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Livorno e la movida in via Cambini, il prefetto alla carica: «Troppi rischi, servono interventi»

di Martina Trivigno
L'affollamento in via Cambini e una misurazione dei decibel
L'affollamento in via Cambini e una misurazione dei decibel

Giancarlo Dionisi interviene dopo il dossier del comitato "Modì": «Il sovraffollamento di una via centrale, stretta, circondata da edifici e priva di adeguate vie di deflusso, espone le persone a rischi concreti. In simili condizioni, anche un evento minimo e improvviso può generare situazioni di panico, con conseguenze potenzialmente molto gravi, come purtroppo già accaduto in altri contesti urbani»

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LIVORNO. «Il sovraffollamento di una via centrale, stretta, circondata da edifici e priva di adeguate vie di deflusso, espone le persone a rischi concreti. In simili condizioni, anche un evento minimo e improvviso può generare situazioni di panico, con conseguenze potenzialmente molto gravi, come purtroppo già accaduto in altri contesti urbani». Così il prefetto Giancarlo Dionisi, contattato dal Tirreno, commenta l’ennesima protesta dei residenti di via Cambini – ora confluiti nel comitato Modì – che si dicono esasperati da rumori molesti e schiamazzi fino a tarda notte, degrado e sosta selvaggia. Una situazione che – raccontano – non è stato neppure un po’ mitigata dall’ordinanza firmata dal sindaco Luca Salvetti: da qui la decisione di rivolgersi a uno studio legale di Milano per valutare eventuali azioni legali contro il Comune.

Il primo atto di questa storia era iniziato con la richiesta del prefetto di contingentare gli ingressi, facendo accedere nella strada un massimo di 300 persone. Anche perché – questa la spiegazione – via Cambini ha una lunghezza inferiore ai 60 metri, una larghezza che varia dai sette fino a restringimenti di appena 1,5 metri, e una superficie calpestabile complessiva di circa 360 metri quadrati. Una misura che, però, ha incontrato la netta contrapposizione sia del primo cittadino che di Confcommercio e Confesercenti. «Desidero esprimere in modo chiaro e inequivocabile la mia piena vicinanza e il mio sostegno ai residenti di via Cambini e delle aree limitrofe, che da tempo vivono una condizione divenuta ormai intollerabile sotto il profilo della vivibilità e del diritto alla quiete – commenta Dionisi – . Il diritto al riposo, alla serenità della vita domestica e a condizioni di vita dignitose trova fondamento nei principi costituzionali di tutela della persona, della vita privata e della salute. Quando rumori notturni, schiamazzi, comportamenti incivili, sporcizia e disordine diventano sistematici e quotidiani, siamo di fronte a una compressione concreta e non più tollerabile di questi diritti».

E negli ultimi tempi il comitato Modì ha lavorato per confezionare un dossier che – dicono i residenti – contiene le prove del disagio che vivono, in particolare attraverso fonometri digitali (applicazioni per smartphone che usano il microfono per misurare i livelli di rumore in decibel). «Il fenomeno della malamovida grava pesantemente sul diritto alla quiete ed è, a tutti gli effetti, un serio problema di disturbo e di decoro urbano – evidenzia il prefetto – . Ma a ciò si aggiunge, come ho sempre sottolineato, un ulteriore e delicatissimo profilo che riguarda l’incolumità pubblica. Dai video recentemente diffusi, così come da altri elementi già acquisiti, si evince in modo chiaro come i limiti di capienza consentiti risultino abbondantemente superati».

E per parlare nel dettaglio della questione, a breve il comitato Modì incontrerà il prefetto. «Nei prossimi giorni riceverò in Prefettura i residenti di via Cambini per acquisire un quadro diretto e puntuale della situazione, ascoltare le loro istanze e valutare, nel rispetto delle competenze di ciascun ente, possibili interventi adeguati alla gravità del problema – conclude Dionisi – . La tutela dei diritti fondamentali delle persone, della quiete e dell’incolumità pubblica deve restare una priorità assoluta. Ogni intervento che non tenga conto di questi profili rischia di rimanere meramente formale e di non incidere su una situazione che, per i residenti, è ormai insostenibile». La querelle su via Cambini, dunque, è tutt’altro che conclusa.

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