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Il caso

Livorno, donna sfrattata dalla casa popolare: «Pagherò i debiti, ma lasciatemela»

di Stefano Taglione
Serenella Lazzerini (foto Franco Silvi)
Serenella Lazzerini (foto Franco Silvi)

La protesta di un’ex dipendente comunale, la sessantaseienne Serenella Lazzerini: «Vivo con due figli e una nipote»

23 dicembre 2023
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LIVORNO. «Sono disabile, in pensione e con due figli e una nipotina non posso finire in mezzo a una strada. Noi i requisiti per vivere in questa casa popolare li abbiamo e se mi fanno un contratto, come ritengo sia in mio diritto, posso pagare a rate tutti gli arretrati che mi chiedono. Ma andarmene no: è una punizione che non merito».

La protesta

Serenella Lazzerini ha 66 anni ed è una dipendente comunale in pensione, fatalità impiegata proprio all’ufficio casa, quello contro il quale ora è in disputa assieme a Casalp, l’ente provinciale proprietario dell’immobile. Si trova in via Foscolo, alle Sorgenti, e lì abitava suo suocero, in quanto dipendente dell’ex organismo a capo del palazzo, l’ex Istituto autonomo case popolari, per il quale lavorava come portiere. «Non riconoscono la mia titolarità a stare qui – racconta la donna – ma io ci posso stare, perché ci abitavano mio suocero e mio marito, entrambi deceduti. Ora sotto questo tetto viviamo io e mio figlio, con tanto di residenza, e mia figlia con la bimba piccola che però è solo domiciliata. Ho una pensione bassa e non posso pagare 70.000 euro subito, che sono i soldi che mi chiedono di arretrato, posso farlo e mi sono resa disponibile a saldare tutto nei tempi consoni a condizione, però, che venga stipulato un regolare contratto di affitto, in modo da avere una sicurezza per il mio futuro e per quello della mia famiglia». Gli arretrati – secondo la ricostruzione della signora – consisterebbero nella differenza fra l’affitto sempre pagato (70 euro al mese) e una rivalutazione di 450. Importo che avrebbe dovuto pagare nel corso degli anni e che ora si ritroverebbe a versare tutto insieme «o in sei rate, ma vorrei spalmarlo in più tempo».

La situazione

Secondo quanto appreso Casalp chiederebbe a Lazzerini un arretrato di 89mila euro e non le riconoscerebbe la possibilità di ricorrere a una sanatoria per mantenere l’alloggio. Il motivo è presto spiegato: secondo le regole in vigore la donna ha un Isee troppo alto e un reddito elevato. Motivo per il quale viene ritenuta in grado di cercarsi un’altra casa sul mercato. In passato, in ogni caso, ha tentato anche la strada della giustizia, perdendo tre ricorsi.

Lo sgombero

Nel frattempo nella casa non sono stati fatti più i lavori di manutenzione, né da parte della famiglia, né da parte di Casalp. È la donna stessa a raccontarlo, mentre il contenzioso con l’ente va avanti da decenni. «Gli ultimi sopralluoghi – conclude Lazzerini – risalgono addirittura al 2005, quando mio marito era ancora vivo». Ora, per la signora, si prospetta un Natale buio. Perché il 21 gennaio – stando alla lettera che ha ricevuto – dovrà lasciare l’appartamento di via Ugo Foscolo. l


 

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