Il Tirreno

Livorno

L'udienza

Processo Denny Magina, Hamed Hamza resta in carcere: «No ai domiciliari dalla moglie»

di Claudia Guarino
Lo striscione per Denny Magina
Lo striscione per Denny Magina

Rigettata la richiesta di modifica della misura cautelare presentata dalla difesa. Va avanti il procedimento penale: nella prossima udienza è previsto l’esame degli imputati

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LIVORNO. Resta in carcere Hamed Hamza, il cittadino tunisino accusato dell’omicidio preterintenzionale di Denny Magina insieme al connazionale Amine Ben Nossra. La corte d’assise, presieduta dal presidente del tribunale Luciano Costantini, ha infatti rigettato la richiesta di modifica della misura cautelare (dal carcere agli arresti domiciliari a casa della moglie) presentata dall’avvocata Barbara Luceri. Hamza, anche ieri in aula scortato da tre agenti di polizia penitenziaria, sarà sentito alla prossima udienza a meno che non si avvalga della facoltà di non rispondere.

Il processo

Va dunque avanti così il processo legato ai fatti avvenuti il 22 agosto 2022, quando il 29enne livornese Denny Magina volò da una delle finestre al quarto piano di un palazzo popolare in via Giordano Bruno per poi morire qualche ora dopo in ospedale.

L’accusa

Secondo l’accusa, che si basa sugli atti dei consulenti nominati dal sostituto procuratore Giuseppe Rizzo e sulle indagini dei carabinieri, Magina si trovava in piedi con le spalle alla finestra poco prima di volare giù. Con lui nella stanza, in quel momento, c’erano Hamza e Ben Nossra (che è difeso dall’avvocata Alessandra Natale). Sempre secondo l’accusa, a far perdere l’equilibrio a Magina sarebbe stato un pugno sferrato da Hamed Hamza, che l’avrebbe colpito al volto ed esattamente sotto il labbro inferiore proiettandolo all’indietro. A suffragare tutto ciò secondo la procura ci sarebbe la presenza di platino rilevata nel taglio sotto il labbro della vittima. Una ferita, questa, che non sarebbe stata causata dall’impatto col suolo ma da un pugno sferrato con un anello contenente platino. O, quanto meno, questa è l’ipotesi giudicata dall’accusa compatibile con gli elementi in possesso. Tra cui va annoverata la presenza del dna degli imputati sotto due unghie di Magina e sui pantaloni che indossava quella notte.

La difesa

I consulenti della difesa offrono un quadro differente. Secondo l’ingegner Tommaso Fauli, per esempio, è ragionevole pensare che il platino trovato nella ferita sotto il labbro della vittima provenga dall’asfalto perché – ha ribadito anche lunedì 22 settembre in aula durante il confronto col professor Renzo Valentini – «può essere compatibile con l’inquinamento ambientale dovuto alle marmitte catalitiche e Magina è finito a pancia in giù sull’asfalto». Mentre, per quanto riguarda il dna, secondo la genetista Marina Baldi, consulente della difesa, «è probabile che il dna di Hamza trovato su Denny derivi dalle normali attività quotidiane».

La misura

Dopo le testimonianze dei consulenti, Luciano Costantini ha rinviato il processo al 13 ottobre, quando saranno sentiti gli ultimi consulenti e quando dovrebbe esserci anche l’esame degli imputati. Mentre per quanto riguarda la modifica della misura cautelare disposta nei confronti di Hamza proposta dall’avvocata Luceri, Costantini ha letto il dispositivo contenente l’inammissibilità della richiesta, su cui c’era già stato il parere contrario del pubblico ministero. Questo perché si evidenzia che «la pendenza di un processo penale che vede imputato Hamed Hamza per atti persecutori nei confronti della moglie che dovrebbe ospitarlo ai domiciliari costituisce elemento ostativo alla richiesta. Quindi la richiesta di modifica della custodia cautelare in carcere è da considerarsi inammissibile.

 

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