Investiti a Livorno dopo la lite fuori dal locale: «Mio figlio schiacciato due volte»
Parla la madre del diciottenne rimasto ferito durante il tentato omicidio di una minorenne fuori dall'Appendaun: «Ha salvato la vita di due persone»
LIVORNO. «Mio figlio è stato travolto per ben due volte da quella macchina, ha problemi a un ginocchio e in ospedale deve idratarsi continuamente. In quei drammatici momenti è riuscito a salvare un amico, facendolo salire sul muretto, e la diciassettenne che è in gravi condizioni. Voglio giustizia: queste persone devono finire in carcere».
A parlare è Victoria, la madre del diciottenne peruviano ferito dopo quanto accaduto nella notte fra sabato 27 e domenica 28 settembre fuori dall’Appendaun. Il giovane, che fino a poche decine di minuti prima stava festeggiando il compleanno di un amico in un altro locale della città, si è precipitato alla periferia nord della città insieme a sette amici dopo che la minorenne, aggredita da Federico Gonzaga in via Provinciale Pisana, insieme alle due sorelle aveva chiesto loro aiuto. Hanno affrontato insieme l’ex pugile, che poi si è diretto verso il “Bon Ton” di via Pian di Rota ritornando a bordo della macchina guidata dalla fidanzata, la trentaquattrenne italo-cubana Ievanet Cambara Zorril, che all’altezza dell’officina “Avd Service”, in una stradina stretta, si è scagliata contro la comitiva di sudamericani come se fosse in un assurdo videogame, travolgendo lui e l’amica diciassettenne.
Victoria, innanzitutto come sta suo figlio?
«È ricoverato in ospedale: inizialmente i medici pensavano che potesse essere dimesso rapidamente, poi sono emersi altri problemi ed è ancora lì».
Cosa le ha raccontato di quella maledetta notte?
«Che con altri sette ragazzi era al compleanno di un amico. Poi una delle giovani che si trovava all’Appendaun ha chiamato uno di loro chiedendo aiuto: erano state aggredite. Per questo loro le hanno raggiunte: volevano capire cosa fosse successo e aiutarle».
Poi si è ritrovato ferito a causa delle lamiere.
«Erano tutti insieme quando questa donna, in macchina, ha mirato la comitiva. Mio figlio è stato colpito per due volte: il primo urto è stato leggero, l’altro no. Si è ferito a un ginocchio. Era sceso dal muretto, dove si erano arrampicati tutti per evitare di essere investiti, salvando la vita a un amico e poi sollevando la ragazza ferita alla gamba. Ha messo a rischio la sua incolumità per aiutare gli altri».
Cosa si aspetta ora dalla giustizia?
«Vorrei che sia giusta: ciò che è accaduto è inconcepibile, non so cosa possa entrare nella testa di una persona che si rende responsabile di certe cose. Lei, alla guida, poteva uccidere tutti. E l’uomo arrestato, anziché cercare di fermare la fidanzata, dopo il tentato omicidio è sceso dall’auto picchiando mio figlio che stava aiutando la diciassettenne ferita. È assurdo, inconcepibile: queste persone devono finire in carcere, si sono resi protagonisti di reati gravissimi. Non è stato un incidente, è stato qualcosa di deliberato. Lei voleva uccidere questo gruppo di ragazzi.
Ora è ai domiciliari con il braccialetto elettronico.
«Dovrebbe stare in carcere. C’è una ragazza grave in ospedale, con una ferita alla gamba, e anche mio figlio è ricoverato. Alla guida della sua macchina li ha mirati per tre volte, non una. Ripeto: voleva ucciderli».
Suo figlio si capacita di ciò che è accaduto? Cosa le ha detto?
«Lui all’apparenza sembra forte, ma è un ragazzo molto sensibile. Mi ha sempre detto che rispetto al Perù, l’Italia era un Paese sicuro, che lui non temeva niente. Invece i pericoli sono ovunque, tutto il mondo è paese evidentemente. Adesso ha cambiato idea: ha capito che neanche qui è sicuro andare in giro». l
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