Permessi antincendio facili a Livorno, Mazzotta e la chiamata a Consigli: «Per i playoff vi abbiamo aiutato»
Il dirigente dei vigili del fuoco in carcere così parlava con l’ex presidente Libertas. La telefonata prima di un’amichevole: «T’arrestano, trovati un avvocato bono»
LIVORNO. «T’arrestano prima o poi Consigli a te! Trovatelo bono l’avvocato, eh?». E poi: «Tu sai che, anche in occasione dei play-off, qualcuno vi ha dato una mano? Forse... mi sembra di ricordare...». È il 24 agosto dell’anno scorso: la Libertas, in questo momento squadra al “top” della pallacanestro livornese, si appresta a esordire nel campionato di basket di Serie A2, dopo la storica promozione dalla B nazionale. Si salverà, qualche settimana fa, nella memorabile gara-5 contro i rivali di Vigevano, raggiungendo l’obiettivo stagionale e regalando gioie ai propri tifosi. Al PalaMacchia è il giorno dell’amichevole contro Pistoia, in quel momento reduce dai play-off scudetto dopo un ottimo campionato in A1, non replicato dato che ora è retrocessa.
La telefonata
Chi parla è Giuseppe Mazzotta, il sessantenne dirigente dei vigili del fuoco di Livorno – originario di Lecce, nel Salento, e residente a San Casciano di Cascina, nel Pisano – nelle scorse settimane arrestato e in carcere con le accuse di concussione, corruzione, riciclaggio e istigazione alla corruzione nell’ambito dell’inchiesta sui permessi antincendio facili coordinata dalla pubblico ministero Antonella Tenerani e delegata alla Squadra mobile della polizia di Stato, diretta dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli. È intercettato dagli inquirenti, visto che l’indagine della procura va avanti ormai da mesi. Dall’altra parte della cornetta c’è Roberto Consigli, 54 anni (livornese residente a Fauglia, in provincia di Pisa) e all’epoca dei fatti presidente amaranto, carica dalla quale si è dimesso per motivi legati esclusivamente alla gestione sportiva lo scorso febbraio. L’ex manager della società non risulta indagato e, contattato dal Tirreno, aggiunge comunque di non aver mai avuto alcun rapporto col funzionario pugliese. La conversazione, quella captata dagli investigatori, è preceduta da un messaggio Whatsapp: «Buongiorno. Sono Giuseppe Mazzotta, ingegnere dei vigili del fuoco di Livorno. Ho provato a chiamarla per aspetti importanti che la riguardano…». «Dopo poco – si legge negli atti – Mazzotta lo chiama e parlano del fatto che il presidente della Libertas, in occasione dell’amichevole di sabato 24 agosto 2024 (quella con Pistoia basket ndr) non ha adempiuto alle normative di sicurezza, quindi il pubblico ufficiale esordisce con “T’arrestano prima o poi Consigli a te! Trovatelo bono l’avvocato, eh?” e afferma che procederà con una denuncia. Consigli si scusa per l’errore e si impegna, per la partita che si svolgerà il sabato successivo, ad attenersi scrupolosamente alle regole. A questo punto, percependo la sottomissione e l’imbarazzo dell'interlocutore, dopo aver fatto un chiaro riferimento all’aumento degli introiti della squadra con la promozione in A2, Mazzotta inserisce argutamente il tema a lui caro ed esclama “Tu sai che, anche in occasione dei play-off, qualcuno vi ha dato una mano? Forse... mi sembra di ricordare...”. Prima del match oggetto della telefonata Consigli, in qualità di presidente della Libertas, non avrebbe avvertito i pompieri in merito all’organizzazione dell’evento, di fatto perché non essendo neanche prevista la vendita dei biglietti ai tifosi presenti non pensava che vi fosse un importante afflusso di pubblico. Da qui la chiamata del funzionario di via Campania e la replica del manager amaranto sul fatto che, in futuro come del resto avvenuto in passato, non avrebbe mai mancato questo adempimento.
«Sono in debito con lei»
Successivamente, secondo gli investigatori, entrerebbe in scena Roberto Canessa, ingegnere livornese di 61 anni indagato nell’ambito della stessa inchiesta per il reato di concorso in corruzione relativamente alla presunta agevolazione dei permessi antincendio verso un’azienda toscana per cui il professionista labronico lavorava come tecnico di fiducia. Curiosità: il professionista labronico, proprio nei mesi dell’indagine, era presidente del “Consorzio Crossover”, che supportava i rivali della Libertas, la Pielle, «contribuendo alla crescita e alla formazione dei settori giovanili, e promuovendo i valori educativi e formativi dello sport», si legge in una nota ufficiale della società. «Consigli – si legge ancora nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna – che comprende istantaneamente e lascia quindi intendere di essere ben a conoscenza degli accordi presi dal pubblico ufficiale con Canessa, ammette e risponde deciso (a Mazzotta ndr) “E va anche chiusa questa cosa qua! Comunque sì, sono sicuramente in debito anche personalmente con lei”». «Dopo poco Canessa – si legge ancora negli atti – notizia Mazzotta di essere stato appena contattato da Consigli, il quale gli avrebbe detto di essersi ricordato di dovergli portare “quella cosa che si era rimasti d’accordo”. Mazzotta gli racconta della telefonata di poco prima ed esclama: “Io l’ho chiamato e gli ho tirato le orecchie”».
I play-off di Serie B
La conversazione agli atti non è certo parte centrale dell’inchiesta, dal momento che Consigli non risulta nemmeno indagato. È stata però ritenuta rilevante, tanto da essere inclusa nell’ordinanza di custodia cautelare che accoglie la richiesta della procura sull’arresto di Mazzotta, ora alle Sughere, rigettando le altre. Non è chiaro, nella telefonata, a cosa faccia riferimento il funzionario dei pompieri quando parla della «mano» data al presidente della Libertas (che nega ogni relazione con Mazzotta ndr) in occasione dei play-off dell’anno precedente, quelli vinti in Serie B per il passaggio appunto in A2, serie in cui gli amaranto ai play-out sono riusciti a confermare, salvandosi. Peraltro, come rimarcato a livello istituzionale nelle scorse settimane, Mazzotta non ha mai fatto parte delle commissioni in merito alla capienza degli impianti sportivi della città, le cui decisioni in ogni caso non dipendono esclusivamente dai vigili del fuoco (il cui parere è ovviamente molto tenuto in considerazione, in quanto di natura tecnica), ma sono collegiali. Durante i play-off, rileggendo le cronache del Tirreno dell’epoca, la capienza del PalaMacchia è stata comunque aumentata a tremila spettatori. I pareri dell’epoca sulle capienze, al di là delle indagini, restano tutti confermati in quanto ritenuti tecnicamente e giuridicamente validi e nessuno di questi viene automaticamente dichiarato decaduto in caso di inchieste penali, essendo appunto conforme.
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