Gianluca Masi, lo scienziato che insegue il buio dalla Maremma: «Creiamo un parco delle stelle»
Ha trasferito i suoi telescopi e adesso rilancia parlando di “astroturismo”: «Il firmamento deve essere protetto, spero che la Regione avvii il percorso»
MANCIANO. Incastonata tra dolci colline, la Maremma rivela un’anima astronomica sorprendente. Si staglia qua il cielo più limpido, buio e pulito d’Italia. Lo sostengono il prestigioso “The new world atlas of artificial night sky brightness” e l’astrofisico e divulgatore scientifico Gianluca Masi – classe 1972, origini frusinati – che anni fa ha scelto il comune di Manciano, e in particolare il territorio di Montauto, per installare il suo laboratorio di telescopi robotici e portare avanti il progetto Virtual Telescope Project.
La base è l’agriturismo La Svolta, diventato una vera e propria cittadella dell’astronomia e che accoglie ad oggi decine di postazioni e telescopi di astrofili e astronomi: un osservatorio privilegiato della volta celeste, testimone della bellezza del firmamento. Per Masi – e per il sindaco di Manciano Mirco Morini che ha sposato l’idea – questo territorio sarebbe l’ideale per diventare – unico caso in Toscana – un “Parco delle stelle” sulla scia di grandi modelli europei e fare da traino per un nuovo trend in voga altrove: l’astroturismo. «In più occasioni – dice Masi – abbiamo auspicato che la Regione Toscana, da sempre attenta alle proprie risorse naturalistiche, intraprendesse e sostenesse questo percorso», ovvero quello di rendere un territorio “baciato dal cielo” la meta privilegiata di un nuovo turismo.
Sarebbe un primo passo per un nuovo turismo, magari “esportabile” anche in altre zone.
Dottor Masi, “dalle stalle alle stelle” potremmo dire; da terra contadina e rurale, spesso intrappolata nel cliché di essere “solo” (per così dire) naturalisticamente bella, la zona potrebbe candidarsi a diventare un Parco per astrofili e curiosi?
«Sì, l’idea di eleggere il territorio di Manciano, con particolare riguardo alla località di Montauto, come “Parco delle stelle” nasce da una constatazione oggettiva. La Maremma grossetana e nella fattispecie l’area di Manciano offrono ad oggi il cielo più puro da inquinamento luminoso dell’Italia peninsulare, e questa caratteristica rende l’area particolarmente vocata alla contemplazione del cielo stellato. Va da sé che questo aspetto sia declinabile in modi diversi. In primis da un punto di vista più prettamente scientifico: se c’è un luogo da cui si vedono bene le stelle è evidente che da quel luogo l’universo possa essere studiato con particolare efficacia e qualità. In secondo luogo da un punto di vista culturale e turistico. Un luogo dal quale il cielo si vede bene diventa una “risorsa” da preservare e sviluppare, meta di curiosi e turisti interessati al firmamento. Il territorio di Montauto si presta a questo. Consapevole della qualità del suo cielo, anni fa ho deciso di trasferirvi tutta la mia strumentazione scientifica che prima si trovava a Ceccano in provincia di Frosinone. Era per me importante garantire un cielo di qualità per il mio progetto, che oggi nei suoi 19 anni di attività si è accreditato con grande prestigio presso comunità scientifica e media internazionali».
Chi ha certificato il cielo di Manciano come il più puro d’Italia?
«Nel 2016 è stato pubblicato su Science un importante atlante che passa in rassegna la situazione dell’inquinamento luminoso a livello planetario, e limitatamente all’Italia si evince questo dato sulla Maremma. Sottolineo che parliamo di un luogo – la Maremma grossetana, in primis Manciano/Montauto – che è veramente fruibile da tutti. Nessuno si stupirebbe di trovare un buon cielo a 4mila metri e tuttavia nessuno potrebbe andare a quella quota, mentre qui parliamo di una località che già di per sé è terra di grande tradizione turistica, dunque facilmente accessibile e che oggi scopre di avere anche questa caratteristica: un cielo puro da inquinamento luminoso. Né più né meno come la purezza dell’aria, delle acque o la conservazione della biodiversità, anche la conservazione del cielo stellato, ovvero senza contaminazione luminosa, dovrebbe essere considerata una priorità ambientale, che in Italia si fatica purtroppo a implementare».
