Permessi antincendio facili, spunta «l'intermediario cinese»: «Dimostrerò la mia innocenza»
Sotto accusa nell'inchiesta che ha portato all'arresto del funzionario dei vigili del fuoco Giuseppe Mazzotta l'imprenditore attivo nell'import-export con la Cina Lei Zhang, da 25 anni in città
LIVORNO. «Non sono mai stato un intermediario per conto della comunità cinese di Livorno e più in generale per i miei connazionali che abitano in città». L’imprenditore cinese attivo nel settore dell’import-export Lei Zhang, 46 anni, è indagato per concorso in corruzione nell’inchiesta che ha portato all’arresto del funzionario dei vigili del fuoco labronici Giuseppe Mazzotta e nella mattinata di lunedì 13 giugno, in tribunale, è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna. È libero, senza misure cautelari a suo carico e il giudice, dopo averlo ascoltato, si è riservato di decidere se applicare o meno quelle richieste dalla pubblico ministero titolare del fascicolo, Antonella Tenerani. Stessa decisione per le altre due persone interrogate fra giovedì 12 e venerdì 13 giugno: l’imprenditrice e titolare dell’omonima azienda del settore antincendio di via Leonardo da Vinci Cristina Solari, 59 anni e difesa dall’avvocato Roberto Nuti, e l’ingegnere quarantasettenne livornese Alessandro Scheveger, il primo degli indagati ad aver parlato davanti al magistrato per ben tre ore.
Al momento, l’unica misura cautelare in essere, è l’arresto in carcere di Mazzotta, per il pericolo di inquinamento delle prove. «Di particolare rilevo – si legge negli atti d’indagine – il ritrovamento e il sequestro di numerose bottiglie di vino pregiato (“Tignanello” e “Sassicaia”) nelle abitazioni di Pepe (attuale compagna di Mazzotta) e dei due ispettori dell’Asl Leo Bongini e Lorenzo Benotto, utilizzate dal cinese Lei Zhang (anch’egli indagato) per corrompere i due affinché soprassedessero su alcune contestazioni amministrative comminate dai medesimi ai danni di alcuni esercizi commerciali gestiti da cittadini cinesi amici di Zhang. II tutto, ovviamente, grazie all’intermediazione di Mazzotta».
Da queste accuse l’avvocato del quarantaseienne, il massese David Giovanni Cappetta, difende il suo assistito: «Zhang ha risposto a tutte le domande del giudice, senza sottrarsi – spiega – dato che aveva e ha tutto l’interesse a chiarire la sua posizione, marginale rispetto all’indagine vista nel suo complesso. Lui non ha alcuna responsabilità: non è l’intermediario di nessuna comunità e si reputa estraneo a tutti i fatti contestati dalla procura di Livorno. In ogni caso, le ipotesi di reato mosse nei suoi confronti, sono minimali. Durante l’eventuale processo che potrebbe aprirsi Zhang chiarirà più nel dettaglio l’intera vicenda che lo vede suo malgrado coinvolto». Il legale specifica come «in 25 anni di lavoro a Livorno, nel ramo dell’import-export, Zhang non abbia mai avuto alcun problema con la giustizia». «È incensurato – le sue parole – e la sua storia è pulita. Come molti altri imprenditori del suo genere ha subìto vari controlli da parte dei vigili del fuoco, senza avere alcun favoritismo».
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