenuti 47.918, con 1342 sostenitori. A novembre è partitoper raccogliere il materiale di cui aveva bisogno. Per questo era al confine con la Siria.
I genitori Massimo e Sarà vivono a Pietrabuona, nel Comune di Pescia, e gestiscono l’Antica osteria a Panicagliora. Ma i Del Grande sono originari di Capannori e tutta l’infanzia e l’adolescenza di Gabriele sono trascorse a cavallo tra Lucca e il Comune della Piana. Dopo la maturità al liceo scientifico Vallisneri, si è iscritto all’università di Studi Orientali di Bologna. Nel 2006 ha fondato l’osservatorio sulle vittime della frontiera, Fortress Europe, che raccoglie testimonianze, storie e reportage di 6 anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell'Europa, per documentare anche tutti i migranti morti annegati nella tratta dalle coste nordafricane a quelle italiane. Ha collaborato con numerose testate italiane e straniere e ha scritto tre libri. Da tempo non vive più a Lucca e in Italia. Ha abitato a Milano, Londra ed ora ad Atene, città di cui è originaria la compagna Alexandra D’Onofrio da cui ha avuto due figli. Ciò nonostante il legame con la famiglia e la Lucchesia è ben saldo. Qui ci sono i suoi cari (i genitori e quattro fratelli) e molti amici, a partire da quelli della scuola con cui ha mantenuto i rapporti. Lo scorso Natale, ad esempio, Gabriele era a cena da un compagno del liceo e spesso torna a far visita alle sorelle che vivono a Vorno. Nel 2014 è stato ospite al cineforum di Ezechiele per parlare di “Io sto con la sposa”, il docufilm girato insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman al Nassiry e selezionato al festival del cinema di Venezia. E in precedenza, sempre ospite della Caritas, era venuto a presentare il suo libro “Mamadou va a morire”.
(hanno collaborato
Nicola Nucci e Nadia Davini)
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