Livorno, nuova via Grande: «Ma nessuno si farà mai un selfie lì»
Dario Matteoni: «Serviva un segno di modernità e invece...»
LIVORNO. «È la mancanza di un segno forte quello che stupisce più di tutti. Per me la nuova via è un segno debole, che non dà il senso della modernità di una città che è moderna come Livorno». Boccia la nuova pavimentazione di via Grande lo storico dell’arte Dario Matteoni.
Autore di numerose pubblicazioni sull’architettura e la storia dell’arte, quando si parla dell’urbanistica di Livorno, Matteoni non si tira indietro a dire la sua opinione: «Dispiace che Livorno non avverta, non abbia avvertito anche in anni passati quello slancio che poteva avere nell’essere esempio di modernità», afferma.
Matteoni, per lei il progetto di riqualificazione di via Grande va in una direzione opposta rispetto alla storia livornese, ma anche rispetto alla modernità alla quale una città come Livorno dovrebbe ambire. Perché?
«L’operazione fatta in via Grande non ha tenuto conto di una metodologia che oggi è abbastanza condivisa, di restauro del moderno. Si è scelto di intervenire sull’aspetto delle mattonelle sotto i portici senza una riflessione meditata su quella che era stata la storia di via Grande, dei primi interventi che risalgono agli anni della ricostruzione post guerra».
Secondo lei la nuova pavimentazione non è in linea con la storicità della vecchia palladiana?
«Mi stupisce la modalità del colore delle mattonelle. Non capisco se è voluta, sarebbe da capire il motivo di questa scelta. Ma non è un segno che mi convince rispetto a quel classicismo che a Livorno è molto presente. È la severità del classicismo che impone un cromatismo che sia decoroso, preciso. Il classicismo può affondare le radici nell’architettura palladiana, che è sostanzialmente di tipo monumentale. La soluzione trovata oggi è tutto eccetto che in sintonia con la monumentalità del percorso di via Grande, con i portici scelti in chiave classicista. È una soluzione di delicatezza cromatica e di disegno che si attaglia ad altri contesti. È quasi una dimensione di tipo domestico, che si può vedere bene nel salone di una casa privata».
La pavimentazione di via Grande, però, non poteva rimanere così com’era.
«Le soluzioni potevano essere due. La prima era certamente rivedere in chiave moderna il tema della palladiana, quindi capire come il nuovo progetto si poteva sposare con la classicità del percorso. L’altra, fare un intervento più radicalmente moderno. Oggi l’architettura contemporanea è un elemento di turismo. C’è il caso classico del Guggenheim di Bilbao, che ha creato un turismo che ha ritrovato interesse per la città».
La nuova via Grande quindi non sarà attrattiva per i turisti?
«Livorno è una città moderna nata alla fine del Cinquecento, che si trasforma tra il Seicento e il Settecento, e che viene modificata dopo la guerra. Un intervento più architettonicamente pensato poteva essere ancora più forte come attrazione. È chiaro che quel tipo di pavimentazione è accattivante perché colorata e un pochettino curiosa, però non supera un’attenzione di curiosità. Non c’è il segno di voler davvero trovare una modernità. Non si vedrà mai nessuna persona farsi un selfie in via Grande grazia alla nuova pavimentazione». l
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