Neonata con grave forma di «onfalocele gigante»: salvata dopo cinque interventi al Meyer
I medici: «Vedere una bambina sorridente accolta, finalmente, a casa tra le braccia di tutta la famiglia è qualcosa che va oltre la soddisfazione professionale»
FIRENZE. È nata con una grave forma di onfalocele gigante, una rara malformazione congenita caratterizzata dalla fuoriuscita di organi attraverso un difetto della parete addominale anteriore. Una malformazione che ha rischiato seriamente di compromettere la sopravvivenza della piccola. Per questo si è deciso di farla nascere al Meyer, in modo da garantirle un’assistenza ultraspecializzata fin dai primi istanti di vita. Nei giorni scorsi, dopo cinque interventi chirurgici e le cure degli specialisti della Terapia intensiva neonatale, la piccola ha potuto finalmente lasciare l’ospedale e ha potuto fare ritorno a casa. Il caso è stato gestito grazie all’attivazione di una sinergia di competenze multidisciplinari.
La diagnosi
La diagnosi è arrivata durante un controllo eseguito presso il Servizio di Diagnostica prenatale dell’Aou Meyer Irccs, a cura del dottor Roberto Biagiotti e della dottoressa Adalgisa Cordisco, che hanno identificato la condizione e avviato un percorso di counseling multidisciplinare con la famiglia. Fin dalla gravidanza è stato definito un percorso diagnostico-terapeutico personalizzato, che ha coinvolto diversi reparti e professionalità dell’ospedale.
Il parto, come detto, è avvenuto presso il Meyer, grazie alla stretta collaborazione con il Servizio di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Giovanni di Dio (con una equipe composta dal direttore Claudio Meloni, i medici Federica Perelli, Cecilia Molino, gli anestesisti Paolo Boninsegni, Elisabetta Peruzzi e le ostetriche Carolina Angelozzi, Valentina Caputo e Serena Calugi). Subito dopo la nascita, la piccola è stata trasferita nella sala operatoria adiacente alla sala dedicata al parto e sottoposta a un primo intervento chirurgico.
L’intervento
Il trattamento chirurgico, complesso e progressivo, ha previsto ben cinque interventi nel corso del ricovero. L’équipe della Chirurgia pediatrica dell’Aou Meyer Irccs, diretta dal dottor Enrico Ciardini, ha utilizzato un innovativo dispositivo di trazione costante e graduale della parete addominale, che ha permesso il graduale rientro degli organi e la chiusura del difetto addominale in condizioni di sicurezza, come viene spiegato.
Durante tutto il percorso clinico la piccola è stata accudita e monitorata presso la Terapia intensiva neonatale, diretta dal dottor Marco Moroni, con il supporto di un’équipe multidisciplinare che ha seguito ogni fase del trattamento e del recupero.
Dopo un lungo e delicato percorso, la bambina è stata dimessa in buone condizioni cliniche e potrà proseguire il follow-up in regime ambulatoriale. Il caso rappresenta un esempio di eccellenza della rete pediatrica toscana e della collaborazione tra discipline e strutture ospedaliere, a beneficio dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.
Il presidente
«Questa storia racchiude il valore più profondo della nostra sanità pubblica: la capacità di prendersi cura di ogni vita, anche la più fragile, con competenza, umanità e lavoro di squadra. Il Meyer e tutta la rete ospedaliera toscana dimostrano ogni giorno cosa significa credere davvero in un sistema che mette al centro le persone, dalla nascita in poi. Un grazie di cuore a tutto il personale che con dedizione e professionalità rende possibile tutto questo», dichiara il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
I medici
«La gestione di casi così complessi richiede una stretta sinergia tra diagnostica prenatale, ostetricia, chirurgia pediatrica, anestesia e terapia intensiva neonatale. Il successo di questo intervento è il risultato di un lavoro di squadra che parte dalla diagnosi in utero e accompagna il neonato fino al rientro a casa», commenta il dottor Enrico Ciardini, direttore della Chirurgia pediatrica dell’Aou Meyer Irccs.
«Le foto ricevute dalla madre durante il lungo percorso di cura raccontavano, giorno dopo giorno, una storia fatta di coraggio, di attesa e di fiducia – conclude il dottor Claudio Meloni, direttore della Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale San Giovanni di Dio della Asl Toscana centro – Vedere una bambina sorridente accolta, finalmente, a casa tra le braccia di tutta la famiglia è qualcosa che va oltre la soddisfazione tecnico-professionale: è ciò che davvero nobilita il nostro lavoro e dà senso a ogni scelta organizzativa messa in campo. Questo risultato è la riprova concreta di quanto la rete interaziendale possa fare la differenza. L’integrazione tra l’Ostetricia dell’Ast e l’eccellenza del Meyer ha permesso di trasformare una condizione ad alto rischio in una storia di vita. Quando una bambina torna a casa in buone condizioni grazie a un percorso così complesso e condiviso, capiamo davvero quanto la nostra professione sia un privilegio: custodire la nascita, proteggere le madri e rendere possibile ciò che sembrava fragile. Questo – sottolinea Meloni – è il valore più grande del nostro lavoro di équipe».

