Il Tirreno

Grosseto

La testimonianza

Buoni fruttiferi, in Toscana il caso s’allarga: «Così ho perso i miei risparmi, la scoperta? Quando mi servivano...»

di Sara Venchiarutti
Alcuni buoni fruttiferi postali
Alcuni buoni fruttiferi postali

Erano stati acquistati nel 2001 insieme alla moglie pensando alla figlia, per ritirarli poi nel 2020: «Ma sul titolo nessuna scadenza»

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SCARLINO. Poi li ha riguardati più volte quei buoni fruttiferi postali acquistati oltre vent’anni fa, alla ricerca di un numero, di una data che gli potesse fare capire che c’era una scadenza. «Era segnata solo l’indicazione di quando li ho acquistati, il 16 marzo 2001, assieme a mia moglie». Quel giorno se lo ricorda ancora Paolo (il nome è di fantasia), residente al Puntone di Scarlino, che ora ha 66 anni ma all’epoca ne aveva 42 e c’erano ancora le lire. «Acquistammo – racconta – 7 buoni da un milione di lire e due buoni da 500 mila lire. Con mia moglie decidemmo di prendere i buoni perché le percentuali di interesse erano vantaggiose. Avevamo questi piccoli risparmi e allora decidemmo di fare l’investimento: abbiamo una figlia e ci siamo detti “un domani li possiamo passare a lei”».

Così passano gli anni. Paolo, nel frattempo, non si dimentica di questi buoni e ogni tanto va alle Poste per informarsi sulla situazione. «Anche per curiosità, per vedere quanto stavano fruttando. Ci sarò andato circa otto volte». E «mi dicevano – racconta – che erano a vita, che non scadono e anzi, più li lasciavo lì, più sarebbero fruttati». Tanto più che in fondo al buono fruttifero a termine «c’era scritto “Il buono non riscosso al compimento dell’ultimo periodo sotto indicato, cessa di essere fruttifero”. Ma sotto non c’era alcuna data di scadenza», sottolinea. E si arriva al 2020, quando l’uomo ha bisogno di quei risparmi perché deve acquistare un’auto e quindi va all’ufficio per ritirarli. Lì l’amara sorpresa. «L’impiegato – racconta – ha preso il buono, è andato al computer, ha controllato e mi ha detto “Questi buoni sono scaduti, non sono più rimborsabili”». Erano decorsi i termini e quindi erano andati anche in prescrizione. In poche parole «avevo perso tutti i risparmi messi via per avere una piccola somma in futuro». Convertendo le lire in euro, si parla di 4.131 euro. «Non ci volevo credere», ammette il cittadino, che aggiunge: «Nessuno mi aveva detto di questa scadenza. L’ho presa più come una beffa che altro: se ci fosse stata scritta la scadenza, entro sette anni chiaramente li avrei riscossi o li avrei rifinanziati».

Appena ricevuta l’amara notizia «ho pensato che volevo andare dai carabinieri; poi, dopo qualche giorno, lessi che c’era stati altri casi e a quel punto di rivolgersi a un’associazione dei consumatori». In questo caso la Federconsumatori, che negli ultimi due anni ha gestito una decina di casi in provincia, facendo ricorso all’Arbitro bancario. In alcuni casi con esito positivo, in altri no, come per Paolo. «Mi hanno respinto il ricorso (fatto nel febbraio del 2020) perché – spiega – a suo tempo c’era un foglio esposto sui muri e sulle bacheche delle filiali e noi avremmo dovuto leggere lì. Ma di fogli ce ne sono talmente tanti. E io alle Poste c’ero andato, ma nessuno mi aveva detto nulla».

Ad accomunare questo ad altri episodi simili per Federconsumatori Grosseto è un punto: «La scadenza – spiega il presidente Giorgio Romualdi – era indicata solo nel prospetto informativo presente negli uffici postali, affisso sulla bacheca. Accessibile a tutti, è vero, ma la scadenza non era indicata direttamente sul buono fruttifero. I clienti sarebbero dovuti andare a controllare all’ufficio postale che scadenza avesse il loro buono; non essendo indicato alcun termine sul titolo, parecchie persone hanno ritenuto che potevano riscuoterlo quando volevano». Ora però c’è una novità, con possibili ricadute anche per i casi maremmani: per Federconsumatori un pronunciamento del primo settembre del Tar del Lazio ha riacceso le speranze dei risparmiatori che si sono visti rifiutare il rimborso dei buoni fruttiferi prescritti. «Si tratta – spiega l’associazione – della conferma del provvedimento dell’Autorità per la concorrenza e il mercato che, nel 2022, ha condannato Poste per aver collocato buoni postali a termine senza evidenziarne con chiarezza il termine di scadenza. I giudici amministrativi hanno ritenuto congrua la sanzione di 1,4 milioni di euro già comminata dall’Autorità, respingendo il ricorso di Poste».

Sul sito di Poste si spiega che «i diritti dei titolari del buono fruttifero postale al rimborso del capitale e al pagamento degli interessi si prescrivono trascorsi dieci anni dalla data di scadenza del buono. Inoltre, dal giorno successivo alla data di scadenza, i buoni fruttiferi postali diventano infruttiferi. Anche il ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato quanto osservato da Poste. Si sottolinea che i buoni emessi fino al 13 aprile 2001 e non riscossi entro il già menzionato termine di dieci anni dalla relativa data di scadenza, si prescrivono in favore del Mef; i buoni cartacei emessi dal 14 aprile 2001 e non riscossi entro il termine di dieci anni dalla data di scadenza, sono comunicati al Mef e il relativo importo è versato al Fondo istituito presso il Mef. Si evidenzia che i buoni dematerializzati, alla relativa scadenza, vengono rimborsati automaticamente in favore del titolare con accredito».

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