Meteo
Guido Crosetto: «La sfida del futuro è tra Usa e Cina, su chi sarà la grande superpotenza»
Il ministro della Difesa a Villa Mussio su guerre e ruolo dell’Occidente. Su Gaza: «Che Israele voglia eliminare Hamas è comprensibile, che lo faccia in questo modo è inaccettabile»
CAMPIGLIA. «Le soluzioni dei conflitti non sono nelle nostre mani, vale per Gaza come per l’Ucraina. Una persona, Netanyahu, può decidere di far finire quello che succede a Gaza; una persona, Putin, può decidere di far finire quello che succede in Ucraina. La guerra è l’assenza di pace. Significa che c’è qualcuno che attacca. Solo chi spara, lancia le bombe e cerca di occupare qualcosa che non è suo può interromperla». Traccia un confine il ministro della Difesa Guido Crosetto ma non si chiama fuori dalle responsabilità. Intervistato dalla firma de Il Giornale Stefano Zurlo e dal direttore de Il Tirreno Cristiano Marcacci, nella cornice del Teatro Mercurio a Campiglia Marittima per il ciclo di eventi organizzato dal Tirreno in collaborazione con Villa Mussio Eventi, tratteggia lo scenario in cui navighiamo.
Qui Gaza. «Il mio ex collega, l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant si è dimesso perché un giorno ha detto dal punto di vista militare non aveva più senso quello che stavano facendo e che ci deve essere un altro modo per combattere Hamas. Che Israele voglia eliminare Hamas è chiaro, ed è comprensibile. Che lo faccia nel modo in cui lo sta facendo è totalmente inaccettabile, incomprensibile e ingiustificabile». Il metro non cambia spostando la lente sul fronte ucraino. «Discutiamo sulla pelle degli ucraini, dove da più di mille giorni cadono bombe e muore la gente – sottolinea il ministro Crosetto –. Non stiamo aiutando l’Ucraina, stiamo aiutando un Paese che un altro Paese sta cercando di distruggere e lo facciamo, non perché siamo amici dell’uno più che dell’altro, ma perché ci aspettiamo che se succedesse a noi la comunità internazionale lo farebbe con noi». Il piglio da ottimista resta ma in quello scenario ammette di esserlo meno di quanto lo fosse sei mesi fa. «È un tema che purtroppo si è incancrenito – sostiene – . Ero molto più fiducioso sei mesi fa perché ero convinto che la Russia prima o poi dovesse mollare. Ha perso un milione e 50mila soldati, però Putin non ha opinione pubblica, per lui i morti e il tempo non contano. Mentre per le opinioni occidentali giustamente un morto conta e il tempo pure». L’errore europeo? «È stato pensare che si poteva fargli male con le sanzioni. Non gli compriamo il gas, ma c’è tutto il resto del mondo che lo compra. A che cosa servono le sanzioni se Putin ha delle alternative?»
Il ministro rimprovera all’Europa un approccio ideologico e non pragmatico. Sulle mosse dei Volenterosi il ministro è netto. «C’è qualcuno che andrebbe a comprare la cucina e i mobili senza che ancora l’architetto ci abbia detto come vuole costruire la casa? Non sappiamo ancora a che condizioni verrà fatta la tregua e a quali sarà accettata». Ci sono delle tappe. «Intanto facciamo la pace, facciamo cessare le armi. Poi, troviamo il sistema perché non riparta più la guerra, ma dobbiamo necessariamente farlo con le parti in campo, l’accordo ucraino innanzitutto e poi dei russi. Ma non può farlo chi ha aiutato l’Ucraina fino ad adesso, servono l’Onu, l’India, la Cina cioè quelle nazioni che sono state terze fino ad ora e possono garantire tutte e due le parti. Mi sembra un discorso di buonsenso».
Orizzonti di pace che potrebbero rideterminare anche i programmi di armamento. L’obiettivo è di arrivare al 5 per cento del Pil al 2035. «Mi auguro che molto prima di quella data queste guerre siano finite e ci sia la possibilità di rivedere gli investimenti in difesa, che sono proporzionali alla drammaticità del tempo in cui vivi. Gli Usa non hanno più intenzione nel medio lungo termine di occuparsi e di pagare per la nostra sicurezza. Se si definiscono queste crisi internazionali in modo stabile allora si può dedicare gli investimenti ad altro. E mi auguro che possa succedere».
Alzando lo sguardo il ministro Crosetto non ha dubbi. «La sfida del futuro è tra Usa e Cina per chi sarà la grande superpotenza che governerà i prossimi 40 o 50 anni. Una competizione più tecnologica forse che militare. Ma se ne uno dei due non riesce a vincere quella economica potrebbe spostarla dal punto di vista militare. Per questo è un errore pensare di vincere senza alleati, come lasciare il sud del mondo alla Cina o lasciare l’Africa alla Cina e alla Russia. Ci abbiamo messo due anni e mezzo con la Meloni a spiegarlo in Europa».
È cambiato il mondo. «Abbiamo vissuto gli ultimi 60 anni pensando che ci fosse un obiettivo di crescita culturale, di benessere e di valori e che tutto il mondo dovesse seguire questa strada, la democrazia, il progresso illuminato in cui si lavora sempre di meno e si hanno più diritti – tratteggia il ministro Crosetto – . Quel mondo interpretato dall’Occidente sta perdendo la sua battaglia con le autocrazie. E questo perché in una battaglia senza campo i Paesi meno democratici hanno drammaticamente dei vantaggi in più. Sono più efficienti e veloci, fanno cose che gli altri non possono fare. Cina e Russia sono un esempio, ma anche l’Iran, e mettono in difficoltà l’Europa, l’Italia e gli Stati Uniti». Tra i tanti fa un esempio: «Il vantaggio principale che avrà la Cina sui Paesi occidentali nei prossimi anni è quello di applicare l’intelligenza artificiale allo studio della medicina, perché i dati sanitari dei cinesi sono dello stato. Mentre nei Paesi occidentali una delle basi della privacy è che sono protetti e personali». E conclude. «Viviamo questi tempi. C’è bisogno intanto di consapevolezza e poi di governi che cercano di mettere dei paletti per preservare il futuro».