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Viareggio, serra di un vivaio distrutta dall'incendio: oltre ai danni, a rischio 100mila stelle di Natale
Al momento gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi: i titolari tendono a scartare lo scenario doloso
VIAREGGIO. Sono da poco passate le 3 di notte. Un carabiniere, non più in servizio, transita lungo via Fosso Guidario. Il bagliore delle fiamme nel buio attrae l’attenzione del militare che immediatamente allerta i vigili del fuoco: c’è un incendio in corso alle serre dell’azienda Floricoltura Tina Magnani.
Quasi contemporaneamente un operaio di un altro vivaio sta percorrendo la superstrada, prossimo a uscire a Torre del Lago per raggiungere il suo luogo di lavoro: deve controllare nottetempo alcune piante in coltura. Dalla Variante scorge anche lui le fiamme che stanno divorando la serra più grande dell’azienda, un’attività che conosce bene essendo della zona. E così chiama subito la titolare, Tina Magnani, e suo marito Gianni Cosci, avvertendoli che la loro impresa sta andando in fumo. In pochi minuti il piazzale della Floricoltura è invaso dalle auto e dalle camionette dei vigili del fuoco dei distaccamenti di Viareggio e di Pietrasanta, impegnati in una estenuante lotta contro le fiamme che si protrarrà fino alle 7,30.
Una stima impietosa
Circa quattro ore intense, trascorse senza pause a cercare prima di arginare il fuoco e limitare i danni del rogo e poi a estinguerlo definitivamente. Alla fine la conta dei danni è però impietosa. Le fiamme hanno coinvolto i 14mila metri quadrati della copertura arrivando a lambire l’edificio principale dell’azienda. E, oltre a questo, sono andati distrutti i macchinari per la lavorazione. «In tutto stimiamo già oltre 100mila euro di danni per quanto riguarda le strutture – spiega Gianni Cosci, marito della titolare dell’azienda – perché oltre alla copertura l’incendio ha bruciato anche buona parte dei tubi dell’impianto di irrigazione e i cavi del complesso impianto elettrico e di termo-regolamentazione, in alcuni punti fondendoli insieme. Servirà anche molta manodopera per risistemare tutto».
Ma lo sguardo di Gianni, fiaccato dalla stanchezza e dalla consapevolezza di ciò che è accaduto, si sofferma sul terreno della serra, occupato da una distesa infinita di Stelle di Natale. «Sono oltre 100mila piante – racconta – è la nostra serra più grande, in quella vicina e più piccola abbiamo invece sistemato i ciclamini. Queste piante – le indica, oltre il cordone imposto dai carabinieri di Torre del Lago che hanno posto l’intera area sotto sequestro con i sigilli della Procura di Lucca – erano destinate a crescere per poi andare sul mercato nel periodo natalizio. L’incendio ha già distrutto un terzo della coltivazione, ma il resto è salvabile. Purtroppo non possiamo intervenire: la serra è sequestrata – spiega – e comunque in questo stato è del tutto inagibile con i macchinari così danneggiati. Dovremmo spostare le piante in uno spazio altrettanto grande, e noi non ne abbiamo, e prendercene cura bagnandole ed evitandone l’esposizione diretta al sole, nell’arco di un paio di giorni. Non mi faccio illusioni – commenta, sconsolato – la quasi totalità di queste Stelle di Natale non le salveremo. Si parla di un danno che supera i 400mila euro».
Le indagini
L’area interessata dall’incendio è stata resa inaccessibile e a disposizione della Procura. Qui si concentreranno le indagini per ricostruire l’accaduto. Dopo il lungo intervento notturno e una prima bonifica da parte dei vigili del fuoco, la Procura di Lucca – che ha aperto un fascicolo attualmente senza una definizione precisa di ipotesi di reato – attende ora la relazione per capire se sia stato trovato un innesco definito. Sarà l’operato dei tecnici e dei periti quindi a definire se si tratti o meno di un incendio doloso o se la causa sia stata accidentale (la più probabile: un cortocircuito scattato da uno dei generatori, anche se «l’impianto che regola il riscaldamento era spento» assicura Cosci).
Al momento gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi. Eppure i titolari tendono a scartare lo scenario doloso. «Non abbiamo nemici, nella zona e anche in questo settore ci conosciamo tutti e siamo tutti sulla stessa barca. Una ritorsione la escludo – commenta Elena Cosci, la figlia dei titolari – in azienda poi i nostri operai lavorano con noi da vent’anni, li consideriamo ormai di famiglia. No, non riesco proprio a pensare a nient’altro che a un tragico incidente».