L’Iran risponde al raid Usa: missili contro le basi americane in Qatar e Iraq
Sentite esplosioni a Doha. A essere presa di mira la base aerea di Al Udeid: «Missili intercettati, ci riserviamo il diritto di rispondere»
La risposta dell'Iran ai bombardamenti degli Stati Uniti è arrivata. I missili di Teheran hanno preso di mira la base aerea americana di Al Udeid in Qatar: «Una risposta potente e di successo all'aggressione dell'America», l'ha definita la tv di Stato iraniana, dando l'annuncio accompagnato da una musica marziale. «Non siamo stati noi a iniziare la guerra, né la desideravamo; ma non lasceremo senza risposta l'aggressione contro il Grande Iran», aveva avvertito poco prima il presidente iraniano Masoud Pezeshkian in un post su X.
Missili intercettati e nessuna vittima
A Doha sono state udite esplosioni e i cieli del Qatar sono stati illuminati dalle scie dei missili, ma secondo quanto riferito dal Paese del Golfo i razzi sono stati intercettati e non sono state registrate vittime. Sono stati lanciati tanti missili quante erano state le bombe sganciate dagli Usa sui 3 siti nucleari iraniani attaccati nella notte fra sabato e domenica, ha voluto sottolineare il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano, segnalando con questa precisazione un probabile desiderio di allentare la tensione. Nel momento in cui venivano battute le notizie dell'attacco in Qatar, Donald Trump e i vertici militari erano riuniti nella Situation Room della Casa Bianca per seguire gli sviluppi. Secondo quanto filtrato da fonti dell'amministrazione Usa alla Cnn, il presidente si aspettava una rappresaglia di Teheran ma Trump non desidera un ulteriore impegno militare nella regione.
La condanna del Qatar
«Lo Stato del Qatar condanna fermamente l'attacco» e «consideriamo ciò una flagrante violazione della sovranità», ha fatto sapere Doha, aggiungendo che «si riserva il diritto di rispondere». In allerta per un possibile attacco, il Qatar aveva annunciato poco prima la chiusura del suo spazio aereo. Una mossa adottata qualche ora dopo che l'ambasciata Usa aveva diramato un avviso in cui esortava i cittadini statunitensi presenti nel Paese a «rimanere al riparo fino a nuovo avviso».
L’attacco in Iraq non rivendicato
Fonti hanno riferito che è stata attaccata anche una base in Iraq, quella di Ain al-Assad che ospita truppe Usa, ma Teheran non ha rivendicato questo attacco, che potrebbe essere stato realizzato da milizie. L'attacco in Qatar è giunto al termine di una nuova giornata di attacchi su Teheran.
L’attacco di Israele in Iran
In questo 11esimo giorno di guerra, Israele ha esteso la sua operazione contro l'Iran tornando a colpire il sito nucleare di Fordo (ha attaccato le strade d'accesso all'impianto) e prendendo di mira anche obiettivi particolarmente simbolici come il famigerato carcere di Evin, di cui è stata colpita una delle entrate - tristemente noto perché vi vengono detenuti attivisti politici e stranieri con doppia cittadinanza spesso usati come “merce di scambio” nelle trattative - e il quartier generale delle forze militari che hanno represso le recenti proteste. Israele sta «attualmente colpendo con un regime di forza senza precedenti obiettivi e organi di repressione governativi nel cuore di Teheran», ha sintetizzato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. Intanto, mentre dense colonne di fumo si alzavano sopra Teheran, Israele è stato attaccato con un'altra raffica di droni e missili iraniani.
L’incontro Araghchi-Putin
Nelle stesse ore il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, veniva ricevuto al Cremlino da Vladimir Putin, con il quale ha discusso di «possibili prospettive per una soluzione pacifica». Contro l'Iran c'è stata «un'aggressione immotivata e priva di giustificazione», ha affermato Putin, ma il suo portavoce Dmitry Peskov ha precisato che l'attacco Usa non influenza i rapporti fra Mosca e Washington e che un colloquio fra Trump e Putin può avvenire in qualunque momento. Si è aperto intanto il dibattito sull'ipotesi di un “regime change” dopo che domenica Donald Trump l'ha evocato in un post su Truth. «Non è politicamente corretto usare il termine “cambio di regime”, ma se l'attuale regime iraniano non è in grado di RENDERE L'IRAN DI NUOVO GRANDE, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime???», aveva scritto il tycoon coniando l'acronimo MIGA, per “Make Iran Great Again”. «Non credo che possiamo sostituirci a un popolo per cambiare i suoi leader», si è fatto sentire Emmanuel Macron da Oslo. Ma la Casa Bianca ha fatto una precisazione, affermando che non c'è stato un cambio di posizione: «Il presidente stava semplicemente sollevando una domanda che credo molte persone in tutto il mondo si stiano ponendo: se il regime iraniano si rifiuta di abbandonare il suo programma nucleare o di avviare colloqui, se si rifiuta di impegnarsi nella diplomazia, perché il popolo iraniano non dovrebbe ribellarsi a questo brutale regime terroristico?», ha detto la portavoce.