E come implementarla?
«Penso a ciò che in Europa si fa già da tempo, ovvero identificare alcune aree specifiche ed eleggerle a Parchi delle stelle. Ce ne sono in Francia, Irlanda, Inghilterra. Se la Regione Toscana decidesse di lavorare affinché quest’area fosse riconosciuta in tal senso, bloccando il proliferare dell’inquinamento luminoso e conservando ciò che c’è oggi, si potrebbe offrire una risorsa naturalistica ancor prima che scientifica a tutta la comunità italiana. Sarebbe un ottimo, pionieristico programma per la giunta che verrà eletta a breve».
In Italia vi sono altri casi?
«In Italia un cielo formalmente tutelato è in Valle d’Aosta presso l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (è l’osservatorio di Lignan, nel comprensorio di Saint Barthélemy, area nota per la sua eccellente qualità del cielo, ndr). Voglio sottolineare che nel caso di Manciano siamo in Italia centrale, e ritengo che questa sia una posizione “democratica” dal punto di vista geografico, oltreché strategica sotto il profilo turistico. Ci troviamo in un punto della penisola che è un po’il baricentro del Paese e per me questo dato è particolarmente interessante».
Parco delle stelle: cosa intende concretamente?
«Significa mettere in sicurezza un territorio dall’inquinamento luminoso, stabilire protocolli in base ai quali installare impianti di illuminazione che rispondano a precise prescrizioni e requisiti tecnici di non invasività, e accendere luci solo quando serve e dove serve. Il che dovrebbe essere fatto sempre, poi chiaramente un Parco delle stelle dovrebbe in certi casi anche inibire del tutto l’accensione della luce artificiale dal momento che è assoluta antagonista delle stelle».
Lei ne fa un discorso di tutela in primis, tant’è che si è opposto al Parco eolico a Manciano.
«Sì, la tutela del cielo stellato dovrebbe essere un tema prioritario nella visione e nel rispetto ambientale di qualunque istituzione o ente: è una risorsa naturale in via di estinzione. L’Italia è il paese al mondo più affetto dal problema dell’inquinamento luminoso. Quindi mi permetto di dire che ancor più prioritaria dovrebbe essere la messa in sicurezza di quel pochissimo che rimane. Non possiamo crogiolarci, dal momento che le aree che preservano il cielo sono pochissime e che l’unica fruibile perché si trova a comode quote collinari è Manciano. La storia insegna che la marea dell’inquinamento luminoso prima o poi arriva. L’Italia è un laboratorio spietato da questo punto di vista e vedere un bel cielo stellato è diventato impossibile, con conseguenze culturali e sociali sulle nuove generazioni. Trovo inaccettabile che queste ultime non abbiano garantita la visibilità di una bellezza naturale come il cielo stellato».
Come ci spieghiamo questa peculiarità di cielo più buio, qua?
«La secolare ruralità dell’area ha funzionato come freno naturale al dilagare dell’inquinamento luminoso. Il fatto che vi siano insediamenti rarefatti e una scarsa densità abitativa ha avuto come sottoprodotto un inquinamento luminoso modesto o nullo. L’ideale sarebbe preservare questo stato delle cose, quando non addirittura sanare o ridurre qualche situazione illuminotecnica sopra le righe, per migliorare ulteriormente quello che c’è».
In Toscana si discute su come ripensare il turismo, per lei l’astroturismo può essere una strada in Maremma?
