Il Tirreno

Livorno

L’inchiesta

Chi ha lanciato l’allarme bomba voleva colpire Grimaldi Lines: l’ipotesi degli inquirenti e i dettagli sulla telefonata anonima

di Stefano Taglione
I passeggeri a poppa del traghetto (foto Stick) e altri preoccupati a bordo
I passeggeri a poppa del traghetto (foto Stick) e altri preoccupati a bordo

Chi ha contattato il call center di Roma non ha parlato di Livorno. La chiamata: «Esploderà un vostro traghetto per Palermo»

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LIVORNO. Un allarme bomba, quello che due giorni ha paralizzato il porto di Livorno, mirato a provocare danni e ripercussioni sulle linee di Grimaldi Lines verso la Sicilia. È questa l’ipotesi degli inquirenti che, dopo la telefonata anonima che annunciava la presenza di un ordigno fra i passeggeri, hanno iniziato le indagini per risalire al responsabile. Ad avviare l’inchiesta, localizzata nella Capitale, sono stati i carabinieri dopo la denuncia per procurato allarme presso le autorità presentata dalla società, anche se è ipotizzabile pure il reato di interruzione di pubblico servizio, visto che il “Piano Colombo” – il protocollo attuato dalla prefettura per combattere le minacce terroristiche – ha giocoforza paralizzato l’attività del terminal interessata, la Darsena Toscana, fra l’altro di proprietà (ora per il 95%) proprio del Gruppo Grimaldi.

Unità cinofile decisive

Emergono nuovi particolari dopo la chiamata arrivata attorno alle 18 di giovedì scorso al call center romano della compagnia di navigazione, che ha comportato il blocco alla banchina 14E, e poi alla Calata Bengasi, dello “Zeus Palace”, il traghetto diretto da Livorno a Palermo con a bordo oltre 1.100 passeggeri, controllato da cima e fondo da artificieri, militari della capitaneria di porto, carabinieri e poliziotti prima di ricevere l’ok alla partenza dopo oltre quattro ore.

Decisiva la perlustrazione delle due unità cinofile specializzate antiesplosivo dell’Arma, “Gomo” e “Burt”, mobilitate d’urgenza dal nucleo cinofili di Firenze, che si trova al centro nazionale di Castello. In Darsena Toscana, cani e conduttori, sono arrivati in un’ora. Salendo poi fra i viaggiatori per verificare ogni area comune nella nave, dai saloni ai corridoi delle cabine, fino alle zone difficilmente accessibili, ad esempio vicino ai motori. Non si è potuto escludere nulla, dato che lo “Zeus Palace” era arrivato poche ore prima proprio da Palermo e l’eventuale bomba qualcuno avrebbe potuto piazzarla anche durante il viaggio di andata.

La telefonata

«Stasera una delle vostre navi diretta a Palermo salterà in aria, c’è una bomba a bordo». Questa la telefonata, a tratti disturbata, giunta a uno degli operatori di Grimaldi. Parole che non facevano riferimento al porto di Livorno, ma genericamente a un traghetto in partenza per la Sicilia. Così la compagnia, d’intesa con le autorità, allertando la propria unità di crisi ha dato priorità alla nave immediatamente in partenza, la “Zeus Palace” da Livorno. Con le conseguenze, purtroppo, che tutti conosciamo. Pur nel sollievo, dopo quattro ore di controlli, della falsità della segnalazione.

L’annuncio liberatorio

Il prefetto Giancarlo Dionisi – imponendo il “Piano Colombo” per neutralizzare le eventuali minacce terroristiche, che prevede un’unità di crisi di stanza alla guardia costiera con tutte le autorità interessate – ha prodotto ogni sforzo per verificare l’allarme bomba limitando al massimo i disagio. La nave è stata “sterilizzata”: nessuno è potuto scendere, chi era in ritardo (poche decine di persone) è stato fermato agli imbarchi. Poi i controlli. E infine l’annuncio: «Via libera». Con 20-30 persone, impaurite, che nonostante le titubanze e hanno accettato di salpare e arrivare, nella tarda mattinata di ieri, 19 luglio, a Palermo.

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