L’indagine
Poste, quei buoni fruttiferi non sono più validi: «Persi i risparmi di una vita». La beffa e la battaglia legale
Una decina i casi in Maremma. Federconsumatori: «Scadenza non indicata sul titolo». E sui ricorsi ora c’è una novità a livello nazionale
GROSSETO. Per l’inizio di questa vicenda bisogna andare indietro di decenni, tra il 1999 e il 2004. Alcuni cittadini maremmani, che all’epoca avevano dai 35 ai 45 anni, decidono di sottoscrivere dei buoni fruttiferi postali. In quel momento, mentre impegnavano in questo modo una parte dei loro risparmi, pensavano al futuro, ai loro figli e nipoti. Chi in vista di una casa futura, chi dell’università per la prole una volta maggiorenne, chi per generiche esigenze che possono sempre presentarsi in un futuro.
Fatto sta che, per un motivo o per l’altro, avevano destinato questi soldi con l’obiettivo – riuscito – di non toccarli per un bel po’ di tempo, sfruttando tassi di interesse vantaggiosi a quel tempo. Certi che una scadenza non ci fosse, li hanno lasciati lì per 15, 20 anni. Per somme complessive da riscuotere in media di 30mila euro, massimo 35mila. «Risparmi di una vita», conferma Giorgio Romualdi, presidente di Federconsumatori Grosseto. «Qualcuno – aggiunge – ci ha anche raccontato di essere andato all’ufficio postale e che è stato detto loro che non c’erano problemi». L’associazione dei consumatori al momento sta gestendo circa una decina di casi avvenuti negli ultimi due anni in provincia.
A questo punto viene da chiedersi dove sia il problema. L’amara sorpresa è arrivata di recente: «Quando negli ultimi anni hanno avuto bisogno di questi soldi – spiega Romualdi – hanno scoperto che sui buoni c’era una scadenza e che quindi non potevano più riscuotere nulla: erano passati troppi anni dalla scadenza del buono e ormai era intervenuta la prescrizione». Ergo, non hanno avuto nulla, perdendo i risparmi. E qui per l’associazione dei consumatori c’è il nodo dell’intera vicenda: «La scadenza – spiega il presidente di Federconsumatori – era indicata solo nel prospetto informativo presente negli uffici postali, affisso sulla bacheca. Accessibile a tutti, è vero, ma la scadenza non era indicata direttamente sul buono fruttifero. I clienti sarebbero dovuti andare a controllare all’ufficio postale che scadenza avesse il loro buono; non essendo indicato alcun termine sul titolo, parecchie persone hanno ritenuto che potevano riscuoterlo quando volevano, non avendo ricevuto – come sostengono loro – alcuna indicazione contraria».
Così, se nel prospetto informativo c’era la scadenza di quattro o sette anni, alcuni cittadini si sono presentati dopo il triplo del tempo. Ricevendo la brutta sorpresa. Federconsumatori aveva fatto alcuni ricorsi all’Arbitro bancario finanziario. «In alcuni casi, la maggior parte, ci ha dato ragione, in altri no. Per quelli che hanno avuto esito positivo, abbiamo contattato Poste, che però non ha pagato dicendo che la scadenza era a disposizione dei clienti (il parere dell’Arbitro non è vincolante)».
Ora però c’è una novità a livello nazionale, con ricadute anche per i casi maremmani: per Federconsumatori un pronunciamento del Tar del Lazio del primo settembre riaccende le speranze dei risparmiatori che si sono visti rifiutare il rimborso dei buoni fruttiferi prescritti. «Si tratta – spiega l’associazione a livello nazionale – della conferma del provvedimento dell’Autorità per la concorrenza e il mercato che, nel 2022, ha condannato Poste per aver collocato buoni postali a termine senza evidenziarne con chiarezza il termine di scadenza. I giudici amministrativi hanno ritenuto congrua la sanzione di 1,4 milioni di euro già comminata dall’Autorità, respingendo il ricorso di Poste». Per questo, aggiunge Romualdi, «stiamo contattando i consumatori per fare di nuovo ricorso».
Dalle informazioni presenti sul sito di Poste si spiega che «i diritti dei titolari del buono fruttifero postale al rimborso del capitale e al pagamento degli interessi si prescrivono trascorsi dieci anni dalla data di scadenza del buono. Inoltre, dal giorno successivo alla data di scadenza, i buoni fruttiferi postali diventano infruttiferi. Anche il ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato, in più occasioni, quanto osservato da Poste. Si sottolinea che i buoni emessi fino al 13 aprile 2001 e non riscossi entro il già menzionato termine di dieci anni dalla relativa data di scadenza, si prescrivono in favore del Mef; i buoni cartacei emessi dal 14 aprile 2001 e non riscossi entro il termine di dieci anni dalla data di scadenza, sono comunicati al Mef e il relativo importo è versato al Fondo di cui all’art. 1, comma 343 della medesima legge, istituito presso il Mef. Si evidenzia anche che i buoni dematerializzati, alla relativa scadenza, vengono rimborsati automaticamente in favore del titolare mediante accredito».