Il Tirreno

Livorno

L'INTERVISTA

Andrea Pennacchi-Pojana: «Vi racconto i miei personaggi»

di Claudio Marmugi
Andrea Pennacchi-Pojana: «Vi racconto i miei personaggi»

La rivelazione assoluta dello show italiano a Livorno, in Fortezza Vecchia. «C’è un percorso teatrale che lega narrazione e musiche»

28 luglio 2022
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Livorno E’ uno spettacolo di altissima caratura quello che arriva in Fortezza Vecchia domani sera, venerdì 29 luglio alle 21.30, per il “Good Vibrations Summer Festival”, organizzato da Good Vibrations Entertainment in collaborazione con “Cose di Spettacolo”.

Il grandissimo Andrea Pennacchi, rivelazione assoluta di questi ultimi anni, porterà in scena “Il Pojana e i suoi fratelli”, un monologo-recital che offre una visione del mondo sfaccettata e inedita, utilizzando il “micro” per arrivare al “macro” (biglietti su TicketOne da 15 a 24.50 euro più prevendita).

Attore, autore, regista, drammaturgo, costruttore di personaggi feroci e fortemente satirici, Pennacchi, dopo un ventennio pieno passato in teatro (ha debuttato a Padova nel 1993) è approdato al grande pubblico con un video diventato virale su Youtube “Ciao Terroni” dove faceva la sua prima sconvolgente apparizione il “Pojana” – leghista veneto che dispensa perle di saggezza popolare – adottato subito da “Propaganda Live” la trasmissione di Zoro e Makkox su La7, del quale dal 2018 è diventato ospite fisso.

Pennacchi è molto attivo anche al cinema: nel suo curriculum una ventina di pellicole, tra cui “Suburra”, “Troppa grazia”, “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, “Arrivano i Prof!” e il recentissimo “Corro da te”. Ha lavorato anche con l’indimenticato Carlo Mazzacurati (“La giusta distanza” e “La sedia della felicità”) e Andrea Segre (“Io sono Li”, “La prima neve”, “Welcome Venice”), caratterizzando sempre personaggi forti, diversissimi tra loro, a volte cattivi, altre volte deboli, buffi o teneri. A proposito del suo modo di concepire i personaggi che porta in scena, Pennacchi si racconta al Tirreno.

Pennacchi, pensa che se il Pojana si candidasse alle prossime elezioni verrebbe eletto?

«Beh, siccome ha una componente di simpatia nonostante tutte le cose anche repellenti che dice, sicuramente qualche voto lo prenderebbe. Però, a un suo modo (anche un po’ perverso) è un puro – e alla fine, sono sicuro, le elezioni le perderebbe. Il Pojana non è adatto all’arena politica».

Ma i suoi personaggi “ci sono o ci fanno?

«Il lavoro sul personaggio non è mai una presa in giro del personaggio. E’ cercare di capire quella parte di te che risuona di quello che il personaggio dice. L’obiettivo è quello di cercare un lavoro fatto bene, di arrivare al punto, di essere lui in toto senza snaturare. Deve rimanere l’ambiguità, è fondamentale. Questa è un po’ la chiave di quello che costruisco. E’ come camminare sul filo. Altrimenti, fai un comizio o prendi in giro il personaggio – e per me non va bene nessuna delle due alternative».

Ha appena finito di lavorare con un livornese, Francesco Bruni, nella serie di Netflix “Tutto chiede salvezza”. Che esperienza è stata?

«Francesco è un artista straordinario. Sia come regista che come sceneggiatore. E’ un uomo di grandissima sensibilità e ha un rispetto per gli attori che è cosa rara. Vedrete, il lavoro è particolarmente bello, toccante. I ragazzi coinvolti sono uno più bravi dell’altro. Per me è stato un onore essere uno dei “vecchi” che davano una mano lì, nell’ospedale psichiatrico. Spero che si ripeta l’occasione di lavorare con Francesco. Pensa che, a proposito di livornesi, dovevo fare anche il film nuovo di Virzì, quello che sarà a Venezia (“Siccità”, ndr). Ma il Covid mi ha spezzato le gambe al momento delle riprese. Ero in ospedale quando avrei dovuto girare».

Tra i fratelli del Pojana il pubblico rimarrà stupito più da qualcuno in particolare?

«Essenzialmente, Edo il Security, Tonon il Derattizzatore, Alvise il Nero, sono tutti figli miei. La cosa che mi piace è che la collezione di personaggi che lo spettatore si troverà davanti in Fortezza Vecchia è costruita ad hoc. C’è un percorso teatrale dentro, un filo rosso che lega la narrazione alle musiche. C’è un gioco molto importante coi due musicisti in scena che fa parte della storia. Spero che questa costruzione arrivi al pubblico». l
 

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