Livorno, erano pronti a morire per restare in Italia. L’urlo disperato: «Nuotano, fermate la nave»
Il dramma dei poliziotti della frontiera che hanno visto uno dei due annegare. Le ricerche continuano senza sosta con guardia costiera, vigili del fuoco, rimorchiatori e piloti
LIVORNO. «Bloccate la “Eco Napoli”! Dite al comandante di interrompere la manovra, ci sono due migranti che abbiamo fermato stamani che stanno nuotando proprio davanti alla nave!». Un grido disperato al telefono con la capitaneria di porto. Sono le 13,25 di giovedì 30 ottobre quando gli agenti della polizia di frontiera marittima sono arrivati al varco Zara e hanno appena ricevuto la segnalazione della fuga dei due ventenni marocchini (questa la nazionalità che hanno dichiarato, anche se forse sono tunisini) dallo “Stena Shipper”, il traghetto ro-ro cargo della compagnia svedese “Stena Line” E noleggiato alla società tunisina CoTuNav dove, all’arrivo a Livorno, erano stati scoperti nascosti in un container, identificati dalla polmare e affidati al comandante danese della nave per il rimpatrio a Tunisi al termine del viaggio di ritorno, a Radès, passando per la seconda tappa italiana programmata, Genova. I due, però, riuscendo a liberarsi dalla cabina dove si trovavano in custodia si sono gettati da un ponte, nuotando verso la sponda opposta del canale fra la calata Bengasi e il varco Zara proprio mentre stava facendo manovra con un rimorchiatore Neri la “Eco Napoli”, diretta al terminal Sintermar. Tragico il bilancio: uno dei due sicuramente (perché è stato visto) “inghiottito” dalle acque, non è chiaro se risucchiato dall’elica della Grimaldi; l’altro disperso perché ufficialmente perso di vista mentre cercava di salvarsi. Sulle banchine, purtroppo, nessuno è più risalito.
La telefonata
I poliziotti, che poco dopo le 7 del mattino si erano occupati delle procedure di rimpatrio, hanno tentato l’impossibile per salvarli, probabilmente se non ci fosse stata la nave in transito avrebbero anche valutato l’idea di tuffarsi. Erano al varco Zara appena pochi minuti dopo la segnalazione della fuga e, da distanza, li stavano vedendo. Entrambi nuotavano con la testa fuori dall’acqua, quando il passaggio della “Eco Napoli” – il cui comandante ovviamente niente poteva fare per evitare la tragedia – potrebbe aver risucchiato uno di loro, mentre l’altro non si è esclude che purtroppo abbia subìto sorte analoga, sebbene la flebile speranza che sia riuscito a salvarsi non sia ancora preclusa. La capitaneria di porto, via radio, ha comunicato immediatamente col comandante, ma fermare una nave in manovra non è semplice come frenare in auto e quindi c’è voluto un po’ di tempo. È alle 13,32 che dal ponte di comando viene invertita la rotta. La “Eco Grimaldi”, dopodiché, è stata fatta ormeggiare alla calata Massa.
I filmati
La guardia costiera intanto ha acquisito diversi filmati. I video non darebbero la certezza del “risucchio” da parte dell’elica dell’Eco Napoli, un fatto che quindi potrebbe anche non essere avvenuto. Poco cambia, comunque, ai fini del dramma consumato. Sta di fatto, e questo è purtroppo ormai un elemento pacifico, che uno dei due profughi si immerge in acqua, forse trascinato giù da un vortice o dalla corrente, e annega. Nessuno, infatti, lo vede più riemergere. L’altro – non dichiarato ancora morto, ma disperso – semplicemente non viene più avvistato perché nascosto alla vista di marittimi e agenti dal rimorchiatore Neri. L’ipotesi è che purtroppo sia anche lui annegato, ma nessuno lo ha costatato, perché “oscurato” agli occhi di tutti dal mezzo di assistenza alla navigazione.
L’inchiesta
Nel frattempo prosegue l’inchiesta congiunta di polmare e capitaneria di porto per comprendere al meglio quanto accaduto sulla “Stena Shipper”, dove i due ragazzi si trovavano in custodia, affidati dal comandante danese, per essere rimpatriati in Africa. Sempre lì, poche ore prima, una guardia giurata vedendo il sigillo rotto del container aveva dato l’allarme, sorprendendoli all’interno. Come mai sono riusciti a uscire dalla cabina dove erano rinchiusi? Hanno forzato la serratura oppure aperto semplicemente la porta dall’interno? Domande alle quali solo gli inquirenti, che hanno già ascoltato il comandante e vari testimoni, potranno dare delle risposte. L’obiettivo è capire se sia stato fatto tutto il possibile per mantenerli in sicurezza alla vigilia del viaggio che, da Livorno, passando per Genova li avrebbe riportati a Radès, il porto tunisino alle porte della capitale dal quale erano partiti nascosti in un container. Il comandante al momento non risulta indagato e avrebbe comunque rispettato tutte le procedure di allarme una volta accertata la fuga: attraverso l’equipaggio, infatti, avrebbe controllato i due ogni 20 minuti, dando il “mayday” di «uomini in mare» appena si è reso conto della situazione.
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