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Livorno, la dipendente comunale scrive un libro contro il bullismo: «Nasce dalla mia esperienza nelle scuole»

di Franco Marianelli
Livorno, la dipendente comunale scrive un libro contro il bullismo: «Nasce dalla mia esperienza nelle scuole»

Donatella Ferrini racconta: «Fui colpita tanto da come dei bambini commentarono un brutto episodio di violenza, e da lì mi dissi di dover dare un contributo»

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LIVORNO Una cosa colpì amaramente Donatella Ferrini mentre svolgeva il suo lavoro di educatrice ambientale in una scuola elementare per conto del Comune: che i bambini commentassero un episodio di bullismo ironizzando sulla vittima, rea (secondo loro) di non aver reagito in maniera decisa alle aggressioni, senza solidarizzare con essa. «Scattò in me una necessità: quella di dover dare un contributo per far sì che la mentalità che tollera il bullismo venga meno. E così scrissi “Sulle gambe”», afferma la scrittrice, dipendente comunale.

Il libro verrà presentato - è un’ anteprima rispetto a quella ufficiale del 2 ottobre- oggi alle 17 ai Giardini dei Bagni Paolieri: presenta e dialoga con l’autrice Claudia Mantellassi. (chi volesse ordinare il libro lo potrà fare tramite il sito https://bookabook.it/libro/sulle-gambe/).

Il suo è un libro contro il bullismo. Da cosa nasce il titolo?

«L’ho mutuato dalla celebre frase di Giovanni Falcone “Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”. E il mio riferimento è appunto a idee che contrastino la prepotenza a cominciare dall’infanzia. Il libro l’ho terminato nel 2017 per poi metterlo in un cassetto dal quale l’ho ripreso due anni fa. Il prossimo 2 ottobre uscirà la stampa».

La trama di cosa parla?

«Parla di Alberto, un bambino livornese costretto a trasferirsi con la famiglia a Verona – spiega l’autrice -una città purtroppo spesso al centro delle cronache per episodi di violenza contro i più deboli. Sino alla maggiore età subirà le prepotenze di altri coetanei quando ha un flash: vede la famosa foto che raffigura Falcone e Borsellino che scherzano tra di loro, si appassiona alla loro storia e da questo troverà la forza, col sostegno, pur tardo, della famiglia e degli amici, per reagire. E si rialzerà , appunto, sulle gambe come insegnava il giudice palermitano».

Nella sua esperienza di educatrice ha rilevato se un bambino o un ragazzo che bullizza è spesso stato a sua volta vittima di angherie o comunque di un cattiva educazione?

«Sì, di fatto è una seconda vittima e quando si affronta il problema dovremmo appunto indagare più a fondo per cercare l’origine del bullismo».

Il suo libro ha una particolarità: è stato finanziato con un crowdfunding ovvero un finanziamento di lettori.

«Ho scelto come casa editrice la Mucca Pazza perché attua questo tipo di finanziamento: a un certo numero di potenziali lettori viene inviata una sintesi del racconto non ancora edito. Se a loro piace inviano un contributo e con ciò si procede per la pubblicazione. Se poi non si arriva alla somma la cifra verrà restituita».

Nel libro lei trova pure il modo di parlare di Firenze e della sua arte.

«Sì, sono molto legata a Firenze e il lettore poi scoprirà il ruolo che le bellezze artistiche della città hanno offerto per risolvere il problema di Alberto».

Ha qualche ringraziamento da fare?

«A molte persone in realtà, ma ad una in particolare ovvero la mia ex collega operatrice dell’ ufficio stampa del Comune di Livorno Claudia Mantellassi che mi ha supportato e consigliato nel lavoro per la pubblicazione. E miei amici di Pomaia nel quale istituto ho conseguito il riconoscimento di counselor».l


 

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