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L'intervista

Il sindaco di Livorno svela “Primo cittadino”: «Le mie verità in trentuno capitoli»

di Francesca Suggi
Il sindaco di Livorno svela “Primo cittadino”: «Le mie verità in trentuno capitoli»

Il Caprilli, la visita di Mattarella, Spinelli, Modì, la morte di Denny, gli Hangar, Luca Salvetti «Nel libro racconto il primo mandato tra preoccupazioni, scelte e retroscena»

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LIVORNO. La giornata col presidente Mattarella per la mostra di Modigliani è nella top list delle emozioni. Così come pulsa il racconto della camminata verso il Comune datata giugno 2019, sulle note di Bella Ciao. È uno zibaldone da “Primo cittadino” quello di Luca Salvetti. Un viaggio di parole, in 31 tappe, lungo 5 anni. Una cronaca di emozioni, aneddoti, ostacoli. Raccontati. Un instant book di scelte da prendere. Di responsabilità. Di critiche feroci. Di successi come l’ippodromo che torna a viveree gli Hangar Creativi. La lista è lunga. Si parla di politica, della fine dell’era Spinelli, del Palamodì che si tinge d’azzurro, la questione sicurezza, il Moby Prince. E in questo mandato il cuore di Salvetti si fa anche piccolo. Descrive i giorni della morte di Denny. Poi il covid: preoccupazioni e ignoto. Le allerte meteo. Il sindaco giornalista torna a fare anche lo scrittore: coi suoi occhi racconta la città in 142 pagine auto-prodotte (a 15 euro). Che presenta mercoledì 18 dicembre alle 18 alla Bottega del Caffè.

L’esperienza da Primo cittadino diventa un libro, che si aggiunge a “Telereporter” scritto anni fa. Come le è venuta in mente l’idea?

«Scrivere per me è una forma di rilassamento. Spesso nelle ore serali libere dagli impegni lo faccio e in questi cinque anni vissuti da sindaco sentivo la necessità di raccontare ciò che avveniva a me, alla collettività e alla città. Un instant book lungo 5 anni fatto di emozioni, ricordi e qualche retroscena».

Qui ripercorre il suo primo mandato: 3 emozioni che le restano dentro e che racconta.

«La prima quella del 2019 nel momento della vittoria al ballottaggio con la camminata fino al Comune sulle note di Bella Ciao. La seconda l’incontro e la giornata col Presidente Mattarella in occasione della mostra di Modigliani. La terza è legata alla grande dimostrazione di Livorno, città che sa accogliere e sa essere umana di fronte alle 16 navi dei migranti mandate nel porto».

Allo stesso modo tre momenti drammatici e di estrema preoccupazione.

«Il covid innanzitutto, con lo sgomento di dover affrontare un emergenza i cui confini erano sconosciuti. Poi le fasi delle allerte meteo, vissute con la nuova struttura di Protezione Civile. Notti trascorse a fianco delle persone impaurite e con ancora in mente l’alluvione del 2017 quando furono lasciate da sole. Infine i giorni della morte di Denny Magina. Giorni in cui la città ha rischiato di esplodere sotto il profilo sociale e della convivenza».

In questi 5 anni il rilancio della città che racconta nel libro passa attraverso la rinascita o il recupero di luoghi simbolo?

«Beh indubbiamente piazza del Luogo Pio cuore della Venezia, immediatamente dopo aggiungerei l’ippodromo chiuso e abbandonato all’incuria da 6 anni. La sorpresa vera e propria gli ex depositi Atl diventati in poco tempo Hangar creativi come esempio massimo di rigenerazione urbana, l’idea complessiva di rilancio del centro città attraverso via Marradi, via Ricasoli, via Grande con i portici e l’area mercatale Buontalenti. Mi fa piacere ricordare il lavoro fatto per arrivare al completamento di Porta a Mare con le ex officine del cantiere e la Piazza Luigi Orlando».

Un retroscena di questi percorsi di rilancio?

«Siamo nel periodo del lockdown, sono in giro in scooter in una Livorno deserta, cerco di controllare il rispetto delle regole pandemiche da parte dei cittadini livornesi. Dalla Terrazza procedo verso il Museo Fattori, entro nel grande parcheggio poco prima di via San Jacopo e mi fermo ad osservare un mondo che sembra dimenticato dal tempo, immensi hangar che fino a qualche anno fa erano il cuore dell’attività dell’azienda di trasporti che lì aveva uffici, depositi ed officine. Provo a sbirciare all’interno poi chiedo agli uffici del Comune quale settore ha in carico quelle strutture. Mi procuro le chiavi e il giorno dopo torno, entro e mi si apre davanti agli occhi un mondo, certo il degrado è imperante e la situazione di incuria pesante ma tutto questo lascia ugualmente spazio all’immaginazione e possiamo immaginare cose belle».

