Il Tirreno

Livorno

Livorno calcio

Lucarelli, la rete che scrive la storia. «Ho sentito l’abbraccio di una città»

di Alessandro Lazzerini

	Il momento del tiro di Lucarelli contrastato da Cavalli del Seravezza (Masini/Silvi)
Il momento del tiro di Lucarelli contrastato da Cavalli del Seravezza (Masini/Silvi)

Mattia a segno dopo Cristiano e Alessandro: «Nonno Maurizio ha passato i valori giusti»

5 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Sogna, ragazzo, sogna. Ti ho lasciato un foglio sulla scrivania manca solo un verso a quella poesia. Puoi finirla tu». Lo canta Vecchioni e lo avrebbe potuto dire Cristiano a Mattia, che il verso lo ha concluso con la rima perfetta.

L’apertura di Lo Faso, lo stop preciso e il sinistro che non lascia scampo a l portiere. «Ho chiuso gli occhi e ho tirato più forte che potevo. Poi quando la palla è entrata mi si è scollegato il cervello per un minuto, non capivo niente».

La corsa sotto la Nord da far invidia a Jacobs, la mano sbattuta sul cuore e la festa davanti con la sua gente. È questo il minuto, il 59’, che ha unito due ere storiche del Livorno, che ha fatto sì che 4521 giorni passassero in un batter d’occhio, che dopo il 99 di Cristiano ci fosse il 16 di Mattia, entrambi con il cognome Lucarelli sopra il numero, una garanzia in amaranto. «Tre persone della stessa famiglia che segnano per la stessa squadra, per di più quella della nostra città natale. È una storia più unica che rara – esordisce Mattia, ricordando oltre ai gol di Cristiano, anche quelli dello zio Alessandro –. Diciamo che nonno Maurizio ha trasmesso bene a tutti cosa voleva da figli e nipoti. La chat di famiglia è esplosa di messaggi».

IL GIORNO DOPO

Fin qui le emozioni del dopo partita, mentre al risveglio, il giorno dopo, c’è la paura di svegliarsi da un sogno che invece, anche con la nuova alba, rimane realtà. «A fine partita mi sono fatto trasportare dai sentimenti, mentre oggi (ieri, ndr), con più calma, sono riuscito a realizzare. Mi sono reso conto di quello che ho fatto, ci ho ripensato e ho detto “l’ho fatto io”. Non credevo che un gol in una partita di Serie D potesse creare un qualcosa di simile. Sorridendo ho pensato “l’ho fatta grossa”».

Tante pagine social a livello nazionale hanno ripreso la notizia che ha fatto il giro del web, fino alla Gazzetta dello Sport. «Sono rimasto sorpreso, giuro. Giocando in Serie D, non me lo aspettavo, anche perchè sono un ragazzo come tanti altri, con soddisfazioni e i suoi momenti no. Quando faccio qualcosa però è sempre amplificato, non per meriti miei, certo. A volte è un bene, altre un male, questa occasione va nel primo gruppo».

IL SOGNO REALIZZATO

Oneri e onori di essere figlio di uno che con il Livorno ha vinto il capocannoniere in Serie A e che Mattia accompagnava da piccolo all’ingresso in campo, ancor prima di iniziare a dare i primi calci al pallone sul manto del Bruschi, campo del Livorno 9. «Quel gol era il mio sogno. L’ho sempre visto fare e anche solo per imitazione è qualcosa a cui ho puntato, come tutti i bimbi che vanno in Curva Nord. Però era difficile immaginare anche solo di vestire la maglia amaranto, figuriamoci segnare. Cosa sto provando? Mi sento realizzato, si è chiuso un cerchio che racchiude 23 anni di vita e se ne apre un altro».

La prima al Picchi e dopo nemmeno un’ora di gioco il sogno è diventato realtà, come se fosse l’epilogo naturale di una storia già scritta. «Non sono mai stato troppo prolifico e invece alla prima in casa è andata così. Sotto la pioggia, in una partita combattuta, è stato un epilogo da film. Sono orgoglioso e felice di essere riuscito a mettere in mostra i valori e la mentalità che la mia famiglia mi ha insegnato. Sono solo all’inizio di quello che posso dare, ma credo di aver già trasmesso cosa voglia dire per me questa maglia».

Baldo e fiero, con il petto gonfio d’orgoglio e un’esultanza che dice tutto. «Ho ricevuto tanti messaggi, ma quelli che hanno emozionato di più sono gli amici che mi hanno detto di aver esultato come se avessero segnato loro. Ecco, mi sono sentito figlio di tutti, abbracciato da tutta la città. Gente che mi ha visto crescere allo stadio e si è commossa, ho fatto piangere mezza Livorno (ride, ndr)».

GRUPPO D’ACCIAIO

Ad abbracciarlo sono corsi subito i suoi compagni di squadra. «C’è una sana ignoranza livornese che sta facendo la differenza, ogni tanto magari anche esagerando, ma tra livornesi e gente che vive questa maglia da anni siamo riusciti a trasmettere a tutti l’importanza dell’amaranto. È un gruppo di uomini veri, gente che lavora per il bene della squadra e non si tira mai indietro. C’è un feeling e una compattezza particolare e questo può fare la differenza».

Un aspetto che sicuramente piace alla piazza di Livorno, sempre innamorata delle squadre in cui riesce a rispecchiarsi. «Una promessa ai tifosi? A livello di risultati non posso promettere niente, ma sono sicuro che questa squadra darà tutto fino all’ultima partita. Combatteremo su ogni pallone per uscire dal campo sempre a testa alta».

A proposito di promesse, anche Cristiano dovrà sdebitarsi con il figlio, dopo la scommessa persa. «Quando giocavo in altre squadre analizzava solo la prestazione anche in modo un po’ freddo, ora nel Livorno si è svelato anche sentimentalmente. Sotto sotto ha lasciato intravedere la sua felicità. Ora di sicuro smette di fare scommesse, però deve pagare questa. Una cena o un regalo mi sembra il minimo, dopo quello che gli ho regalato io».

Di padre in figlio. Con appartenenza e orgoglio tutto amaranto. Dal 99 al 16, come nelle favole. Come in un sogno.
 

Primo piano
Tecnologia e sicurezza

Alcol test, sullo smartphone ecco la app per valutare se mettersi al volante: come funziona e dove scaricarla

di Martina Trivigno
Sani e Belli