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Livorno, permessi antincendio facili: «Soldi, un televisore e un iPhone per facilitare le pratiche»

di Stefano Taglione
A sinistra Giuseppe Mazzotta, il dirigente dei vigili del fuoco arrestato. A destra il punto vendita Comet di Pontedera
A sinistra Giuseppe Mazzotta, il dirigente dei vigili del fuoco arrestato. A destra il punto vendita Comet di Pontedera

Nuovi particolari dopo l’arresto del funzionario dei vigili del fuoco Giuseppe Mazzotta. L’obiettivo, secondo l’accusa, era risolvere dei problemi per una nota catena di negozi

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LIVORNO. Sarebbero stati ricompensati con un iPhone 15 e un televisore da 65 pollici per aver agevolato alcune pratiche. È quanto emerge dall’inchiesta della Squadra mobile sui permessi antincendio facili che all’inizio di giugno ha portato all’arresto del dirigente dei vigili del fuoco di Livorno Giuseppe Mazzotta, ora in carcere. Almeno 30 sono le persone indagate. Pratiche per dei negozi In questo caso il funzionario del comando provinciale labronico, secondo l’accusa, per facilitare alcune pratiche relative a negozi sotto l’insegna Comet, interfacciandosi con la dipendente della catena Simona Luconi – 48 anni, fiorentina di nascita e residente nel comune pratese di Carmignano – avrebbe ricevuto in regalo una tv, mentre il suo omologo dei pompieri genovesi – il sessantacinquenne Augusto Russo, anch’egli indagato per concorso in corruzione e ora in pensione – ne avrebbe beneficiato con il telefonino per facilitare l’apertura di un punto vendita nel capoluogo ligure. Coinvolto anche l’ingegnere livornese Roberto Canessa, 61 anni, professionista di fiducia della catena. Le intercettazioni e i pedinamenti dei poliziotti si sono protratti dall’estate del 2023 ai primi mesi dell’anno scorso.

La ricostruzione

«L’attività di collaborazione fra Mazzotta – scrive il giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna nell’ordinanza di custodia cautelare – e la Comet di Marini-Pandolfi spa (i cui responsabili non figurano fra gli indagati ndr), tramite Luconi che riveste un ruolo apicale e l’ingegner Canessa, professionista di fiducia dell’azienda, è abbastanza rodata e datata. Canessa, non essendo competente in materia antincendio, sottoscriverebbe progetti, asseverazioni e relazioni in realtà redatte da Mazzotta. Il pubblico ufficiale, deputato anche ai controlli, ponendosi in contrasto con il proprio ruolo e i doveri d'ufficio, agevolerebbe la società ignorando anche alcune anomalie e, in merito a situazioni fuori dalla sua area di pertinenza d’ufficio, riesce con facilità a coinvolgere Augusto Russo (suo omologo a Genova), per l’apertura della sede Comet nel capoluogo ligure, sinora ostacolata. Russo, dopo essersi sincerato che Comet fosse a conoscenza del loro ruolo, accetta di prendere in carico la situazione e, concordando con Mazzotta di ricevere almeno un cellulare in regalo (che il funzionario livornese riceve attraverso Luconi), si adopera affinché le certificazioni vengano rilasciate, nonostante vi siano alcune anomalie ben note a Luconi. Mazzotta si compiace con lei poiché i controlli a Livorno (probabilmente da parte sua) e a Genova (da parte di Russo, che è stato “bravo”) – si legge sempre negli atti – sono andati a buon fine. Mazzotta, dopo aver ricevuto in regalo un televisore, per superare delle difformità alla sede Comet di Pontedera propone a Luconi di far certificare falsamente la messa a norma da una ditta compiacente, che però dovrà avere un ritorno economico».

