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L'analisi

Irruzione armata nel Comune di Livorno: «Un imbuto, qui confluiscono tutti i problemi»

di Martina Trivigno
I volontari della Svs in Comune per assistere Perullo (foto Stick)
I volontari della Svs in Comune per assistere Perullo (foto Stick)

L'assessore al sociale, Andrea Raspanti, parla dopo il caos seminato dal cinquantottenne Stefano Perullo: «Ma adottiamo la linea dell’ascolto e del dialogo»

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LIVORNO. «Il Comune è l’unico front office di tutto l’impianto istituzionale italiano. È la casa dei cittadini e poi ha rappresentanti politici raggiungibili». Andrea Raspanti è l’assessore comunale con deleghe (tra le altre) alla Coesione sociale e politiche per la casa e racconta che le richieste d’aiuto a cui provare a dare delle risposte sono tante e anche molto diverse tra loro. «Non voglio entrare nel caso specifico di ciò che è successo in Comune, ma posso dire in generale che la rabbia per le difficoltà che i cittadini affrontano nella vita ce l’hanno sempre avuta – sottolinea Raspanti –. Quello che è cambiato rispetto al passato, però, è che non ci sono più gli strumenti e l’organizzazione sociale che riuscivano a canalizzare quella rabbia, di fatto digerendola e trasformandola in istanza politica, rivendicabile e rivendicata. E questo è un tema con cui la società adesso deve fare i conti: è stata creata, infatti, una società di persone sole, spesso abbandonate a se stesse, che poi alla fine trovano gli strumenti che trovano per far sentire la loro voce aldilà del fatto che ci siano strumenti e modi sbagliati e strumenti e modi giusti. E ovviamente c’è anche lo Stato che dà meno garanzie di prima. E i Comuni sono lasciati soli ed esposti in questo mare magnum di istanze da parte dei cittadini».

È così che oggi più che mai la vita di un amministratore locale impone di confrontarsi con una serie di situazioni problematiche a cui a volte è difficile a trovare delle risposte, perlomeno nell’immediato. «Ogni settimana incontro in Comune almeno una decina di persone che da una parte arrivano con situazioni difficili, talvolta urgenti, e dall’altra si scontrano con la complessità della burocrazia italiana. Stiamo parlando di concittadini che non trovano risposte da altri enti e quindi si rivolgono al Comune».

E nel corso degli anni non sono mancate situazioni di tensione, scandite da momenti in cui la rabbia e la frustrazione hanno preso il sopravvento sul buon senso. «Ma noi ci siamo sempre affidati alla linea dell’ascolto e del dialogo – sottolinea l’assessore – e, a distanza di tempo, posso dirlo: ha dato risultati che altrimenti non avremmo mai ottenuto se ci fossimo affidati, al contrario, a strumenti repressivi o sanzionatori».

Ma la situazione è comunque complessa. «Il Comune è diventato un imbuto dove confluiscono tutti i problemi – evidenzia l’assessore Raspanti– . Il motivo? Colpa di un impianto istituzionale, a livello nazionale, che non investe sulle relazioni con il pubblico o sull’orientamento delle difficoltà. Ci siamo resi conto che c’è un grande bisogno di ascolto e che l’accoglienza è comunque una forma di contenimento, anche se questo non significa riuscire a trovare nell’immediato una risoluzione al problema che i cittadini sottopongono alla nostra attenzione, ma è comunque un primo, importante, passo».

Persone sempre più vulnerabili da una parte e risposte sempre più difficili da ottenere: per Raspanti è questo il quadro che si delinea sempre con maggiore chiarezza. «Con la differenza, rispetto al passato, che non esistono più strumenti di rivendicazione collettiva dei diritti – conclude l’assessore comunale – e in un contesto di vulnerabilità sociale alcuni credono che la forza fisica sia l’unico modo per far sentire la propria voce. Non è così. Noi continueremo ad esserci per i livornesi e ad ascoltare i cittadini perché crediamo davvero che l’unica linea da adottare in questi casi sia quella dell’ascolto e del dialogo».

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