Guerra, droni russi sulla Polonia: si alzano in volo i caccia – «Siamo stati aggrediti», svolta nel conflitto
Il premier Donald Tusk ha confermato che gli obiettivi individuati erano droni d’attacco, definendo l’episodio un vero e proprio «atto di aggressione» contro la sicurezza nazionale
Nella notte tra martedì e mercoledì 10 settembre la Polonia ha vissuto un episodio senza precedenti: diversi droni russi hanno attraversato lo spazio aereo del Paese, costringendo l’esercito a far decollare i caccia per neutralizzare la minaccia. L’operazione di difesa ha avuto conseguenze immediate, tra cui la sospensione temporanea delle attività in quattro scali aeroportuali, incluso lo Chopin di Varsavia. Le autorità hanno inoltre invitato i residenti di Masovia, Podlachia e Lublino a rimanere in casa fino al cessato allarme.
La reazione del governo polacco
Il premier Donald Tusk ha confermato che gli obiettivi individuati erano droni d’attacco, definendo l’episodio un vero e proprio «atto di aggressione» contro la sicurezza nazionale. Varsavia ha ringraziato la NATO e i Paesi partner che hanno contribuito alla difesa aerea, in particolare i Paesi Bassi, impegnati con i caccia F-35 nelle operazioni di intercettazione.
L’allarme di Kiev
Da parte ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha parlato di almeno otto droni diretti verso il territorio polacco. Un fatto che, a suo giudizio, segna «un precedente estremamente pericoloso per l’Europa». Zelensky ha ribadito la necessità di impedire un allargamento del conflitto, sottolineando che Mosca «deve essere fermata prima che la guerra superi nuovi confini».
Mosca e la strategia dell’escalation
Il vice ministro degli Esteri ucraino Andriï Sybiga ha aggiunto che il Cremlino continua a testare la capacità di reazione dell’Occidente. «La Russia mette alla prova i limiti del possibile – ha dichiarato – e se non incontra una risposta ferma, procede a un nuovo livello di escalation». Secondo Kiev, l’impiego coordinato di droni di fabbricazione russo-iraniana nello spazio aereo della NATO dimostra che l’aggressione non è stata casuale, ma un chiaro segnale politico e militare.