Appiccò un incendio nella casa dove abitava: livornese condannato a due anni e quattro mesi
Diciottenne all’epoca dei fatti, è stato ritenuto responsabile dalla Cassazione. L’episodio risale al 15 dicembre del 2021 e le fiamme si estesero agli appartamenti dei vicini
LIVORNO. La Cassazione ha confermato la condanna in appello: il ventiduenne Nicola Lenti è stato ritenuto responsabile dell’incendio avvenuto il 15 dicembre del 2021 nella casa dove abitava insieme alla madre. Due anni e quattro mesi di reclusione per incendio doloso. Il rogo divampò nell’abitazione di via della Bastia e investì anche alcuni appartamenti dei vicini. I vigili del fuoco, per fortuna, riuscirono rapidamente a domare le fiamme. Dopo le indagini delle forze dell’ordine l’allora diciottenne è stato individuato, con la condanna sia in primo che in secondo grado. E nei giorni scorsi la Cassazione ha confermato la sentenza dopo il ricorso presentato dall’avvocata Barbara Luceri.
«Gli elementi probatori – scrivono i giudici – evidenziavano che, nel caso di specie, si era verificato un vero e proprio incendio all'interno dell’abitazione dove Nicola Lenti viveva con la madre, che assumeva connotazioni di diffusività e investiva le abitazioni confinanti. Ritenuto – prosegue la Corte – che il giudizio di equivalenza circostanziale censurato dalla difesa del ricorrente, che non consentiva di ritenere le attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti, teneva conto della giovane età del ricorrente e che, in ogni caso, tale bilanciamento può essere censurato in sede di legittimità, soltanto laddove costituisca il risultato di una valutazione dosimetrica arbitraria o di un ragionamento illogico e non anche quando la soluzione adottata rappresenti l’espressione del potere discrezionale del giudice di merito, atteso che, come affermato da questa corte, le statuizioni “relative al giudizio di comparazione tra opposte circostanze, implicando una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, sfuggono al sindacato di legittimità qualora non siano frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico e siano sorrette da sufficiente motivazione”».