Nuovo bagnetto, stop ai lavori: sigilli al cantiere di Villa Gaia
Marina di Grosseto: sotto la lente il manufatto progettato per la società amministrata da Vasellini dopo oltre un decennio per avere la concessione
GROSSETO. Sequestro preventivo ai sensi dell’articolo 321 del Codice di procedura penale operato dal Comando carabinieri tutela del patrimonio culturale di Firenze: dietro ai sigilli il cantiere di Etruria Nova, la società della famiglia Berti proprietaria dell’hotel Terme Leopoldine, per il futuro stabilimento balneare – dove qualcosa, nei lavori, si ritiene, possa non essere stato fatto correttamente – che l’amministratore Amedeo Vasellini sogna di realizzare lì da oltre un decennio.
Il tratto di arenile tra i bagni Pineta e Sirena fa parte della storia di Marina di Grosseto. Dall’immediato dopoguerra e fino ai primi anni Settanta ospitò la colonia della Snia Viscosa e i bambini che venivano da tutta Italia per soggiornare alcune settimane in Maremma. Una volta andate via le suore, la spiaggia divenne ritrovo degli studenti che si fermavano a Villa Gaia con i pullman della Rama per trascorrere una giornata al mare. Con il passare degli anni, poi, la zona perse il proprio fascino e gli ombrelloni, in quel tratto, diventato ufficialmente libero, si diradarono.
Le prime richieste di concessione presentate da Etruria Nova risalgono a una dozzina di anni fa. Oggetto del bando di gara dell’agosto 2021 era stato l’affidamento di una “concessione demaniale marittima con finalità turistico ricreativa per l’esercizio di attività connesse alla balneazione e specializzazione per portatori di handicap, in un’area complessiva di 3. 850 metri quadri; di cui 3. 550 come area scoperta e 300 di zona coperta. Con un fronte mare di circa 30 metri lineari e un lato monte di circa 40”. Era previsto che l’aggiudicatario versasse un “canone annuo di 5. 214 euro, salvo verifiche, oltre all’imposta regionale sulle concessioni del Demanio marittimo”. L’investimento previsto in quell’occasione da Etruria Nova era stato quantificato in 550mila euro, solo per la parte coperta dedicata ai servizi.
Poi vennero le aggiudicazioni (prima quella temporanea e poi quella definitiva) e nel frattempo le proteste per il paventato addio a quell’ultimo fazzoletto di sabbia libera, e un ricorso al tribunale amministrativo regionale vinto dal concessionario.
Quindi, a luglio 2024, al termine di un lungo confronto con la Soprintendenza venne il maxi ridimensionamento del progetto originario: dimezzate le superfici destinate a bar e ristorante, con i locali di servizio annessi, e soprattutto eliminate le piscine accessibili alle persone con difficoltà motorie, elemento chiave della procedura; anche per adeguarsi a una precisa configurazione dello stabilimento richiesta dallo stesso bando del Comune.
A maggio di quest’anno ecco allora il cantiere: via ai lavori, ferme restando le prescrizioni dettate dall’ufficio periferico dello Stato, parte del ministero della cultura, responsabile della tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici (archeologia, belle arti, paesaggio). Obiettivo era aprire per l’estate, ma con l’incognita delle forniture si va lunghi. Traguardo spostato alla bella stagione 2026, dunque, non fosse che tre giorni fa sono stati apposti – appunto – i sigilli; in merito ai quali il Comando fiorentino fa sapere di non poter dire nulla.
«Tutto nasce da un esposto, non so chi l’abbia presentato e non l’ho chiesto ma a Grosseto si fa presto a capire chi è stato; che riguarda, mi hanno spiegato, uno dei materiali utilizzati per i plinti impiegati nella posa (mi hanno detto che non è corretto parlare di fondamenta) della casetta in legno: secondo la contestazione non sarebbe conforme», conferma lo stesso Vasellini, che ribadisce: «Sono un imprenditore, e nella realizzazione dei progetti mi avvalgo di professionisti nei quali ripongo la massima fiducia: le nostre autorizzazioni sono in regola. Abbiamo fatto tutto alla luce del sole e davanti agli occhi dei grossetani».
L’amministratore di Etruria Nova si dice quindi fiducioso che la vicenda si possa risolvere in suo favore: «A nostro modo di vedere si è trattato di una questione di interpretazione». E non teme che l’iter possa inficiare l’apertura: «Anche ci fossero da fare delle opere di adeguamento basta spostare la casina in legno, intervenire e rimetterla a posto». Ma si pone una domanda: «Premesso che gli esposti sono legittimi, perché la contestazione è stata fatta adesso piuttosto che all’inizio dei lavori? ». E ammonisce: «Se riterremo che questo sia stato presentato su presupposti sbagliati o con l’intento di diffamare ci tuteleremo secondo la legge».
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