«Assolutamente sì. Né più né meno come si può andare in deserto per ammirare i panorami più suggestivi, in Maremma si può andare in un Parco delle stelle da turista per contemplare con la pienezza emotiva dei nostri antenati la meraviglia del cielo. A livello internazionale l’astroturismo è in fortissima ascesa, ispirato alla fruizione dello spettacolo delle stelle, e si aggancia a un turismo più generale di recupero della qualità ambientale. Fortunatamente c’è stata nel tempo un’azione di promozione di un turismo attento all’ambiente: molte strutture ricettive implementano pratiche legate alla sostenibilità».
A Manciano quanti e dove sono i telescopi che lei ha piazzato?
«A Montauto c’è un’azienda, l’agriturismo “La Svolta” che ha ospitato la prima edizione dell’evento “Numera Stellas”, che con grande spirito pionieristico oltre 10 anni fa ha realizzato nella sua proprietà alcune piazzole da mettere a disposizione di appassionati e studiosi del cielo per i loro telescopi. Io, consapevole di questa realtà, vi ho trasferito anche i miei. Ad oggi, anche grazie alla sempre più frequente presenza sui media internazionali di Manciano come località dal cielo puro, questa presenza di telescopi è aumentata. Contiamo una trentina di postazioni tutte concentrate lì; io ne ho 5, le altre sono degli appassionati d’astronomia e tutte pilotabili da remoto. Chi da Roma, chi da Bologna, chi dall’estero. Solo a Manciano e nella fattispecie a Montauto si trova la più alta concentrazione di osservatori astronomici del Paese, che è un dato importante che nessun altro luogo può rivendicare. I miei strumenti, che fanno parte del Virtual Telescope Project, sono prestigiosi e messi a punto con grande perizia per lavorare nei vari ambiti scientifici di cui mi occupo. Dagli asteroidi potenzialmente pericolosi, che è il mio principale ambito di attività scientifica, ai pianeti extrasolari e all’evoluzione stellare, ho raggiunto parecchi risultati qua».
Ci dica quello più importante.
«Nell’estate del 2023, che ad oggi è stato uno degli anni più fortunati della mia carriera scientifica, ho potuto scoprire la controparte ottica di una sorgente di grande importanza astrofisica, un blazar, che nonostante si trovasse in una posizione di cielo molto osservata era sfuggita fino ad allora agli occhi di tutta la comunità astronomica. Uno dei risultati che è stato possibile anche grazie alla straordinaria qualità del cielo notturno di Manciano, che per questo meriterebbe di essere preservato come Parco delle stelle».
Per concludere: operativamente come si può creare una buona economia delle stelle in Maremma?
«Astroturismo significa organizzare sul territorio una serie di eventi che prevedano il loro clou nella fruizione del paesaggio stellato. Vengono promossi eventi alla scoperta dei sapori tradizionali con degustazione di prodotti tipici? Perché allora il cielo non può essere visto alla stregua di un ottimo “prodotto” di un certo luogo, se il suo “sapore” non ha eguali? Penso anche a iniziative di osservazione del cielo guidate da esperti che creino collaborazioni tra le strutture ricettive, portando un valore aggiunto alla comunità anche dal punto di vista delle imprese. La messa a punto di una proposta astroturistica non è cosa di una “difficoltà lunare”, ma è principalmente un fatto di buon senso e soprattutto basato sulla disponibilità della risorsa numero uno: il cielo e la sua tutela. L’amministrazione comunale di Manciano sta lavorando con grande impegno in questo senso: lo scorso 9 agosto la seconda edizione di “Numera Stellas” è stata, ancora una volta, un grande successo, con centinaia di turisti da tutta Italia: onore al merito. Per questo ringrazio in particolare il sindaco Morini. Tutelare il cielo significa renderlo fruibile attraverso un’articolata proposta culturale che ha una ricaduta sul territorio anche in termine di introiti. Io mi sono speso spontaneamente per questa causa. Da quando sono bambino il cielo rappresenta per me un’emozione. Dalle emozioni di quel bambino che ero è nata la mia attività. Per me è fondamentale che chi nasce oggi possa trovare sopra la sua testa un cielo degno di questo nome».
© RIPRODUZIONE RISERVATA