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Una nuova normativa per il monitoraggio della qualità dell’aria

di Maurizio Campogiani

	(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ha fatto il punto della situazione relativa alla qualità dell’aria

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LIVORNO. Un’analisi a 360 gradi, frutto delle campagne indicative nell’area portuale di Livorno, condotte grazie a un accordo con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e, successivamente, attraverso un progetto Interreg Marittimo-AER NOSTRUM nell’ambito del quale, presso due postazioni già sede di precedenti rilevamenti, sono state effettuate nuove campagne indicative per i parametri normati.

E’ quella condotta da Arpat e illustrata dalla dottoressa Bianca Patrizia Andreini, responsabile del centro regionale per la qualità dell’aria, nella relazione letta durante la commissione ambiente congiunta organizzata dai Comuni di Livorno, Collesalvetti e Pisa. Presentando il risultato del lavoro condotto nell’ambito del progetto AER NOSTRUM, la dottoressa Andreini ha sottolineato che sono stati realizzati nell’area portuale alcuni approfondimenti, utilizzando il monitoraggio di micro e nano particelle con alta risoluzione temporale con i dati al minuto. «Si tratta – scrive nella sua relazione – delle prime misure di questo tipo in Toscana e, trattandosi di metrica non normata, l’attività è stata realizzata solo per finalità di studio. In questo caso, ARPAT ha combinato i dati al minuto di strumentazioni diverse e parametri diversi per interpretare questi dati con riferimento alla “sorgente porto” e provando a correlare gli stessi con i passaggi navali e le soste. L’attività è stata fatta prevalentemente nel sito di Calata Bengasi, in diverse stagioni dell’anno».

ARPAT ha valutato i dati al minuto delle polveri, PM10, PM2,5 e PM1, raccolti con un contatore ottico di particelle, i dati di nanoparticelle con nanoscan, la direzione e velocità del vento, i dati di ingresso, uscita delle navi e i dati di attracco forniti dall’Autorità portuale e i dati degli inquinanti gassosi. «E’ stato ad esempio possibile rilevare – prosegue la dottoressa Andreini – i casi in cui, rispetto alla postazione di monitoraggio, la fonte di PM10, 2,5 e 1 era collocabile all'interno dei punti di attracco delle banchine.  Abbinando i dati “al minuto” di strumentazioni diverse (micro e nanoparticelle e inquinanti gassosi) si ottiene un quadro degli effetti del traffico marittimo. I dati al minuto, uniti alla direzione e velocità dal vento, consentono di identificare effetti che non risultano visibili tramite le medie orarie e giornaliere. I passaggi navali, quando hanno ricadute sul sito di monitoraggio, hanno effetti importanti e di durata molto breve sui livelli degli inquinanti».

Con riferimento, poi, ai dati raccolti nelle recenti campagne, realizzate a seguito della convenzione con il Comune di Livorno, ARPAT sta valutando alcuni dati al minuto per capire se è possibile associarli a precisi eventi. L’unico tracciante utilizzabile risulta essere SO2, l’anidride solforosa, per le fonti industriali. L’altro inquinante, per il quale possono essere disponibili i dati al minuto, NO che in aria si trasforma in NO2, ovvero i biossidi di azoto, è una sostanza emessa da qualsiasi combustione e non si può determinare se la fonte sia il porto, il traffico cittadino o il riscaldamento.

L’Agenzia ha verificato la contemporanea presenza di alcuni valori, mediati su 10 minuti, di biossido di zolfo e di monossido di azoto più elevati rispetto alla media in alcune giornate, eventi che non sarebbero apprezzabili utilizzando il tempo di mediazione orario previsto dalla normativa. «Questi eventi – riprende la responsabile del centro regionale per la qualità dell’aria – sono stati associati alle informazioni sulla direzione e velocità del vento. Tutto questo ci porta a dire che si possono effettuare studi, approfondimenti con metriche diverse da quelle previste dalle normative o linee guida, e questi sono utili solo per analizzare alcuni fenomeni, ma non servono per valutare l’esposizione media della popolazione. Infine, ARPAT ha valutato i dati registrati nel 2024 nelle centraline di Livorno e Collesalvetti con i valori limite previsti dalla futura normativa. Da questo raffronto emerge che, per il PM10 tutte le postazioni, eccetto Livorno-Carducci, già rispettano la normativa che entrerà in vigore nel 2030; per il PM2,5 anche la postazione di Livorno Carducci è in linea con i futuri valori. Per quanto riguarda gli ossidi di azoto, che rappresentano una criticità in diverse postazioni di traffico della Toscana, la centralina di Livorno-Carducci si mostra in linea con quanto registrato in altre città toscane. Possiamo concludere, dicendo che la nuova normativa, contenuta nella recente direttiva europea, prevede l’introduzione di nuovi limiti, ma contempla, tra l’altro, anche la revisione della zonizzazione, della classificazione, della rete e dei piani di valutazione. La futura normativa non si limita alla valutazione dell’esposizione media dei cittadini ma punta a studiare anche specifici hotspot, ovvero punti particolarmente critici per l’inquinamento atmosferico in presenza di particolari condizioni, esempio zone congestionate, aree industriali e simili. Una particolare attenzione è rivolta anche alle polveri, rispetto alle quali è necessario approfondire le conoscenze, anche se, al momento, non è stato ancora definito un metodo unico a livello europeo per il loro monitoraggio. Tutto questo richiede, come detto, una rivalutazione delle postazioni di monitoraggio che interesserà molte aree della Toscana, compresa la zona di Livorno, Collesalvetti e Pisa».

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