Il Tirreno

Livorno

Cene a "scrocco"

Livorno, litigano col titolare della “Corte del Focho” cercando di non saldare i “menù bistecca”

di Stefano Taglione
Il ristorante "La corte del focho"
Il ristorante "La corte del focho"

Sette persone non volevano pagare 250 euro. Il proprietario: «Dicevano che il bancomat aveva problemi, poi mi hanno dato tutto»

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LIVORNO. «Non funziona la carta di credito, devo andare a prelevare». Voleva scappare dal ristorante “La corte del focho” di via dell’Antimonio senza pagare il conto da 250 euro, l’equivalente di sette “menù bistecca”. E pensare che i commensali, per cenare, erano pure arrivati tardi: «Veniamo da Firenze, siamo tuoi clienti abituali, per favore non buttarci fuori…». Ma a fronte della gentilezza del titolare e dei dipendenti, che hanno comunque deciso di farli accomodare nonostante l’orario inconsueto, per poco anziché l’incasso non rimanevano altro che i debiti.

Così, al momento di pagare, poco prima della mezzanotte fra domenica scorsa e ieri è scoppiata la lite. Tanto che è dovuta intervenire la polizia di Stato, con un equipaggio della Squadra volante dalla caserma “Vittorio Labate” di viale Boccaccio. «Per fortuna alla fine hanno pagato – racconta il responsabile dell’attività di ristoro – ma non è stato facile convincerli. In passato mi è capitato che una persona, con la scusa di andare al bancomat a prelevare, non tornasse più a saldare il conto. Stavolta non mi sono fatto fregare. Sapevo che i soldi li avevano: che voleva offrire a tutti nel portafoglio li aveva. Ma al momento di saldare, purtroppo, ha iniziato a dire che la carta di credito non funzionava, che aveva superato il limite, e che quindi sarebbe tornato nel giro di pochi minuti con i contanti».

Un tentativo di truffa bello e buono, secondo il ristoratore di origine cinese. All’esterno del locale, e non poteva essere altrimenti, è scoppiato l’alterco. È a questo punto che sono arrivati gli agenti dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura, diretti dal commissario capo Gabriele Nasca, che hanno ricostruito tutto nei minimi dettagli. «Inizialmente mi ha dato 70 euro su 250 – ricostruisce il proprietario – e francamente, a un certo punto, non ci speravo più. Fra l’altro non ho veramente compreso il gesto: quest’uomo, insieme ai suoi amici, probabilmente non è di Firenze come dice e comunque da noi è venuto già parecchie altre volte, aveva sempre pagato, non c’erano mai stati problemi. Resto quindi meravigliato da ciò che è accaduto…». Alla fine, a tarda sera, «dopo essere andato via in macchina, è tornato e ha saldato tutto». Poi è arrivata la polizia, alla quale il titolare ha raccontato tutto, rimarcando di non voler denunciare più nessuno perché ormai il totale era stato versato.

In città, purtroppo, non è certo la prima volta che capitano episodi del genere. L’ultimo della serie era avvenuto alla “Locanda Cairoli”, dove nel maggio scorso due giovani fra i 30 e i 35 anni hanno ordinato (e mangiato) primi, tagliate e baccalà, bevuto acqua e vino, e speso in due 65 euro, prima di scappare con la scusa di fumare una sigaretta. Situazioni analoghe capitate, negli anni scorsi, anche all’Ostricaio (dove un ragazzo dimenticò però un iPhone) e alla pizzeria “Il Fanale”, sugli scali Novi Lena.

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