Livorno, il sub rianimato a Calafuria non ce l’ha fatta: chi è la vittima e le ultime parole all’amico
Stefano Palagini (55 anni) era arrivato vivo, in condizioni disperate, all’ospedale di Cisanello. Nel pomeriggio il decesso
LIVORNO. Aveva appena concluso un’immersione sui fondali di Calafuria insieme a un amico, quando – a circa nove metri di profondità, dopo aver comunque rispettato tutte le tappe di decompressione – gli ha fatto cenno di dover risalire. «Mi sento un po’ strano», «Non ti preoccupare, ti tiro su io fino a riva». «Guarda, ora mi sembra di stare un po’ meglio». Poi, però, ha perso conoscenza. Morendo, dopo essere stato rianimato dopo ben 45 minuti sulla scogliera a sud di Livorno, ore più tardi all’ospedale di Cisanello.
La richiesta d’aiuto
È così che ha perso la vita un cinquantacinquenne di San Miniato – Stefano Palagini il suo nome, di professione agente intermediario nel settore dei pellami per le calzature e la pelletteria – che ha accusato il malore improvviso poco dopo le 11,15 di ieri mattina mentre stava tornando in superficie da una discesa con le bombole sui nostri bellissimi fondali. La richiesta d’aiuto all’amico che era con lui ha mobilitato i soccorsi, con la chiamata al 112 da parte di una donna quando a una cinquantina di metri dalla costa quest’ultima ha visto il compagno sbracciarsi per chiedere aiuto: Stefano, dopo aver detto di sentirsi poco bene e aver poi rassicurato sulle sue condizioni di salute, aveva appena perso conoscenza.
I soccorsi
La guardia costiera riceve la chiamata e invia subito una motovedetta e la squadra nautica dei vigili del fuoco. Un sub, da terra, parte con l’acquascooter e lo porta in pochi minuti sugli scogli. Qui inizia il massaggio cardiaco dei colleghi. Sono in quattro: fra loro Sandro Matteucci, empolese e presidente dell’associazione sportiva “ Sub Geas” della sua città. Per 20 minuti, alternandosi con i compagni, prosegue le manovre salva-vita. Poi arrivano i volontari della Svs di Ardenza, che scendono dalla torre, prendono il loro posto e “scaricano” il defibrillatore, nel frattempo raggiunti dal medico e dall’infermiere del 118. È una corsa contro il tempo: la capitaneria, che poi sequestrerà tutta l’attrezzatura di Palagini e avvierà le indagini coordinate dalla procura, mobilita anche i pompieri da terra, la polizia municipale e il “Pegaso”, che giunge in volo dall’aeroporto massese del Cinquale e poi, dopo qualche minuto sopra il litorale, atterrerà al campo sportivo “Busoni” di Banditella, accanto a via Urano Sarti, col pilota in attesa di ricevere informazioni sul quadro clinico del cinquantacinquenne, un subacqueo molto esperto e habitué delle immersioni a Calafuria, dove i colleghi livornesi lo conoscevano molto bene e lo stimavano.
La temporanea ripresa
Dopo 45 minuti di infiniti tentativi di rianimazione, finalmente, dal polso arriva il segnale di una debole ripresa del battito. Il lavoro dei sanitari sta dando i suoi frutti. Così, dopo averlo stabilizzato, il medico e i volontari lo portano su in strada con la barella e partono sull’ambulanza della Svs di Ardenza alla volta del terreno di gioco, dove l’elicottero alle 13,15 decolla verso Cisanello. Atterrerà sull’elisuperficie del pronto soccorso poco prima delle 13,30. Nel primo pomeriggio, gli amici e i conoscenti di Stefano, speravano che si potesse salvare: «Il cuore è ripartito, preghiamo per lui».
Il decesso
Purtroppo, però, nel pieno del pomeriggio la notizia che ha gelato il sangue: Stefano non ce l’ha fatta, è stato dichiarato morto. Troppi, purtroppo, i minuti trascorsi in assenza di battito cardiaco. La debole ripresa, da sola, non è stata sufficiente. E Palagini, 55 anni e amante delle immersioni, è morto lasciando nello sconforto più totale i tanti amici subacquei e d’infanzia di San Miniato, il comune pisano dove ha sempre vissuto e dove lavorava.
Le indagini
La guardia costiera, come da prassi, ha sequestrato l’attrezzatura di Palagini, di sua proprietà. Il subacqueo non era in immersione con un diving club, ma autonomamente, dato che era esperto. Insieme a lui c’era l’amico, ascoltato dagli inquirenti. La salma, per il momento, resta a disposizione per gli eventuali accertamenti dell’autorità giudiziaria all’istituto di medicina legale dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, a Santa Chiara, mentre la capitaneria di porto è stata delegata dal pubblico ministero di turno in procura per le prime indagini per stabilire con esattezza le cause della morte, probabilmente un malore improvviso.