Operazione "Penny black"
Droga e fucilate a Livorno: uno degli arrestati si difende via Teams
di Stefano Taglione
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Parte del sequestro messo a segno dall'Arma (foto Stick)Interrogatorio di garanzia in videoconferenza per un venticinquenne colligiano recluso a Prato: ha parlato fornendo la sua versione dei fatti. Altri due indagati restano in silenzio. Lunedì altra udienza
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LIVORNO. Ha deciso di difendersi dalle accuse degli inquirenti, fornendo la sua versione dei fatti. Nella mattinata del 20 dicembre, in un collegamento con il programma per videoconferenza “Teams” dal tribunale al carcere di Prato dove si trova recluso per altre vicende, il venticinquenne colligiano Mourad Fraiji, difeso dall’avvocato Luciano Picchi, ha deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere. Per ora è stato l’unico degli arrestati nell’ambito dell’operazione “Penny black” a decidere di parlare, ribattendo all’impianto accusatorio della pm Ezia Mancusi.
Il giovane è indagato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Fraiji è uno dei nove arrestati nell’ambito dell’inchiesta delegata ai carabinieri della Compagnia di Cecina che all’inizio della settimana ha portato all’arresto di nove persone e all’iscrizione di altrettante nel registro degli indagati, tutte per cessioni di droga, alcuni anche per reati più gravi come rapina ed estorsione. Sempre il 20 dicembre, in videoconferenza, si sono tenuti gli interrogatori del trentunenne albanese Desuel Demiri – accusato di spaccio, estorsione e rapina e attualmente per altre vicende nel penitenziario elbano di Porto Azzurro – e del ventinovenne tunisino (sempre residente a Livorno) Yassine Bahri, recluso a Lucca nell’ambito di un diverso procedimento penale.
A difenderli, rispettivamente, Picchi e Alessandra Natale. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Altri interrogatori, come ad esempio quello del venticinquenne libico Mohuamed Ferjani, sempre difeso da Natale, sono previsti per domani.
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