Livorno e le storie sui figli sostitutivi nel libro di Sandra Mazzinghi
Il racconto di “Danzare nel vuoto”, l'autrice: "Come sottofondo la separazione dai figli"
LIVORNO «Il libro ha come sottofondo la separazione dai figli, sia che vadano via per studio o per lavoro, oppure, purtroppo per scomparsa prematura». Sandra Mazzinghi, giornalista e scrittrice labronica racconta il suo ultimo libro “Danzare nel vuoto” (Scatole parlanti editrice) che sarà presentato martedì 24 giugno alle 19 a Villa Trossi (dialogherà con lei Elisabetta Porta).
Malinconia per i figli lontani come sottofondo ad una storia sulla maternità per giungere ad affrontare il tema del “figlio sostitutivo” cioè un bambino concepito e nato per sostituire un bambino morto. Tra atti di nascita e di morte, tra antichi segreti inconfessati e spaesamento dei protagonisti, Mazzinghi consegna con queste pagine il suo romanzo più personale e intenso. Un libro che parte, in qualche modo, dal suo lavoro: è impiegata come Ufficiale di Stato Civile al Comune e si occupa della formazione degli atti di nascita. La prefazione è della prof Ines Testoni, direttrice del Master in Death Studies & The End of Life all'Università degli Studi di Padova.
Come le è venuta l’idea?
«Essendo Ufficiale di Stato Civile, svolgo il mio lavoro tra i grandi libri degli atti di nascita e mi sono capitati molti casi di “figli sostitutivi” cioè bambini che sono nati dopo la morte di un fratellino e molto spesso avevano lo stesso nome. Ho cominciato ad interessarmi a questo tema e ho scoperto che ci sono molti personaggi famosi che sono figli sostitutivi (artisti come Dalì, Van Gogh, per citarne solo due)».
Cosa significa essere figlio sostitutivo?
«Non volendo generalizzare perché, a seconda di come è stato elaborato il lutto, la situazione può essere diversa, spesso i figli sostitutivi hanno ansia, difficoltà relazionali, spesso un senso di spaesamento. Possono sentire di essere una copia del fratellino o sorellina deceduta che i genitori spesso idealizzano. Il figlio sostitutivo non è libero di vivere la sua vita, sente di avere una funzione salvifica dei genitori. Il ruolo di chi scrive storie è anche quello di dare spazio a persone che non hanno avuto una vita possibile».
C'è Livorno in questo libro?
«Il libro è ambientato in una città di fantasia, ma l'essenza degli atti che ho trovato, di questi bambini che sono venuti casualmente verso di me dai documenti, sono tutti di Livorno. Ed ogni volta era un colpo al cuore».
Prossimi progetti di scrittura?
«Al momento ho un'idea, vorrei scrivere un romanzo biografico su una donna meravigliosa che è scomparsa qualche anno fa».l