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Festival umorismo 2023
L’appuntamento

Festival dell’umorismo, Aprea: «La comicità deve destabilizzare. Con Makkox si parla di cambiamenti»

di Dario Serpan
Festival dell’umorismo, Aprea: «La comicità deve destabilizzare. Con Makkox si parla di cambiamenti»

L’attore sceneggiatore sabato sul palco del Goldoni: «Adoro la città e il vostro mare»

10 maggio 2023
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LIVORNO. Ridere può aiutarci a cambiare lo stato delle cose? Affrontare i temi dell’attualità con l’umorismo può fare luce su una realtà sempre più complessa, in un momento storico delicato e ricco di incertezze? A Livorno ci si proverà al festival dell’umorismo “Antani. Comicità e satira come se fosse”, dove sabato 13 maggio arriverà Valerio Aprea (alle 19.30 al Teatro Goldoni), che porterà il suo live show intitolato “Dialoghi sul cambiamento” con Makkox (fumettista, autore tv e protagonista di Propaganda Live su La7).

Attore, protagonista della scena teatrale italiana, sceneggiatore della serie di culto Boris e anche lui volto televisivo con i suoi monologhi a Propaganda Live, Aprea si confronterà con Makkox (e con il pubblico) in maniera originale e ironica sui grandi cambiamenti della nostra epoca.

Che spettacolo dobbiamo aspettarci?

«Una sorta di reading, chiacchierata, incontro con il pubblico, dove io e Makkox dialoghiamo sul concetto di cambiamento e di quanto sia ancora ipotizzabile per noi e a livello globale. Sarà una circumnavigazione intorno alla sfera delle possibilità di mutare il corso delle cose in cui siamo immersi tutti a livello planetario, politico, ambientale. Tutto va a rotoli, tutto è sbagliato: ma siamo ancora in grado di cambiare? E se sì, a cosa andiamo incontro?».

Cambiamento è una parola molto abusata ai tempi del Pnrr: non trova?

«Certo, ma noi la buttiamo sul versante dell’umorismo, soprattutto dell’assurdo».

Quanto le piace l’idea di un festival sull’umorismo?

«Trovo che sia doveroso farlo, soprattutto se diretto da uno come Luca Bottura. A prescindere dalle epoche, fare ironia sulle cose della vita è imprescindibile, ma in un momento come questo lo è a maggior ragione: è una delle armi con cui si può fronteggiare la realtà che ci lascia perplessi».

Nel nome del festival c’è una parola. “Antani”, che rimanda dritti al celeberrimo film “Amici miei”: scelta azzeccata?

«È un coniglio dal cilindro. Siamo cresciuti con quel tipo di commedia all’italiana, feroce, un capolavoro, monumento della comicità e dell’ironia. Cose che a Livorno ci stanno benissimo, quale patria di quel tipo di iconografia».

Quindi a Livorno torna volentieri?

«Ne sono innamorato. Sono venuto 3 anni fa a Effetto Venezia, con uno spettacolo sui monologhi di Mattia Torre, e ho scoperto una città dove non ero mai stato, che ho trovato meravigliosa e che mi è entrata dentro. Per non parlare del mare che avete».

Quanto siamo distanti oggi, dai modelli di commedia e comicità del passato?

«Non mi sento di fare raffronti con il passato, perché la vita si evolve, in meglio o in peggio, ma ogni decennio è una storia a sé. Il cambiamento è anche movimento, diversità. Non so se siamo involuti in Italia a livello di comicità, ma eventualmente anche l’involuzione è una forma di evoluzione. Anche ai tempi di Amici miei, però, c’erano cose brutte: oggi abbiamo cose molto più raffinate, ma non ci sono più attori come Ugo Tognazzi».

Secondo Mattia Torre, sceneggiatore mancato nel 2019 a cui era molto legato, la comicità serve «per far salire il pubblico a bordo, e poi farlo stare male». Definizione calzante per una città di mare.

«Io soffro il mal di mare, ma la comicità ha l’obbligo di destabilizzare, di non confortare. A me piace proprio la comicità non confortante».

Le piace particolarmente anche la formula dei monologhi e della stand-up comedy?

«Sì, è la disciplina del mestiere d’attore in cui forse più mi riconosco. Nel monologo esprimo al meglio la maschera che sono. Ma mi piace anche fare l’attore davanti alla macchina da presa».

Cos’altro c’è nel suo presente?

«È appena uscita su Sky la seconda stagione di “A casa tutti bene”, la serie diretta da Gabriele Muccino, in cui interpreto una parte. Poi continuo ad andare in giro con i miei monologhi».

Tra le sue trovate c’è il Fantacitorio, il gioco a base di politica sulla scia del FantaSanremo. Quali sono oggi le “perle” dei politici che valgono più punti?

«Parlano da sé. I nostri politici oggi superano addirittura il gioco stesso. Accadono cose per le quali non esiste un punteggio compatibile. In generale, questo è un gioco che vale per sempre, purtroppo. Io credo fermamente nella possibilità di dare il proprio apporto politico senza fare politica dichiarata, anche solo con la propria postura professionale e artistica».
 

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