Livorno, in sei in fuga dal ristorante senza pagare: «Ma uno di loro ha perso il documento»
Livorno, i giovani livornesi con la scusa di fumare una sigaretta sono scappati dalla pizzeria "Il Fanale" lasciando un conto scoperto di 120 euro fra pizze e birre: «Io e il mio cuoco, dividendoci per cercarli nel quartiere, li abbiamo rincorsi per due volte e quando li abbiano trovati stavano salendo sui motorini». Ecco come è finita
LIVORNO. Con la scusa di andare a fumare una sigaretta fuori dal locale sono scappati per ben due volte. Il loro obiettivo? Non pagare il conto di 120 euro, pizze e birre più qualche altro piatto per un tavolo da sei persone. Peccato che nella seconda fuga, dopo essere stati acciuffati dal titolare, tre di loro siano sì riusciti a dileguarsi, ma abbiano anche perso per terra i documenti di identità e una chiave del motorino. Motivo per il quale, insieme ad altri due amici nel frattempo “catturati” dal cuoco, siano dovuti tornare al ristorante con la coda fra le gambe e saldare la somma anche per l’altro compagno, l’unico che davvero era riuscito a farla franca facendo perdere le sue tracce.
Il racconto
Hanno tentato la fuga senza pagare, come nel film “I laureati” di Leonardo Pieraccioni, sei ventenni livornesi. Per una cifra, alla fine, di 20 euro a testa. Teatro della sfida del conto aperto la pizzeria “Il Fanale” degli scali Novi Lena, non lontano dal porto mediceo e da piazza Mazzini. «Non avevamo molti coperti in quel momento – racconta al Tirreno il titolare, Pasquale Fortunato – e quando si sono alzati tutti insieme, ovviamente, io e i camerieri ci abbiamo fatto caso. Sapevamo che dovevamo stare attenti, anche se non potevamo immaginarci che davvero se ne andassero via. Poi, effettivamente, all’improvviso sono spariti». A quel punto, visto che la serata ormai era agli sgoccioli e quasi tutti i clienti se ne erano andati, il proprietario del locale e il suo cuoco-pizzaiolo si sono gettati all’inseguimento a piedi, «prendendo le direzioni opposte». Come in un film.
Le due fughe
La prima fuga del gruppo è durata poco. Tre ragazzi, infatti, sono stati acciuffati da Fortunato vicino al nautico, dove avevano parcheggiato i motorini, con i quali sarebbero partiti alla velocità della luce. «In malo modo ho consigliato loro di seguirmi in pizzeria e pagare subito il conto – spiega il ristoratore – e così hanno iniziato a fare. A un certo punto, però, proprio mentre li stavo scortando dentro sono scappati di nuovo. Peccato, per loro, che uno abbia perso il documento di identità e l’altro la chiave del motorino, caduti per terra. Quindi li ho aspettati alla cassa, consapevole che sarebbero tornati di lì a poco».
L’azione del cuoco
Ma anche l’inseguimento del cuoco, nel frattempo, dava i suoi frutti. Lo chef, infatti, andando nella direzione opposta al suo datore di lavoro è riuscito a “catturare” altri due ragazzi, riportandoli nel locale. E quando Fortunato lo ha visto arrivare, poco dietro, c’erano anche i tre che pensavano di averlo seminato, uno dei quali aveva perso la carta di identità. «All’appello ne mancava uno – prosegue il ristoratore – ma non era importante, dal momento che sicuramente avrebbero pagato anche per lui, come poi hanno fatto. Sono stati un po’ “stupidotti”, passatemi il termine, visto che io avrei voluto solo rimproverarli, perché certe cose non si fanno. Anche io ho una figlia di 19 anni, ho avuto quell’età, non avrei certo voluto punirli, solo strigliarli come farebbe un buon genitore. Invece sono stato costretto a chiamare il 112».
L’arrivo della polizia
Così attorno alle 23.30 di giovedì 16 marzo, sugli scali Novi Lena, è arrivata una volante della polizia di Stato. «Gli agenti – sottolinea Fortunato – li hanno identificati e io alla fine ho deciso di non denunciare nessuno, visto che hanno pagato anche per il loro amico che non si è fatto trovare. Davanti ai poliziotti mi prendevano perfino in giro, mi sono dovuto controllare per non perdere la pazienza, dato che dicevano che “non lo volevano fare intenzionalmente”.
Il precedente
Sempre al “Fanale”, qualche mese fa, il titolare ha dovuto chiamare la polizia per due persone che si erano rifiutate di pagare e volevano andare via. «Ho telefonato al 112 – ricorda Fortunato – perché in quel caso, i clienti, facevano pure i “guappi”, prendendomi in giro. Noi si lavora dalla mattina alla sera, non abbiamo bisogno dei ladri. Ai ragazzi di ieri sera (di giovedì per chi legge ndr) alcune persone hanno anche urlato “Guardate che così fate peggio, pagate e zitti” e invece, anziché seguire i consigli, dicevano che non lo volevano farlo intenzionalmente. Roba da matti». l