Livorno, medico dell’ospedale arrestato per violenza sessuale sui pazienti
Infettivologo, 62 anni, di Orbetello, è ai domiciliari ed è interdetto dalla professione. L’Asl, che ha collaborato alle indagini, lo ha subito sospeso dal servizio
LIVORNO. È stato arrestato per violenza sessuale nei confronti di alcuni pazienti. Un medico del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Livorno e originario di Orbetello, il sessantaduenne Claudio Pantini, dal 9 agosto scorso è ai domiciliari in regime di custodia cautelare, è stato interdetto per un anno dalla professione medica e, per lo stesso periodo, non potrà ovviamente lavorare, visto che è stato sospeso dal servizio. Nei giorni scorsi, la procura labronica, ha informato l’Asl Toscana nord ovest e l’Ordine dei medici di Grosseto (dove è iscritto dal ’90) dell’esistenza dell’indagine a suo carico (e del fatto che si trova ai domiciliari) e l’azienda sanitaria, con il decreto numero 2675 firmato da Monica Desiderio – direttrice dell’Uosd Trattamento giuridico dell’Asl – , come da obblighi giuridici lo ha «sospeso dal servizio, con privazione della retribuzione», si legge nell’atto pubblicato sull’albo pretorio dell’ente.
Il decreto dell’Asl
Una decisione, anche se Pantini è naturalmente da ritenersi persona innocente e in questa fase fra l’altro ben lontana dal subire un processo, che ha i suoi effetti dallo scorso 10 agosto e della durata «di un anno (scadenza 9 agosto 2025) – si legge ancora nel provvedimento dell’Asl – salvo diverse comunicazioni da parte dell’autorità giudiziaria e salva restando l’adozione di altri eventuali provvedimenti anche di natura disciplinare», si legge nell’atto. In cui si stabilisce inoltre «di corrispondere al dipendente, per tutta la durata della sospensione dal servizio, il trattamento economico previsto dall’articolo 51, comma 7, del contratto collettivo nazionale del lavoro del 23 gennaio 2024, ovvero un’indennità pari al 50% dello stipendio tabellare, nonché la retribuzione individuale di anzianità».
Sospensione dall’albo
L’Asl è stata avvisata lo scorso 27 agosto, così come negli stessi giorni l’Ordine professionale. Quest’ultimo ha sospeso Pantini il 5 settembre: «È sospeso dall’Albo dei medici chirurghi – si legge infatti sul sito dell’organismo – dal 5 settembre del 2024 al 9 agosto del 2025». «Su questa vicenda non posso dire niente», le uniche parole al Tirreno della presidente dell’Ordine dei medici di Grosseto, Paola Pasqualini, che è anche coordinatrice nazionale per la medicina di genere. L’istituzione di autogoverno non ha potuto far altro che prendere atto della decisione notificata dalla procura.
Chi è il medico
Il sessantaduenne, nato a Orbetello il 10 marzo del ’62, ha frequentato le scuole in Maremma, si è laureato nell’aprile del 1990 in medicina e chirurgia all’Università di Siena, dove ha anche ottenuto l’abilitazione, e sempre nell’ateneo della città del Palio, l’8 novembre del ’94, si è specializzato in malattie infettive. Proprio in questo ambito lavorava all’ospedale di Livorno, reparto considerato eccellenza nel panorama toscano. Un medico preparato e apprezzato, a quanto risulta. Arrivato agli Spedali Riuniti 20 anni fa e da allora abitante in città, pur mantenendo saldo il legame con la Maremma, dov’è nato e cresciuto.
L’inchiesta
Sull’inchiesta a carico dell’infettivologo, ancora nelle fasi embrionali, vige il massimo riserbo. Tutto sarebbe partito dagli esposti scritti di alcuni pazienti, indirizzati alla direzione del reparto guidato dal primario Spartaco Sani, il quale insieme all’Asl Toscana nord ovest, si è attivato immediatamente, avvertendo le autorità competenti e collaborando con queste ultime per verificare quanto dichiarato. Poi sono arrivate le denunce e, da parte del tribunale, la misura cautelare degli arresti domiciliari (temporanea). Parallelamente, l’azienda sanitaria, come da prassi appena avrà un quadro più definitivo della vicenda avvierà l’iter per il procedimento disciplinare, previsto per le pubbliche amministrazioni, che nella prima fase prevede la contestazione dei presunti addebiti, che cristallizza l’ipotesi accusatoria del datore di lavoro, e poi la fase istruttoria.