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Il racconto

L’estate a Livorno di Pasolini, Gadda e Bassani frescheggiando sotto i lecci di Antignano

di Franco Marianelli
L’estate a Livorno di Pasolini, Gadda e Bassani frescheggiando sotto i lecci di Antignano

I pilastri della letteratura italiana e la loro villeggiatura all’allora pensione Aurora: il racconto del prof scrittore Michele Cecchini

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Livorno I due giovani autostoppisti missini, in quella lontana estate del 1957, non potevano certo sapere come i due automobilisti che da Roma procedevano verso Livorno (anzi verso Antignano) cui stavano chiedendo un passaggio, fossero Giorgio Bassani e Carlo Emilio Gadda. Ovviamente nemmeno i due scrittori potevano immaginare quale fosse la fede politica dei due giovani accolti in macchina che si stavano recando a La Spezia per un convegno del partito.

Ma bastò poco, solo il tempo di passare, come argomenti di conversazione, dal tempo atmosferico e dal calcio alla politica che l’autista Bassani fecero scendere i due giovani poco dopo Grosseto (città dalla quale erano saliti in auto) per evitare che la focosa discussione si rilevasse fatale, magari all’altezza delle curve del Romito.


Questo ed altri particolari inediti li cogliamo nel racconto “Davanti ai fuochi” scritto da Michele Cecchini, lucchese naturalizzato livornese e insegnante al Vespucci-Colombo, che ripercorre le vacanze estive passate ad Antignano da Carlo Emilio Gadda, Giorgio Bassani e Pier PaoloPasolini precisamente alla pensione Aurora in via fratelli Del Conte. “Fuochi” perché Antignano deriva dal latino “ante ignem” ovvero davanti ai quei fuochi sulla spiaggia attivati per segnalare la costa ai naviganti notturni. «Ma il racconto in realtà è la cronaca dei giorni di vacanze elaborata da un bambino, Enrico, figlio di Bassani, che dal suo originale punto di vista analizza fatti e colloqui dei tre grandi nomi della letteratura italiana. Sono riuscito a conoscere tutti gli aneddoti di cui Enrico parla nel racconto – prosegue Cecchini - grazie alla fattiva amicizia con lo storico livornese Tiziano Arrigoni e la sua immensa conoscenza della storia della città e dei suoi personaggi». Facendo un passo indietro la discussione con i missini citata nel racconto (e l’abbandono sulla strada degli stessi da parte di Bassani) scatta quando quest’ultimo affronta l’argomento della villa della sorella Jenny, che vive a Livorno, “sequestrata dai fasci”. Da lì la reazioni dei due giovani a difesa dei “fasci” e il fatale scaricamento.

La casa era Villa Liscia in quanto Jenny aveva sposato il celebre chirurgo livornese Rodolfo Liscia. «Due settimane passate a recarsi a Castiglioncello per trovare Natalia Ginzburg o a Grosseto da Carlo Cassola –racconta Michele Cecchini – Pasolini aveva appena scritto “Le ceneri di Gramsci”, Gadda era reduce dall’inaspettato successo di “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana” e Bassani stava ultimando “Gli occhiali d’oro”».

La filosofia dell’antignanino riposo estivo è ben sintetizzata da Gadda, che amava l’ombra dei lecci della pensione Aurora, con i tre verbi all’infinito “Riposare, meriggiare, inconcludere”.

«Il titolo del racconto non è tale solo per descriver i fuochi che dettero il nome ad Antignano ma pure,- prosegue Cecchini- nell’ immagine del bambino Enrico, per ammirare i tre scrittori considerati i “fuochi” della cultura italiana». Attenzione: se la sensazioni che Enrico esprime nel corso del racconto costituiscono un parto dello scrittore, i fatti citati sono tutti veri e scoperti grazi ad Arrigoni. È proprio grazie alla frequentazione della pensione Aurora che Pasolini conobbe i livornesi e compose il celebre capitolo per il quale “Livorno è la città nella quale, dopo Roma e Ferrara, mi piacerebbe più vivere. Livorno è una città di gente dura, poco sentimentale, di acutezza ebraica, di buone maniere toscane, di spensieratezza americanizzante...”.

Nel racconto compare pure una curiosa comparazione di Livorno con una grande città californiana a cura di Alberto Arbasino: “Long Beach pare una enorme Livorno, così orizzontale che guardando avanti per ogni boulevard non si vede niente”.

«Tiziano mi porta a vedere il luogo dove sorgeva la pensione Aurora e dove ora sorge una villa privata – termina il racconto di Cecchini – però ci sono sempre i lecci. Inaliamo l’aria. Nella speranza di respirare quelle conversazioni dei tre “fuochi” sotto quegli alberi”. Il racconto di Cecchini lo si può leggere integralmente sul sito www.leparoleelecose.itl

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