Firenze arroventata, torna l’allerta: è arancione da domani. Le 7 “isole di calore” (qui l’asfalto scotta) da evitare
Il termometro salirà fino a 35 gradi percepiti martedì, e 36 mercoledì. Ma a terra, dove si vive e si cammina, le temperature reali sono ben più alte
FIRENZE. Una cappa africana è tornata ad abbattersi su Firenze. Il bollettino del Ministero della Salute, redatto insieme al Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, alza il livello di guardia per il caldo: oggi è solo codice giallo, ma domani (martedì 24 giugno) e mercoledì scatterà l’arancione, che prevede un rischio sanitario moderato-alto per anziani, bambini e persone con patologie croniche. Il termometro salirà fino a 35 gradi percepiti martedì, e 36 mercoledì. Ma sono attese punte anche di 40 gradi. E a terra, dove si vive e si cammina, le temperature reali sono ben più alte.
Un anticiclone dal Sahara
A spingere il caldo è ancora una volta l’anticiclone subtropicale, lo stesso che da settimane domina il bacino del Mediterraneo. Dall’Africa risale aria calda e secca che incontra l’alta pressione delle Azzorre. Un incontro che soffoca le città e chiude ogni spiraglio di vento. L’effetto, ormai familiare, è quello di un forno che si accende nelle ore centrali e non si spegne più fino al tramonto.
Le isole di calore che arroventano la città
Nel cuore di Firenze il caldo si concentra in veri e propri focolai urbani. Le isole di calore sono porzioni di città dove l’asfalto, i palazzi ravvicinati e la scarsità di verde trasformano il paesaggio in una superficie bollente. Un’indagine del Cnr e dell’Università di Firenze ha rilevato che queste zone possono raggiungere 45-50 gradi al suolo. Le aree più critiche sono:
- Mercafir e Viale Guidoni, dove l’asfalto industriale registra le temperature più alte
- Via Pratese, priva di ombra e densamente trafficata
- Osmannoro, distretto commerciale e industriale senza alberature
- Via Giuseppe di Vittorio, costruzioni compatte e poca ventilazione
- Piazza del Mercato Centrale, dove l’affollamento moltiplica la calura
- Largo Annigoni, nodo urbanistico senza sfogo termico
- Zona stazione – Santa Maria Novella, uno dei punti più roventi del centro
Nelle ore di punta, in questi luoghi le temperature percepite superano i 40 gradi, anche se i bollettini parlano di valori inferiori. A differenza delle medie ufficiali, il corpo umano percepisce il caldo prodotto dai materiali, dal traffico e dalla folla.
Arrivano i rifugi climatici
Per offrire una tregua alla popolazione, Palazzo Vecchio ha pubblicato online una mappa dei rifugi climatici: spazi refrigerati, biblioteche, centri sociali, parchi e piazze alberate dove cercare sollievo. Le aree verdi come le Cascine e i Giardini di via Maragliano sono fra i pochi luoghi in cui il termometro scende sotto i 30 gradi. Una rete ancora fragile, ma che rappresenta una prima risposta alle nuove emergenze climatiche urbane.
Il decalogo del Ministero: come difendersi dal caldo
Contro il caldo estremo esiste un protocollo semplice, ma spesso ignorato. Il Ministero della Salute ha diffuso un decalogo con dieci regole per ridurre i rischi, soprattutto per le persone più vulnerabili:
- Restare in casa tra le 11 e le 18
- Schermare le finestre esposte al sole
- Usare l’aria condizionata senza eccessi (25-27 °C), evitare ventilatori sopra i 32 gradi
- Bere spesso, anche se non si ha sete
- Limitare alcolici, caffè e pasti abbondanti
- Vestire con abiti leggeri, chiari e traspiranti
- In auto, ventilare l’abitacolo prima di partire e non lasciare mai persone o animali all’interno
- Evitare l’attività fisica durante le ore più calde
- Controllare anziani, bambini, persone fragili e offrire aiuto
- Lasciare acqua fresca agli animali domestici in zone ombreggiate
Il caldo non è uguale per tutti
Firenze è attraversata da una diseguaglianza termica sempre più visibile. Chi vive in zone alberate, con edifici ventilati o vicino a spazi verdi, percepisce una temperatura diversa rispetto a chi abita in palazzoni senza ombra, magari all’ultimo piano. Il caldo estremo non è solo una questione climatica: è un fattore sociale. Le mappe aiutano, ma servono alberi, materiali riflettenti, rifugi climatici diffusi. E una nuova urbanistica del sollievo.