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Livorno, accolta la richiesta della difesa: il “pugile” Hamza lascia il carcere

di Stefano Taglione

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	L&rsquo;ingresso del tribunale penale di via Falcone e Borsellino (foto d&rsquo;archivio)

L’ingresso del tribunale penale di via Falcone e Borsellino (foto d’archivio)

Il trentacinquenne si trovava alle Sughere per maltrattamenti in famiglia

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LIVORNO. Il “pugile” Hamed Hamza lascia il carcere delle Sughere. Il tribunale, infatti, ha accolto l’istanza di Barbara Luceri, l’avvocata del trentacinquenne tunisino già imputato per l’omicidio preterintenzionale di Denny Magina – il ventinovenne livornese precipitato poco più di due anni fa dal quarto piano di una casa popolare occupata ci via Giordano Bruno dopo essere stato colpito, secondo l’accusa, con un pugno – e per lo spaccio di droga che sarebbe andato avanti, nel corso del tempo, in quello stesso appartamento della Guglia, poi chiuso dopo la tragedia.

La pronuncia

Una decisione che però non riguarda i due episodi per il quale è a processo insieme al connazionale trentunenne Amine Ben Nossra, dato che per questi non è stata disposta alcuna misura restrittiva, ma deriva da alcuni presunti maltrattamenti nei confronti di sua moglie. Per altro, nei mesi scorsi, nei confronti di quest’ultima aveva anche violato il divieto di avvicinamento, per questo palazzo di giustizia aveva disposto la misura cautelare, più afflittiva, del carcere (quella estrema, dato che fino a pochi giorni fa Hamza non avrebbe avuto un’abitazione per restare ai domiciliari, in realtà la prima opzione per il tribunale stesso). Individuato l’appartamento, adesso, il trentacinquenne ha quindi lasciato il penitenziario di via delle Macchie.

L’ultimo arresto

Il trentacinquenne, che in passato ha abitato nella zona della Guglia, era stato arrestato lo scorso fine settembre proprio per aver violato la misura cautelare nei confronti della donna, visto che era stato trovato in una sala slot del centro troppo vicina al locale dove lei stava lavorando. Poi era tornato in libertà. Qualche settimana, il giudice per le indagini preliminari Antonio Del Forno, aveva disposto la carcerazione preventiva. «L’uomo, già ampiamente noto ai carabinieri anche per i suoi pregiudizi in materia di droga per cui aveva manifestato evidente inclinazione a commettere reati – così avevano scritto i militari dell’Arma in una nota dopo l’accompagnamento in cella – dagli ultimi fatti avrebbe evidenziato anche una personalità dai tratti marcatamente violenti e insofferente al rispetto delle prescrizioni. L’autorità giudiziaria, rivalutata la sua posizione sulla base dell’informativa dei militari dell’Arma, ha emesso nei suoi confronti il provvedimento più afflittivo della custodia cautelare in carcere, rimedio unico ritenuto idoneo per evitare la reiterazione di condotte delittuose». Ora, però, trovata l’abitazione dove stare ai domiciliari è stata accolta l’istanza della sua avvocata.

Gli altri due processi

Lunedì scorso, fra l’altro, in tribunale era attesa la prima udienza in corte d’assise del processo per fare luce sull’omicidio preterintenzionale di Denny Magina, ma è stata rinviata a causa di un legittimo impedimento. Si terrà, quindi, a metà gennaio. Alla fine dello stesso mese è prevista invece una nuova udienza del procedimento penale collegato, quello per lo spaccio nell’alloggio popolare di via Giordano Bruno.  

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