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La battaglia di mister pallavolo contro il Covid: «Robe ha lottato fino alla fine»

Federico Lazzotti
Roberto Lavorenti, 58 anni
Roberto Lavorenti, 58 anni

Roberto Lavorenti è stato prima giocatore, poi allenatore: è stato il più giovane tecnico di serie A: «Lo sport livornese perde un maestro»

28 aprile 2021
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LIVORNO. Non è bastato l’affetto, tantissimo, del suo pubblico che ha tifato per lui ogni giorno, in una partita lunga un mese e mezzo: messaggi, preghiere, dita incrociate. L’affetto dei sui familiari, la moglie Lorella, i figli. Le loro speranze di abbracciarlo ancora. Le visite nel reparto di Rianimazione per stargli più vicino. Per dargli forza e coraggio. L’ultima del figlio Alessandro la settimana scorsa. «La situazione è peggiorata – scriveva dopo essere uscito dall’ospedale di Livorno – babbo è completamente sedato, ma i medici dicono che c’è ancora una speranza. Voi, noi e soprattutto babbo dobbiamo continuare a lottare».

E Roberto Lavorenti, mister pallavolo, ha combattuto fino all’ultimo punto contro il virus. Come ha sempre fatto, perché non sapeva fare diversamente, in campo: prima da giocatore schiacciare a terra palloni, e poi in panchina, da allenatore. Il più giovane d’Italia ad aver guidato una squadra di serie A. Erano gli anni Novanta. E lui aveva solo ventisette anni. Da allora ha insegnato volley con ironia e competenza a centinaia di ragazze, tra cui la figlia Francesca, e ragazzi che oggi lo piangono. Non faceva differenza, per lui, se erano palestracce di periferie o palazzetti con migliaia di tifosi, magari per giocarsi l’ennesima finale promozione.

Nel novembre scorso, alla soglia dei 58 anni, la decisione di lasciare la panchina della squadra femminile di Cecina, in serie B, proprio per il timore di essere contagiato. «Dalla nascita – confidava al Tirreno dopo le dimissioni – ho un asma bronchiale, per questo sono un soggetto fragile». Da qui la scelta di fare un passo indietro. «Per me la pallavolo è uno sport e non un lavoro – spiegava – e nonostante l’abbia sempre praticata in modo professionale sia come giocatore che come tecnico, per dirigere una squadra occorre una condizione psicofisica adeguata, e in questa situazione la mia testa non è sgombra da pensieri come dovrebbe».

Ma a tutti, a cominciare dalle sue ragazze, aveva fatto una promessa: «Sia chiaro, non lascio la pallavolo per sempre. Quando ci saranno le condizioni per lavorare con un minimo di tranquillità, allora sarò pronto senza dubbio a riprendere ad allenare se qualcuno mi vorrà dare fiducia». Invece l’avversario che tanto temeva, lo ha avvicinato e battuto. Ad annunciare la scomparsa il figlio: «Abbiamo perso – scrive – un pezzo importantissimo della nostra famiglia, ma siamo sicuri che lui da lassù continui a guidarci come ha fatto per tutta la sua vita. Tutta la famiglia è grata per la vicinanza e per il sostegno che ci avete dato per tutto questo tempo. Ci teniamo a ringraziare dal profondo del cuore i medici e gli infermieri che hanno provato a salvarlo fino all’ultimo secondo».

Racconta trattenendo le lacrime Paolo Montagnani, oggi apprezzato allenatore e in quegli anni ruggenti del volley livornese prima compagno di squadra e poi giocatore di mister Lavorenti quando sulla panchina del Tomei prese il posto di Montagnani senior. «Con Robe se ne va una parte importante della mia vita. Mi ha praticamente insegnato a giocare a pallavolo. Siamo stati compagni di squadra e poi è stato il mio allenatore. Insieme abbiamo fatto mille allenamenti e mille partite, insieme o da avversari, condividendo una passione. Per me, come per tantissimi ragazzi e ragazzi, è stato un punto di riferimento».

Di aneddoti da ricordare ce ne sarebbero talmente tanti che è difficile sceglierne uno. «Però – va avanti – una cosa posso dirla: incarnava il livornese al cento per cento. Era schietto, simpatico. E soprattutto non voleva perdere nemmeno a carte dopo una braciata».

L’ultima volta che si erano visti, l’estate scorsa, si erano fatti proprio una promessa. «Appena finisce tutto facciamo una bella cena tutti insieme. Non c’è stato tempo». —

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