Sessanta mesi alla guida di una città sono fatti di scelte determinanti per il futuro di Livorno e dei suoi cittadini. Quelle di cui va fiero. E quelle più spinose.

«Vado fiero di aver pianificato la città del futuro, di aver contribuito a rilanciare lo spirito della città con più ottimismo e meno “tafazzismo” e di aver puntato alla difesa del lavoro della gente e del sostegno alle persone più fragili. Tra le cose spinose invece c’è sicuramente l’equilibrio spesso difficile tra le esigenze ambientali e quelle economiche. Tenerle insieme non è stato semplice, ma ci siamo riusciti».

Da giornalista a sindaco. Come è cambiata la sua vita? Lei è cambiato?

«Una delle cose di cui vado fiero è essere rimasto me stesso pur cambiando il ruolo in questa città. L’unica cosa in cui mi sento indubbiamente diverso dal passato è legata alla capacità di riflessione e alla pazienza. Sono anche molto meno permaloso».

Nel libro si può cogliere anche una sorta di antidoto su come affrontare i social, essendo costantemente lei sotto i riflettori?

«Diceva bene Barak Obama. I social vanno utilizzati per comunicare con le persone e i propri cittadini ma non vanno poi letti. Specialmente se si subiscono in maniera inconscia i commenti positivi o quelli negativi. Sono riuscito ad applicare questa regola, mi sono fatto scivolare addosso 5 anni di attacchi di un gruppetto di haters. Non ho reagito fino al momento in cui qualcuno ha pensato di coinvolgere i miei assessori e la struttura del Comune con accuse ignobili. Lí abbiamo rimandato tutto ad una espressione di un giudice, come è giusto che sia».

La critica più feroce? Il complimento che più le ha riempito il cuore?

«L’accusa feroce e insopportabile è stata quella di fare, da sindaco, l’interesse di qualcuno e non della città. Puoi dirmi che non ti piace come lavoro ma se mi dai del disonesto è un guaio. Il complimento invece è quello legato alla gentilezza, alla disponibilità verso tutti e alla concretezza dell’agire».

Ha un rimpianto legato al suo primo mandato che racconta anche nel libro?

«Il rimpianto è di aver avuto 2 anni di covid che hanno frenato alcune tempistiche. Per il resto nessun altro rimpianto. Ho fatto e iniziato tutto quello che avevo detto di fare e iniziare. E soprattutto ho fatto e continuo a fare il sindaco come avevo immaginato e sperato: in mezzo alla gente senza risparmiarmi. Il sindaco o si fa così o non si fa».

Perché i livornesi dovrebbero acquistare il suo libro?

«Per rivivere un pezzo della storia recente della città, per capire elementi personali di chi è stato votato per assumere la guida amministrativa della città. E perché gli introiti andranno in beneficenza al reparto di pediatria dell’ospedale livornese».

Con l’agenda piena che ha dove ha trovato il tempo di scrivere? È stato aiutato?

«Ho scritto per 30 anni e continuo a farlo, non è fatica. Colgo le emozioni e le impressioni all’istante come in una cronaca personale. Dopo, col progetto quasi completato Luca Fiordi mi ha dato un bel contributo di tempo e attenzione per arrivare alla pubblicazione».

“Primo cittadino” è il titolo del libro. L’ultimo cittadino, invece, chi è per lei?

«Primo cittadino è un termine molto utilizzato in politica per indicare i sindaci, sono però convinto che tutti possono essere primi cittadini nell’amore, nella cura e nell’impegno per la propria città e per la comunità in cui vive. L’ultimo cittadino è quello che ritiene di disinteressarsi di tutto ciò”.

Ci dica 3 grandi “bei regali cittadini” – visto il periodo - che i livornesi vedranno nel 2025 grazie alle sue scelte e a quelle della giunta.

«Le cose da attendere in questo 2025 sono tantissime, la scelta è difficile. Mi viene in mente il nuovo grande progetto di Biennale del Mare e dell’acqua che metterà al centro di dinamiche nazionali ed europee la nostra Livorno. Aggiungo il lavoro sui giovani e sui bambini che coinvolge tanti settori in maniera trasversale e poi un’altra grande mostra verso la fine dell’anno».l

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