Il Tirreno

Livorno

La terra dei fuochi e delle discariche: l’inferno corre lungo lo Scolmatore

di Francesca Suggi
La terra dei fuochi e delle discariche: l’inferno corre lungo lo Scolmatore

Vicarello e quei canali tappezzati di scempi ambientali: la denuncia

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COLLESALVETTI C’è chi, inorridito, passa da quella strada bianca per andare alle aziende e alle realtà agricole che ci sono e si ritrova davanti un bel rogo. Fotografa. Si dà fuoco a gomme e ad altri rifiuti scomodi appena scaricati, probabilmente per cancellare tracce. Sicuramente si inquina. E si marcano ancora di più i danni ambientali in quella zona defilata di Vicarello. Qui via Faldo e Lavandone: si accede dalla frazione colligiana e dall’Aurelia, corre parallela all’Arnaccio.


Una vergogna a cielo aperto che va avanti da anni lungo chilometri di strada costellata da montagne di rifiuti di tutti i tipi. Costeggia canali che, in caso di piene, a loro volta possono confluire nello Scolmatore. Le montagne di immondizia sono su entrambi i lati della strada. È una di quelle zone, come ricorda la sindaca Paoli «che quando allaga va sott’acqua». Ecco un’altra aggravante: chissà quanti di quei bidoni zeppi di chissà cosa, oppure ingombranti, eternit, lastroni finiscono nei canali. Nell’acqua. E poi, col tempo, in mare. E le falde là sotto? «È un pugno nello stomaco: credo sia arrivato il momento che chi di dovere prenda in mano definitivamente la situazione», afferma con forza Sergio Giovannini, presidente di Acchiapparifiuti, l’associazione di volontari che da anni ormai, ripulisce (quel che può) da questi scempi i territori di Livorno e Pisa.

«Appena preso lo stradello - dice - ti accoglie un divano e poi decine e decine di discariche lungo i due lati della via. C’è una sbarra che in teoria dovrebbe essere chiusa impedirne l’accesso ma è perennemente aperta».

Tante le segnalazioni dei cittadini. Che arrivano non solo all’associazione ma anche al Comune di Collesalvetti che ben conosce la questione. «Ci sono decine e decine di copertoni, di tanti sono rimasti solo i filamenti di acciaio di rinforzo perché chi scarica non manca anche spesso di incendiare quei cumuli. Tutto questo stradello è costeggiato da canali d’acqua», ribadisce pensando ai danni ambientali. In un ambiente dove, pure non mancano aironi. Pneumatici a parte, ci sono cumuli di cartongesso, carta catramata, mobili, sacchi di immondizia. Zeppi di ogni cosa. Durante il sopralluogo dell’associazione da quello stradello passa anche un’auto dei vigili urbani di Collesalvetti con un ispettore ambientale. «Ci siamo accorti di quanti canali d’acqua laterali sono inquinati con batterie, copertoni, barattoli di vernice, bitume», prosegue Giovannini che da anni segnala la situazione. «Sappiamo tutti dove quei rifiuti vanno a finire».


A chiarire competenze e strategie è la sindaca Sara Paoli. «Quella è proprietà della Regione, stiamo cercando di trovare una via comune per operare e trovare risorse: servono oltre 50mila euro, se la Regione si occupa della parte economica noi procediamo con quella operativa», dice. Sa bene che la sbarra che dovrebbe impedire l’accesso alla strada della vergogna in realtà è sempre aperta: «e quando viene chiusa, viene spaccata», aggiunge. «Ripulire, chiudere l’accesso dando le chiavi solo alle aziende dislocate in quella zona e mettere le telecamere sono le cose da fare». E chiude: «Speriamo di trovare delle risposte a breve dalla Regione: se il Comune dovesse finanziare l’operazione di pulizia, tutto andrebbe a finire nella Tari e non mi sembra giusto che a pagare questo scempio siano tutti i cittadini».l

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