Addio a Mauro Della Rosa, sindaco per sempre dell’isola di Capraia: «Siamo cresciuti con te»
Mauro, scomparso a 90 anni, per mezzo secolo ha fatto sbarcare i passeggeri dal traghetto e non solo: il ritratto di un grande personaggio
CAPRAIA. La storia di Mauro Della Rosa, scomparso a 90 anni, probabilmente non diventerà una serie Netflix, ma certamente resterà per parecchi anni nella memoria e nel cuore delle persone che lo hanno incrociato, conosciuto e amato lungo il porto di Capraia: «Per andare in paese serve il passaporto e io l’ho perso», ripeteva scherzando, mentre in bici andava da casa alla chiesina, luogo di cui si è sempre preso cura.
Dell’isola, infatti, resterà – anche perché lo è stato sul serio negli anni Ottanta – sindaco per sempre: custode di episodi felici e tragedie che hanno segnato la comunità dal Dopoguerra ai giorni nostri (era nato nel 1933), profondo conoscitore di ogni scoglio, mira e possibile scherzo di vento lungo il perimetro che va da porto Vecchio allo Zenobito e dal Turco fino a Bellavista. È la sua figura dinoccolata, gli occhi vispi, profondi e il naso pronunciato, la prima che migliaia e migliaia di turisti hanno visto sbarcando dal traghetto per mezzo secolo e più: «Fino alla metà degli anni Ottanta – raccontano sul porto – non c’era il molo di attracco e quando la nave entrava nel golfo veniva avvicinata da un grande gozzo, si chiamava “Tre Fratelli”, e al timone c’era proprio Mauro: capace di accostarsi al portellone laterale del traghetto con ogni vento, caricare passeggeri e merci e tornare in porto». Quando l’ingegneria ha cambiato la logistica dell’isola era lui che raccoglieva la cima che i marinai della Toremar («Addio, eri uno di noi», scrivono) lanciavano sul molo per poi legarla alle bitte. Ma qualche volta, soprattutto con Grecale e Libeccio capitava che il comandante non riuscisse a controllare il Capo Bianco, l’Oglasa e anche la Liburna, per attraccare. E allora Mauro riaccendeva “Tre Fratelli” e tornava alle vecchie abitudini: accostava il gozzo al portellone e faceva scendere (e salire) i passeggeri «senza macchina» per non farli tornare indietro. Ma Maurino non è stato solo il Caronte di chi ha avuto il privilegio di arrivare nel paradiso di Capraia, sull’isola è stato benzinaio, pescatore per diletto. Addirittura tra gli anni Cinquanta e Settanta «a bordo di “Nonno Beppe” andava a Livorno faceva le provviste e le distribuiva sull’isola». Barzellettiere, capace di aggiustare motori di ogni tipo, tifoso del Milan «nonostante Berlusconi», super campione di parole crociate, duro e affettuoso come tutti quelli che hanno un pezzetto di scoglio vulcanico nel cuore.
Scrive il sindaco Lorenzo Renzi: «Ti ricordiamo così nitidamente fino da piccini, quando col “Tre Fratelli” abbordavi per farci sbarcare. Ricordiamo le tue battute, il tuo spirito salace. Fai parte di un vissuto che ci coinvolge tutti, come un amico che c’è sempre stato, da sempre. Sei stato sindaco, ma sei stato molte altre cose e soprattutto sei stato un’anima profonda e sincera di questa comunità. Oggi hai deciso di raggiungere la tua amata Anna e tutti noi siamo più poveri, più tristi, più soli». Mauro tornerà a Capraia nei prossimi giorni, accompagnato dai quattro figli; Maria, Viviana, Lucia e Manlio. Sarà l’ultima tappa di un viaggio cominciato il 3 luglio scorso quando ha lasciato la sua casa. Un momento di quella traversata l’ha fermato in una foto Simone Fabi: c’è un signore anziano sul ponte della nave, guarda avanti ma vorrebbe tornare indietro, sull’isola di una vita, il cui profilo spunta alle sue spalle. Un bellissimo inizio per un film.