Il Tirreno

Livorno

Il reportage

Viaggio in Corea dopo la rapina al tredicenne: «Rischioso andare in giro da soli, abbiamo paura»

di Stefano Taglione
Anziani al centro “Zanni Andrea” di via don Davide Albertario (foto Daniele Stefanini/Agenzia Franco Silvi)
Anziani al centro “Zanni Andrea” di via don Davide Albertario (foto Daniele Stefanini/Agenzia Franco Silvi)

Molti anziani come ogni mercoledì mattina si ritrovano al centro “Zanni Nadea”. «Questo rione è abbandonato, i politici li abbiamo visti solo prima delle elezioni»

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LIVORNO.  «La rapina ai danni del ragazzino di 13 anni è un fatto gravissimo, qualcosa che qui francamente non avevamo mai sentito. In ogni caso, il nostro quartiere, resta abbandonato. Un po’ come tutte le periferie d’Italia. Faccio un esempio: con mia moglie vivo in un condominio di Casalp, in un alloggio popolare, e subito prima delle elezioni qui al centro anziani vennero parecchi politici a sentire come stavamo, quali problemi avessimo. E presero nota, ascoltando tutti. Ho spiegato loro che il portone del mio palazzo veniva giù, che qualcuno poteva morirci sotto. Competerebbe all’istituto provinciale sostituirlo, ma in tutti questi anni non è cambiato nulla. È ancora lì. In Corea, i politici, io li ho visti solo prima delle elezioni».

A parlare è Orlando Manteri, un abitante coreano di via Tito Speri. È uno dei tanti che frequentano il centro anziani “Zanni Nadea” di via don Davide Albertario, a pochi passi da dove abita la famiglia del ragazzino che poco dopo le 19.30 di martedì 14 marzo, vicino alle scuole Modigliani di via Agnoletti, è stato accoltellato da uno sconosciuto (forse un cittadino nordafricano) mentre portava in giro il cane e rapinato del suo iPhone 11, finendo sotto choc in ospedale, dove è rimasto ricoverato fino a ieri in pediatria. «Incredibile che questa persona abbia aggredito e ferito un tredicenne – si sfoga Manteri – io lo prenderei a legnate se lo trovassi. Bisogna essere una carogna anche solo per pensarla una cosa del genere, ma credo purtroppo che prossimamente certi episodi non potranno che aumentare, visto che questo quartiere è abbandonato a se stesso, come molti altri luoghi periferici dello Stivale».

Anche Lauro Bassi, che siede sul tavolo accanto ed è in attesa di pranzare, non vede una soluzione a breve termine. Ed è molto negativa: «La situazione è peggiorata – taglia corto – e anziché migliorare, purtroppo, in questo mondo tutto sta peggiorando inesorabilmente». Corrada Poggi, per tutti “Corradina”, ha appena raggiunto con il suo deambulatore il centro anziani, «perché qui – commenta – il mercoledì fanno un pranzo succulento ed è un punto di riferimento per tutti noi abitanti del rione». «Il pericolo purtroppo fuori c’è sempre, ma io esco poco – commenta – Se ho paura? Certo. Ho paura anche quando mi suonano al citofono, visto che spesso dall’altra parte ci sono i truffatori. L’ho letto sul Tirreno e visto in televisione, fanno i raggiri e ti rubano tutto. Per altro io abito al piano terra e sono anche più a rischio». Il paragone con una decina di anni fa, secondo la donna, non regge più. «All’epoca portavo il cane a fare le passeggiate alle 2 o 3 di notte – ricorda – e Corea era sicurissima. Se lo facessi ora rischierei la vita. Prima questa zona era molto più tranquilla e lo scenario, nel frattempo, è radicalmente mutato. Certo, anche io sono più anziana e certamente potrei essere un bersaglio più facile per i malviventi rispetto a 10 o 20 anni fa».

Tutti, al centro anziani, hanno saputo del ragazzino di 13 anni rapinato. Anche perché in molti conoscono la famiglia, il cui cortile condominiale affaccia proprio di fronte alla struttura di cui è presidente Luciano Raglianti. «Persone perbene», spiegano alcuni frequentatori del circolo, chiaramente solidali con loro. «La situazione nel tempo è peggiorata – le parole di Giancarla Calafà – e l’episodio che ha visto protagonista, suo malgrado, questa ragazzino è veramente molto grave. Io ho paura ad andare in giro e mi sento al sicuro solo quando c’è mio marito». «Io passo la maggior parte del tempo in casa – le parole di Ada Citi, 91 anni – non sono abituata al mondo di oggi, dove vedo tante cose fatte male».

Luigi Villano, al solo sentire parlare della rapina, perde la pazienza. «Ogni volta che vengo qui e parliamo della situazione del quartiere mi arrabbio – commenta – perché effettivamente è tutto peggiorato. Come si può dare una coltellata a un ragazzino di 13 anni? Come si può, in generale, aggredire una persona con un coltello? Tempo fa, sempre qui, una persona è stata massacrata di botte per una catenina, un braccialetto e un orologio. Ma è normale? Come possiamo sentire cose del genere? Mi viene da pensare che l’unica soluzione sia andare con due pistole in tasca come nel Far West. Io abito qui da 36 anni, prima vivevo in corso Mazzini, poi hanno buttato giù il palazzo e mi hanno dato una casa popolare nel rione».

Fra i luoghi più critici, secondo gli abitanti, c’è piazza Saragat, dove c’è il supermercato Pam. Proprio fuori dal punto vendita, dal lato della farmacia, stazionano senzatetto e altre persone che non aumentano il livello della sicurezza percepita. «Sì, lì c’è veramente di tutto e di più – spiega Silvana Lampis, moglie proprio di Villano – ed è una zona tremenda, purtroppo un po’ come tutta Corea. Io non ho mai avuto paura di andare in giro per queste strade, ma ora ne ho eccome. Sarà anche l’età che avanza e la sensazione di sicurezza che diminuisce. Ma è così».

Maria Pieroni, per il centro anziani, è consigliera, cameriera, barista e segretaria. Con grande passione lo porta avanti insieme a tutto il collettivo guidato dal presidente Luciano Raglianti, un’istituzione in via don Davide Albertario e non solo. Il loro centro, infatti, è un simbolo di socialità e solo il mercoledì, a pranzo, raduna decine di persone del quartiere che stanno insieme, parlando e divertendosi. Come ieri quando Il Tirreno li è andati a trovare. Una bellissima atmosfera turbata, però, dalla lettura delle pagine del nostro giornale, dal quale hanno saputo della rapina ai danni del ragazzino di 13 anni, che con la sua famiglia abita proprio in un condominio dall’altra parte della strada. È un loro vicino di casa, praticamente. «Anche io, come l’adolescente rapinato, prima uscivo a camminare con il cane – spiega la consigliera del circolo, che in passato ha subìto diversi fra furti e spaccate e da tempo si è dotato di un buon sistema di telecamere che i ladri li sta fermando – ma ora non lo faccio più, ho paura. Corea è decisamente peggiorata nel corso del tempo e la sicurezza manca. Per altro, soprattutto nelle ore notturne, c’è tanto spaccio. Lo ripeto: io, a portare al spasso il cane, qui non ci vado più».


 

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