Il Tirreno

Livorno

La tragedia

Livorno, migranti morti in porto: affidati l'autopsia e il test del Dna

di Stefano Taglione
Una fase delle ricerche (foto Stick)
Una fase delle ricerche (foto Stick)

Un uomo che ritiene di essere lo zio di uno di loro sta attendendo i risultati. La Cgil nel frattempo chiede di fare chiarezza

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LIVORNO. La procura ha affidato l’incarico per eseguire le autopsie dei due migranti annegati e ritrovati cadaveri la settimana scorsa in porto. Il pm titolare dell’inchiesta, Niccolò Volpe, ha poi disposto i test del Dna, dato che un uomo che ritiene di essere lo zio di uno di loro (assistito dall’avvocata Erika Vivaldi) è arrivato a Livorno da qualche giorno, non avendo più notizie del nipote che sapeva essere salito, lo stesso giorno dei due ragazzi, su un mercantile diretto a Livorno da Radès.

I due ventenni (hanno dichiarato di essere marocchini, potrebbero in realtà essere tunisini) hanno viaggiato chiusi in un container, poi dopo essere stati scoperti e affidati dal comandante della “Stena Shipper” – la nave sulla quale avevano viaggiato – per il rimpatrio in Tunisia, si sono tuffati nel canale fra la calata Bengasi e il varco Zara trovando la morte. «Non è una tragedia, ma il risultato diretto di politiche che trasformano i porti in confini militarizzati – le parole della segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli – e le persone in problemi da nascondere con ogni mezzo. Denunciamo con forza questa deriva disumana e chiediamo che venga fatta piena luce su quanto accaduto. Troppe sono le circostanze da chiarire e servono risposte immediate, non solo per accertare i fatti, ma anche per individuare e riconoscere le responsabilità istituzionali e operative che hanno portato all’ennesima morte. Pretendiamo il rispetto dei diritti umani, l’apertura di canali sicuri e legali di ingresso e un necessario e urgente cambio di rotta nelle politiche migratorie europee e nazionali. In uno Stato di diritto – conclude – tutto ciò è inaccettabile». 

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