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Livorno

Tutto l’amore di Francesco Forti «Libertas, ora prendiamoci l’A2»

di Giulio Corsi
Tutto l’amore di Francesco Forti «Libertas, ora prendiamoci l’A2»<br type="_moz" />

Il play sarà in via Allende per la finale «Un vantaggio giocare le prime due fuori» 

31 maggio 2024
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LIVORNO. 20 gennaio 2024, Francesco Forti, il capitano della rinascita libertassina, salutava Livorno e la maglia amaranto per iniziare una nuova esperienza a Prato, in serie C.

Sono passati quattro mesi, anche se sembra una vita. Il play non ha tradito la promessa fatta nel giorno dell’addio e quando ha potuto è tornato in via Allende a tifare per i suoi ex compagni.

Forti, intanto come sta?

«Dal punto di vista dell’infortunio sto bene. E anche a livello professionale: ho appena aperto un’attività con Gianluca Frolli, mio socio e preparatore atletico di Piombino, con cui ho fatto riabilitazione e da cui si sono curati bene anche Lucarelli e Mattia Venucci».

Di che attività si tratta?

«È un centro di riabilitazione a Cecina, in via Aurelia Sud. Si chiama “Ad maiora sport center”, l’inaugurazione è avvenuta una settimana e mezzo fa. Abbiamo un’equipe di valore, con osteopata e nutrizionista e anche una palestra. Io mi occupo delle relazioni con le società e della parte amministrativa. Proponiamo un tipo di lavoro diverso, funzionale, senza tecar e laser, una riabilitazione attiva sin dalla settimana post intervento. L’esempio di Venucci è eclatante, con un crociato rotto a 33 anni, è rientrato alla grande».

Torna a Cecina?

«No, abito ancora a Livorno, ma Cecina è sempre stata una seconda casa, è stato bello tornare».

Ci sono novità importanti anche nella sua vita privata...

«Con Irene siamo in attesa del secondo figlio, le nostre gioie più grandi. Proprio domani (oggi, ndr) scopriremo il sesso».

E a livello cestistico come va?

«Ritengo di essere a credito con la pallacanestro: tra l’infortunio e per com’è finita a Prato non è andata come avrei voluto. Quando ho iniziato a star bene, il campionato stava per finire».

Lei si è fatto male nel derby del 5 aprile 2023, ma non se ne accorse nessuno o quasi. Che successe esattamente?

«Sentii una fitta prima di cascare per recuperare un pallone. Sono uscito zoppicando e a caldo sono rientrato, da lì è iniziato il mio tormento. Dalla risonanza a cui mi aveva sottoposto la società il dottore non aveva riscontrato niente».

E continuò a giocare...

«Ai playoff fu il momento più brutto, non dormivo la notte, si giocava ogni tre giorni, con Desio andammo a gara-5, con Vigevano ero distrutto. Il mio rammarico più grande a posteriori è stato questo. Al secondo giorno di preparazione ad agosto mi sono rifatto male, dopo aver fatto un mese e mezzo di grossi sacrifici a Forlì. Purtroppo mi ero curato pensando a un’infiammazione ma il problema era un altro».

Ora che ha aperto l’attività continuerà a giocare?

«Certamente. Ho un contratto a Prato, mi manca giocare in un certo modo. A 29 anni non sono finito, anzi ho dei sassolini da togliermi dalla scarpa, ho voglia di rivincita. Proprio ieri (mercoledì, ndr) ho fatto i complimenti a Carpanzano che ha vissuto una situazione simile alla mia e in gara-5 contro Ruvo è tornato il giocatore che è. Mi ha risposto di ricordarmi che sono a credito col basket e io ho voglia di riscuotere questi crediti, dopo l’anno sportivo più difficile della mia vita».

L’abbiamo rivista in via Allende, come aveva promesso.

«Dico la verità: faccio fatica a venire al palazzetto, sono venuto due volte, i tifosi mi hanno fatto i cori, è stato bello, ma è dura. Sento la Libertas come una cosa che è sempre stata mia, che ho contribuito a creare e ne sono il primo tifoso, voglio tornare per la finale, sui gradoni: verrò per gli Sbandati, per i miei compagni di squadra e stop».

Con la squadra come siete rimasti?

«Scrivo ai ragazzi. Io sono il loro primo tifoso, Amos è come se fosse mio fratello, ci siamo sentiti tanto nel momento di down per i problemi che ha avuto alla caviglia, è uno dei pochi che si è fatto vivo, così come Tommy, mio compagno di stanza, e Francesco (Fratto, ndr)».

Come vede questo rush finale?

«Ci sono i presupposti per far bene, come ha detto Ricci dobbiamo prendercela questa promozione, ce lo meritiamo, è giusto riscuotere il credito che abbiamo. E con quella cornice di pubblico da brividi... io so quello che si prova a giocare davanti ai nostri tifosi».

Lei era a Piacenza e a Vigevano, due finali andate male.

«A Piacenza eravamo la sorpresa, nessuno se l’aspettava, loro avevano saltato un turno facendo riposare Vico, averli portati a gara-5 fu veramente tanto, ma perdemmo la serie in gara-3».

Roseto ha vinto il girone B.

«È un campo difficilissimo, sarebbe importante recuperare Francesco per allungare la rosa, lui è un giocatore chiave nelle partite più importanti, anche per cose che non si vedono a livello di statistiche. Se si riuscisse a strappare una vittoria a Roseto, poi vincere al PalaMacchia per loro sarebbe dura».

Che pensa della Libertas?

«Ha fatto un percorso di crescita incredibile, contro Faenza per me era la vera semifinale, loro erano una squadra forte che con Gigi aveva trovato più fiducia, poi è arrivato il 3-0 con Jesi. Roseto è più corta a livello di rotazione ma ha tanto talento. La Libertas ha dimostrato tante volte nei momenti di difficoltà di essere solida, di saper restare dentro le partite. La squadra è pronta per realizzare il sogno che tutti noi vogliamo».

Meglio giocare tre partite fuori e non avere la pressione della prima in casa, o avere il fattore campo nella bella?

«Meglio così, cominciare subito fuori lo ritengo un vantaggio clamoroso. Dobbiamo andare con la testa libera, questo può giocare a nostro favore, sapendo che il pubblico sarà tosto, che hanno un quintetto fortissimo e un allenatore che è un mago di questi campionati. Ma sapendo anche che gli Sbandati ci seguiranno in centinaia in Abruzzo per questa maglia che vale più di tutto l’oro del mondo».

Parla ancora in prima persona plurale.

«Per quanto dispiacere, rammarico e anche rabbia io provi, la Libertas è un amore, ci puoi litigare ma è sempre lì nel tuo cuore».

Se dovesse scegliere un giocatore che può segnare la serie chi direbbe?

«Tommy ha dimostrato quanto sia fondamentale, Amos e Tozzi sono i giocatori chiave, Luca è il miglior 4 del campionato senza se e ma, se ne sono accorti anche tanti che abitano in città... Se loro stanno bene la squadra gira. Senza dimenticare i super playoff di Williams di cui tanti parlavano male: anche lui va visto oltre alle statistiche, come in difesa, dove è un animale e d’altra parte questo è il marchio di fabbrica di questa squadra e di Andreazza».

La PL l’ha vista?

«Sì e mi dispiace. So quel che si prova in certi momenti, fa male. Ma nel basket niente è scritto prima: noi ora ci giochiamo la terza finale e sembrava che fossimo appestati. È la legge del basket».
 

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