Le intercettazioni

Secondo la procura, tuttavia, Mazzotta da questa vicenda non avrebbe “guadagnato” solo il televisore, ma anche parte dei soldi fatturati dalla Comet alla società di Canessa. «Non vorrei che lui li piglia e poi si scorda di chiamarmi», è un passo di un’intercettazione fra Mazzotta e Luconi del 13 febbraio dell’anno scorso. «È terribile quest’uomo, ma è terribile. Anche per Livorno, su due altre situazioni, io so che lui ha già riscosso e poi sparisce. Ma guarda, è incredibile. Io lo mando a fan…fra un po’ quell’omo», prosegue il dirigente dei vigili del fuoco quando la dipendente lo informa di una fattura che sarebbe stata riscossa a dicembre da Canessa in merito a un acconto da 18mila euro. «Subito dopo il colloquio – si legge negli atti – Mazzotta invia un messaggio Whatsapp a Canessa, chiedendo di “fare il punto della situazione e soprattutto fare due conti”. Canessa risponde di essere “incasinato” e programmano un incontro per il 15 febbraio». Quel giorno, in previsione dell’incontro, la polizia attiva le intercettazioni ambientali nell’ufficio di Canessa, «oltre ad acquisire delle immagini con cui si nota Mazzotta arrivare» sul posto. «In tale occasione, i due fanno il punto su tutte le situazioni in corso – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – partendo dal punto Comet di Genova il cui corrispettivo era di 11.000 euro, con 20% all’incarico e l’80% alla consegna della Scia. Per quanto riguarda il punto Comet di Avenza (Carrara ndr), sarebbe ancora in sospeso sino a che i lavori non saranno ultimati, come già anticipato da Luconi. Riguardo al negozio di Pontedera Mazzotta dichiara di “aver preparato praticamente tutto, ma alla Scia vanno allegate le dichiarazioni di conformità e la Luconi mi disse che le ditte che hanno fatto i lavori o sono andate in contenzioso o son fallite e io, per altro, con lei ho detto: guarda allora se son fallite e voi non avete dichiarazioni di conformità si può fare così: ti trovo io una ditta che fa quel tipo di lavoro, fa finta di averlo fatto lei”. Canessa prosegue, annota ad alta voce alcuni calcoli fatti sugli acconti totali, relativi ai punti vendita Comet di Avenza, Pontedera e Genova, dopodiché dichiara a Mazzotta: “Te c’hai da avere 9.000 euro, cioè quando si finisce c’hai da avere 9.000 euro”».

Le accuse

«Luconi quale corruttrice rappresentando le questioni burocratiche da risolvere nelle pratiche per le autorizzazioni antincendio relative ai diversi punti vendita Comet in Toscana e Liguria e provvedendo alla dazione delle utilità indebite per atti contrari ai doveri di ufficio – si legge nei capi d’accusa – Canessa provvedendo formalmente alla redazione e firma dei progetti e pratiche necessari, Mazzotta quale consulente di fatto di Comet e gerente degli ulteriori contatti leciti e illeciti con il personale dei vigili del fuoco di volta in volta responsabile delle procedure, rispettivamente davano e ricevevano utilità consistite in compensi per attività di consulenza spartiti tra Canessa e Mazzotta e regalie varie, fra cui un televisore Samsung di 65 o 75 pollici a Mazzotta». «Luconi quale corruttrice – si legge ancora – rappresentava le questioni burocratiche da risolvere nella pratica per l’autorizzazione antincendio del punto vendita Comet di Genova e provvedeva alla dazione a Russo per atti contrari ai doveri del suo ufficio di uno smartphone di ultima generazione del valore commerciale stimabile oltre i 1.500 euro, Canessa provvedeva formalmente alla redazione e firma dei progetti e pratiche necessari e comunque richiesti, Mazzotta quale consulente di fatto di Comet gestiva l’illecito contatto con Russo e quest’ultimo, non titolare della pratica, si adoperava per il buon fine della stessa nonostante la presenza di irregolarità, quali ad esempio la carenza delle rampe di emergenza».

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