Livorno, lavori ai Tre Ponti la sabbia non regge: la trivella si ferma a -22 metri. Ecco come procederà l’intervento
Servirà la bentonite per piantare i pali a 40 metri di profondità. Il ruolo dell'azienda Laviosa
Livorno Chi passeggia sul lungomare in questi giorni non può non fermarsi ad osservare all’interno del cantiere dei Tre Ponti la grande trivella che è entrata in azione a inizio settimana per effettuare la prova di perforazione. C’è da arrivare a quaranta metri di profondità per le palificazioni principali, enormi cilindri in calcestruzzo con un diametro di un metro e mezzo. Lavoro non semplice: gli studi geologici avevano già inquadrato eventuali problematiche che potevano essere incontrate scendendo progressivamente di quota. Alla prova pratica, fino ai 15 metri sotto il piano di campagna tutto è filato liscio. Ma scendendo oltre, arrivati a meno 22 metri, ecco il problema che ci si attendeva (e per il quale era già pronto un piano con due opzioni): troppa sabbia là sotto, il foro non restava integro riempiendosi di detriti a causa di cedimenti. Un po’ come accade facendo una buca sulla spiaggia...
Una delle due ipotesi ha superato i veloci test di laboratorio attraverso modellini realizzati, che hanno simulato in scala ridotta l’esatta composizione degli strati sui quali deve poggiare il nuovo ponte: sabbia, argilla e poi ancora sabbia. Tenendo conto della fase di lavorazione che prevede sollecitazioni del mezzo meccanico, ma anche della necessità che il “cilindro” che si crea perforando, resti integro fino alla fine. Terminata questa fase propedeutica e di test, lunedì il primo palo sarà realizzato. I tempi previsti per la palificazione, restano immutati.
Santa bentonite
Sarà la bentonite l’alleata dei progettisti che risolverà il problema. Una bentonite “in salsa labronica”, visto che è prodotta dall’azienda livornese Laviosa, leader mondiale in questo tipo di materiali. Altro non è che un’argilla naturale derivata dall’alterazione di rocce effusive vetrose. Il materiale è composto, quasi interamente, da un minerale dotato di una particolare struttura cristallina lamellare, non tossica e chimicamente inerte, ma è con la presenza dell’acqua che la bentonite si trasforma, divenendo un gel impermeabile ed idrorepellente. Inibisce, nel caso specifico che ci riguarda, il crollo delle pareti sabbiose durante lo scavo. Molto impiegata in edilizia, era la soluzione messa in preventivo come la più idonea rispetto ai polimeri in gel biodegradabili anch’essi spesso usati.
Le prove sono state fatte nel cantiere chimico dell’azienda, ripetute poi in laboratorio per determinare la percentuale ottimale di acqua dolce e di acqua salata da miscelare con il prodotto che per ogni palo richiede un utilizzo di quaranta quintali di materiale.
Le gabbie contestate
Il problema di questi giorni, quello vero, ha riguardato invece la qualità delle gabbie. Quelle reti cilindriche in tondino di importante sezione, lunghe otto metri ciascuna che, calate nella profonda galleria verticale realizzata dalla trivella, devono costituire l’armatura del cemento al momento in cui quest’ultimo verrà colato per realizzare le imponenti colonne. Le saldature, secondo la direzione dei lavori non si presentavano effettuate a regola d’arte già visionando le prime due arrivate lo scorso fine settimana. Le altre tre, arrivate successivamente e che tutte insieme serviranno per il primo palo, hanno fatto riscontrare il solito problema. Tutte contestate alla ditta appaltatrice del nord Italia, che stamani sarà a Livorno con un saldatore già partito dal Veneto, per riprendere tutti i punti opportunamente segnalati e ritenuti non idonei. Solo dopo un ulteriore controllo, ci sarà l’ok a procedere. Con la ditta è stato chiarito che tutte le altre, che serviranno per fare gli altri 15 grandi pali (quindi 75 gabbie), dovranno arrivare a Livorno perfette.
Accordo carter
Quasi raggiunto anche l’accordo da parte del Consorzio Stabile Grandi Opere (la ditta che sta costruendo il ponte di ferro) con l’azienda che dovrà fornire il carter, cioè la protezione da applicare nella parte sottostante della struttura in acciaio che arriverà dalla Sicilia. Dovrebbe essere la Sealart di Viareggio a fornire questa protezione fondamentale, un rivestimento in gel coat, utilizzato per le imbarcazioni, resistente alle intemperie e, soprattutto, alla salsedine. Contratto da chiudere, pensando che per fine giugno il nuovo ponte arriverà via mare, e che poi sarà soggetto a vari tipi di lavorazioni, compresa questa, che sarà proposta con una colorazione di tonalità pietra naturale. Il carter è ritenuto indispensabile ai fini della durata, facendo slittare di molto gli interventi di manutenzione per queste strutture costantemente esposte agli agenti atmosferici. l